2025-07-08
Virus respiratorio, medici più vaccinisti di Pfizer a scapito di mamme e bambini
Il nuovo farmaco contro l’Rsv verrà somministrato alle donne incinte quasi due mesi prima di quanto indicato dal produttore.Ancora una volta sembra esserci poco rispetto per la vita che cresce nel grembo materno. Dal prossimo autunno, il vaccino contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv) verrà somministrato anche durante la gravidanza ma, a quanto risulta, non rispettando le indicazioni della casa farmaceutica. Viene raccomandato quasi due mesi prima, con il rischio di parti prematuri e di creature ancora non in grado di poter sopravvivere. «Il 17 ottobre 2024 abbiamo sottoscritto l’intesa per l’immunizzazione universale dei neonati contro l’Rsv, con uno stanziamento di 50 milioni di euro dal Fondo sanitario nazionale. Ora puntiamo a rafforzare la protezione aggiungendo il vaccino per le gestanti», ha dichiarato il ministro della Salute Orazio Schillaci, durante il question time alla Camera. In questo modo, ha detto, ci sarà una «doppia protezione, madre e bambino». Al lavoro c’è il dipartimento della prevenzione per aggiornare il calendario vaccinale e garantire «già per la campagna 2025-2026 un accesso tempestivo e capillare a neonati, donne in gravidanza ed adulti». Verrà utilizzato Abrysvo di Pfizer, vaccino bivalente, ricombinante. «Medicinale sottoposto a monitoraggio addizionale», dopo l’autorizzazione da parte della Commissione europea, questo per ottenere «la rapida identificazione di nuove informazioni sulla sicurezza». Pfizer dichiara: «Abrysvo è un vaccino indicato per l’immunizzazione attiva delle donne in gravidanza dalla 32a alla 36a settimana di gestazione per la prevenzione della malattia delle basse vie respiratorie (Lrtd) e della Lrtd grave causata dal virus respiratorio sinciziale (Rsv) nei neonati dalla nascita fino ai 6 mesi di età». Nelle avvertenze, il produttore segnala: «L'impiego di questo vaccino deve essere conforme alle raccomandazioni ufficiali», anche perché in due studi clinici è stato osservato «uno squilibrio numerico nelle nascite pretermine nei pazienti trattati con Abrysvo rispetto ai pazienti trattati con placebo». La precisazione è ribadita in modo netto: «Per evitare il potenziale rischio di nascita pretermine con l’uso di Abrysvo prima delle 32 settimane di gestazione, somministrare Abrysvo come indicato nelle donne in gravidanza tra le 32 e le 36 settimane di età gestazionale». La posizione di Pfizer è molto chiara, ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio e sa che deve presentare il Piano di gestione del rischio aggiornato su richiesta dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema), e quando siano presenti informazioni che cambiano il profilo beneficio/rischio del prodotto autorizzato. Perché, dunque, si dovrebbe aumentare il potenziale rischio di parto pretermine? Lo dovrebbero spiegare le società scientifiche che hanno realizzato il Position paper sulla vaccinazione contro il virus respiratorio sinciziale in gravidanza, raccomandando «la somministrazione di una dose singola di del vaccino per Vrs (Abrysvo) alle donne gravide tra la 24a e la 36a settimana di gestazione per prevenire la malattia del tratto respiratorio inferiore». Stiamo parlando di Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo); Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Agoi); Associazione italiana di ostetricia (Aio); Federazione nazionale degli ordini della professione di ostetrica (Fnopo); Società italiana di medicina perinatale (Simp); Società italiana di neonatologia (Sin) e Società italiana di pediatria (Sip). Questo fior fiore di esperti disattente le indicazioni di Pfizer? Addirittura anticipano la somministrazione di otto settimane (1,8 mesi), come se non tenessero conto dei tempi diversi di crescita del feto, dei cambiamenti nella sua capacità respiratoria. Nel documento si aggiunge: «I maggiori benefici per il neonato, anche relativamente agli ipotetici rischi di parto prematuro, sono attesi dalla vaccinazione in gravide dalla 28a settimana in poi». Pfizer, però, dichiara tutt’altro. «Se la possibile complicazione è un parto prematuro, è demenziale cambiare l’indicazione dell’azienda farmaceutica e prescrivere il vaccino dalla 24° settimana, facendo correre questo rischio alla mamma e alla creatura», commenta il ginecologo Bruno Mozzanega presidente di Sipre, la Società italiana procreazione responsabile. In caso di nascita pretermine, «dalla trentaduesima settimana nel 99,9% dei casi il bambino è in grado di farcela, prima è parecchio dura», precisa l’esperto. Aggiunge: «Trattamenti li fai solo se sono indispensabili alla madre perché la gravidanza prosegua. I vaccini non sono indispensabili. Se pensiamo a quante malattie si può prendere una futura mamma allora non è più finita. Teniamo una donna per nove mesi sotto una campana di vetro o la vacciniamo contro tutto?».Se per quello, le società scientifiche italiane sopra citate non sembrano avere dubbi: «Sarebbe auspicabile che la somministrazione del vaccino alle donne in gravidanza avvenisse in concomitanza con gli altri vaccini raccomandati, come quelli contro tetano, difterite e pertosse (Tdap), influenza e Covid-19».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)