2021-11-07
Giudice apre le porte all’utero in affitto: riconosciuto a Milano bimbo con due padri
Il Comune di Beppe Sala si era opposto alla registrazione del piccolo nato negli Usa, ma ora dovrà adeguarsi all'ordine del Tribunale.Il Comune di Milano trascriva integralmente, riconoscendolo a pieno titolo, l'atto di nascita di un figlio con «due papà». È quanto ordinato agli uffici di Palazzo Marino dal Tribunale con un provvedimento che segna un ulteriore passo in avanti verso lo sdoganamento, in Italia, della pratica dell'utero in affitto. Ma andiamo con ordine.La vicenda, raccontata per primo dal Corriere della Sera, è quella d'una coppia composta da due uomini - uno di nazionalità italiana, l'altro americana - i quali, per avere un figlio, sono ricorsi alla maternità surrogata negli Stati Uniti; e infatti nell'atto di nascita Usa del bimbo, nato durante la pandemia, i due risultano già i suoi genitori. Il Comune di Milano si era però rifiutato, alla richiesta dei due uomini, di trascrivere tale atto. E questo benché l'amministrazione milanese, sotto la guida di Beppe Sala, tutto sia tranne che tacciabile di conservatorismo. Tanto che già nel 2018 Palazzo Marino aveva iniziato a registrare alla nascita i figli delle coppie di donne lesbiche concepiti grazie alla fecondazione eterologa effettuata all'estero; non però, a differenza di Comuni come quello di Torino, quelli con «due papà».Poi da quando, lo scorso anno, la Corte di Cassazione a sezioni unite ha indicato «l'adozione in casi speciali» come via privilegiata per il riconoscimento dei «figli» di gay e lesbiche, il Comune col riconoscimento alla nascita aveva smesso del tutto. Questo fino a ieri, dato che, intervenendo sul succitato caso dei «due papà», il Tribunale di Milano - sulla base di quanto stabilito a gennaio dalla Consulta, secondo cui le nostre leggi non danno «piena tutela agli interessi del bambino» nato dall'utero in affitto - ha segnato una svolta, scavalcando il Parlamento. L'ha fatto stabilendo che l'atto di nascita del bambino in questione vada trascritto integralmente perché, trattandosi di minori, «la loro tutela non può essere sospesa a tempo indeterminato, nell'attesa che il legislatore vari la normativa».Da parte sua, il Comune di Milano rimanda ogni valutazione alla lettura del decreto, non ancora trasmessogli. Soddisfazione, invece, è venuta dal legale della coppia gay, l'avvocato Alexander Schuster di Trento, secondo cui «in attesa della legge, i bambini vanno tutelati subito e questa è la strada». Di tutt'altro tenore, invece, le reazioni del mondo pro family su quando deciso dai giudici milanesi.«Ciò che in Italia è un reato, come l'utero in affitto, viene avallato dalla magistratura», ha commentato Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, che parla di «una decisione choccante che autorizza chiunque de facto a ricorrere, all'estero, ad una pratica abominevole che sfrutta le donne per i desideri dei ricchi che vogliono ad ogni costo diventare genitori». Gli fa eco Jacopo Coghe, vicepresidente della medesima onlus, che ora si augura che «il legislatore intervenga per incriminare la condotta di chi ricorre all'utero in affitto all'estero». Questo è il solo modo, secondo Coghe, per impedire che ora chiunque possa «andare all'estero e comprare bambini come prodotti in un supermercato, tornare in Italia e farli riconoscere come figli, il tutto sulla pelle di donne e madri sfruttate per i desideri di coppie ricchissime». Sono preoccupazioni, quelle degli esponenti pro family, che è difficile non condividere. Intanto perché, comunque la pensi, non solo l'utero in affitto è reato ma la legge 40 del 2004 afferma che chi solo pubblicizza tale pratica «è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro» (articolo 12, comma 6).Va pure evidenziato, checché se ne dica, che la contrarietà alla maternità surrogata non ha nulla di retrogrado, tutt'altro; lo ha riconosciuto pure la Corte europea dei diritti dell'uomo che, con una decisione del 18 maggio di quest'anno, ha confermato che è legittimo che uno Stato mantenga un divieto contro tale pratica. Che in primo luogo umilia la dignità del figlio, ridotto a merce, ma che ferisce pure quella della donna, comportando peraltro rischi per la sua vita.Fa testo, in proposito, la vicenda delle statunitense Lydia Cox, madre di famiglia che ha scelto volontariamente d'essere surrogata per dare un figlio a terzi. «Voleva fare questo regalo a qualcun altro», ha ricordato in un documentario il marito Trey. Ciò però non ha impedito, il 18 luglio scorso, il decesso della donna, morta a soli 33 anni per embolia da liquido amniotico, una rara emergenza ostetrica.L'utero in affitto, oltre a soddisfare i desideri di coppie ricche è dunque anche questo: una pratica incivile e pure pericolosa per la salute materna. Ma pare che alcuni giudici, che si atteggiano a legislatori pur non avendone titolo, se lo siano scordato.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».