2020-03-27
Usare i 300 miliardi nei conti delle aziende. In pista un fondo garante delle fatture
Confindustria prepara emendamenti al Cura Italia. Spunta un veicolo per il reverse factoring a favore di tutte le partite Iva.Mentre il governo giallorosso si affanna per trovare le coperture necessarie a sostenere l'economia ferita dal coronavirus, e a Bruxelles volano gli stracci quando si discute delle modalità per aiutare gli Stati membri, nel resto del mondo si fa realmente «whatever it takes» pur di scongiurare il crollo delle economie nazionali. Basta sporgere per un momento la testa fuori dalla bolla nella quale siamo immersi, per rendersi conto facilmente della potenza di fuoco messa in campo dai singoli Paesi. Nella notte tra mercoledì e giovedì, il Senato degli Stati Uniti ha dato finalmente il via libera, all'unanimità, al gigantesco piano di salvataggio da 2.000 miliardi di dollari, 350 dei quali sono dedicati alle piccole e medie imprese. Le aziende che contano meno di 500 dipendenti e si impegnano a pagare gli stipendi regolarmente beneficeranno di ben 8 settimane di assistenza finanziaria, nella quale rientrano i prestiti contratti per saldare le buste paga, ma anche gli interessi sui mutui e i costi per le materie prime. Non c'è bisogno di andare tanto lontano per imbattersi in aiuti concreti, e soprattutto sostanziosi, nei riguardi delle imprese locali. Con i suoi 10.000 casi e 170 decessi, la vicina Svizzera sta toccando con mano la gravità dell'epidemia di Covid-19. Ma l'esecutivo crociato sa benissimo che non può permettersi di far scivolare nel baratro la terza economia al mondo (in termini di ricchezza pro capite) come se niente fosse. E perciò ha attivato un fenomenale paracadute che permette alle aziende elvetiche di non schiantarsi contro la dura realtà dell'imminente recessione globale. A partire da ieri, il governo e la Banca centrale svizzera hanno lanciato un'iniziativa per pompare liquidità nel sistema, per un importo pari a 20 miliardi di franchi (18,8 miliardi di euro). Lo schema prevede, per le imprese in difficoltà, la possibilità di accedere a un credito fino a 500.000 franchi (470.000 euro). Soldi garantiti dalla Confederazione, e versati ai richiedenti nel giro di poche ore grazie a una procedura semplificata. Zero burocrazia: basterà compilare un modulo online per vedersi accreditato l'importo sul conto. Per gli importi superiori ai 500.000 franchi è prevista una verifica supplementare, ma l'iter non durerà più di due giorni. Il tasso di interesse previsto è pari ad appena lo 0,5%, l'85% dell'importo è garantito dalla Confederazione, mentre il restante 15% dalle banche. Per fare in modo che gli istituti di credito non rimangano a secco, tramite la Banca centrale, Berna ha attivato un piano «senza limiti massimi sulle somme disponibili» allo scopo di aumentare l'offerta di credito del sistema bancario. Che dire poi del Regno Unito, dove il Cancelliere dello scacchiere – l'equivalente del nostro ministro delle Finanze – Rishi Sunak ha annunciato nei giorni scorsi un pacchetto di 350 miliardi di sterline (385 miliardi di euro), nel quale rientra anche un finanziamento di 25.000 sterline (27.500 euro) a favore delle aziende più piccole. Misure al cui confronto il Cura Italia sfornato da Giuseppe Conte è poco più di una barzelletta. Si dirà che Washington, Berna e Londra possono contare sul sostegno di una vera banca centrale, pronta a intervenire nel momento del bisogno con gli strumenti più adeguati. Ma al netto di questo insormontabile caveat, è possibile fare qualcosa per iniettare liquidità anche nell'economia italiana? Secondo quanto appreso dalla Verità, un team di tecnici di Confindustria è al lavoro in questi giorni per elaborare proposte concrete in tal senso. Sul tavolo, la possibilità di inserire - sotto forma di emendamento al Cura Italia - un meccanismo che consentirebbe di tirare il fiato a lavoratori autonomi e professionisti titolari di partita Iva. Vale a dire la categoria che, insieme alle famiglie, sconta forse il prezzo più salato della crisi da coronavirus. In parole semplici, un'istituzione finanziaria dello Stato si occuperebbe di cartolarizzare le fatture emesse da gennaio a oggi, consentendo di smobilizzare i crediti per prestazioni già effettuate ma non ancora liquidate a causa dell'emergenza sanitaria. Una particolare forma di cessione del credito che va sotto il nome di «reverse factoring», grazie alla quale il soggetto statale si farebbe carico del debito delle imprese nei confronti delle partite Iva, immettendo così la necessaria liquidità in capo ai lavoratori e alle loro famiglie. Se consideriamo che sui conti delle imprese italiane oggi ci sono circa 300 miliardi di euro, l'imperativo più urgente è proprio quello di non bloccare la circolazione del denaro, dalla quale deriva la possibilità di creare ricchezza. Un'emergenza quella economica che, al pari di quella sanitaria, richiede più che mai scelte innovative e coraggiose.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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