2025-08-14
Mosca smorza i toni anti Usa e prepara al possibile accordo l’opinione pubblica
La tv di Stato manda il film che narra le imprese militari condotte con gli americani. Per la prima volta si parla di fine della guerra.In vista del summit in Alaska, Mosca sembra strizzare l’occhio a Washington. Almeno questa è la traiettoria imboccata dai media russi, con un cambio di propaganda evidente: negli ultimi giorni gli Stati Uniti non vengono più raccontati come gli acerrimi nemici della Guerra fredda o degli anni più recenti, ma come gli alleati durante la Seconda guerra mondiale.Sulla tv pubblica russa, il canale Otr, è stato infatti mandato in onda, per due serate di fila, una puntata del documentario Unknown War, La guerra sconosciuta, prodotto nel 1978, in cui si raccontano le operazioni sovietiche durante la Seconda guerra mondiale contro la Germania nazista. In particolare, l’episodio trasmesso non sembra una scelta casuale: si intitola Gli alleati. Nell’incipit il narratore, nonché premio Oscar, Burt Lancaster, racconta: «Mentre i soldati sovietici, britannici e americani combattevano insieme contro il nemico comune, i leader delle loro nazioni lavoravano insieme per porre fine alla guerra e garantire la pace per le generazioni future». Vale a dire: il presidente americano Franklin Delano Roosevelt, la guida dell’Urss, Josif Stalin, e il primo ministro del Regno Unito, Winston Churchill. Peraltro, nella puntata viene mostrata la spedizione di aerei statunitensi volti ad aiutare i soldati sovietici. Da dove sono partiti? Proprio dall’Alaska: la sede del vertice di domani, nonché territorio di alto valore storico e simbolico tanto per la Russia quanto per gli Stati Uniti.È già di per sé chiara la direzione adottata dalla macchina mediatica di Mosca, con uno spin opposto rispetto al passato, volto a influenzare l’opinione pubblica russa prima del vertice di domani tra il presidente americano, Donald Trump, e l’omologo russo, Vladimir Putin. Ma non è tutto. Mentre il tycoon e il suo staff della Casa Bianca hanno ribadito più volte che nel bilaterale con Putin osserveranno l’atteggiamento dello zar russo, dai canali televisivi di Mosca emerge uno spirito più ottimista. Domenica scorsa, nel programma politico televisivo più seguito dai cittadini russi, chiamato Vesti Nedeli e condotto per l’occasione da Yeygeny Popov, che è tra l’altro deputato del partito di Putin, si è parlato della «fine dell’Operazione militare» russa sul territorio ucraino. Si tratta di uno scenario inedito: è una questione tabù che non è mai stata affrontata pubblicamente dall’inizio della guerra in Ucraina.E anche ieri, sul quotidiano russo Izvestia, si sono confermati i toni di distensione verso Washington. È stato dato spazio alle dichiarazioni di Vladimir Dzhabarov, primo vicepresidente della Commissione affari internazionali del consiglio della Federazione Russa. «È una buona cosa che i presidenti delle due grandi potenze si incontrino di persona: questo significa che entrambi hanno un atteggiamento positivo». Ha poi proseguito sostenendo che «è difficile dire su cosa concorderanno» Trump e Putin, «ma ciononostante è opportuno che si tenga questo dialogo» visto che è «impossibile per i due Paesi che determinano l’intero ordine mondiale non interagire faccia a faccia, senza l’influenza di varie forze che si oppongono alla normalizzazione dei rapporti tra la Russia e gli Stati Uniti». L’auspicio è dunque che «tutte le questioni che saranno discusse vengano risolte o utilizzate per ulteriori colloqui». Al contrario, per Mosca non contano nulla le varie videoconferenze di ieri tra i leader europei e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky: «È un atto politicamente e praticamente insignificante», ha comunicato il viceportavoce del ministero degli Esteri russo, Alexei Fadeyev. Che ha poi affermato: «Gli obiettivi della delegazione russa ai colloqui in Alaska sono dettati unicamente da interessi nazionali». La distensione verso gli Stati Uniti non significa comunque adottare «una posizione di principio» diversa sulle richieste russe per arrivare la pace. A chiarirlo è sempre Fadeyev, che ha anche ricordato: «La violazione da parte dell’Occidente del suo obbligo di non espandere la Nato, di non spostare le infrastrutture della Nato ai nostri confini, e i tentativi dell’alleanza di sviluppare il territorio ucraino sono diventati in linea di principio una delle cause principali del conflitto ucraino, della crisi ucraina».
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)