2025-10-19
Il metallo giallo vola per la domanda super. Grazie al cielo l’Italia non l’ha mai svenduto
Bankitalia detiene il terzo patrimonio di riserve auree globali: oggi valgono il 13% del Pil. La scelta di non cederle fu avveduta.Joseph Kennedy senior, padre di John, poco prima del crollo di Wall Street del 1929. Mutatis mutandis, è questo il punto di partenza per analizzare quanto sta accadendo alle quotazioni dell’oro, ormai prossime a 4.300 dollari l’oncia, con un aumento del 60% nel 2025 e del 25% negli ultimi due mesi.Un fenomeno che gli operatori di mercato attribuiscono a un insieme di concause: acquisti delle banche centrali; massicci afflussi sugli Etf da parte di piccoli investitori (a settembre +880% su base annua, un ritmo insostenibile), che costringono i gestori di questi strumenti sintetici che replicano il prezzo dell’oro ad acquistare oro fisico o contratti derivati legati all’oro per coprire le nuove posizioni; domanda di asset rifugio di fronte a tensioni geopolitiche e commerciali tra Usa e Cina; livelli di debito in aumento e conseguente elevata volatilità dei mercati finanziari, come accaduto venerdì sull’azionario. A queste fonti di domanda si contrappone un’offerta relativamente rigida, con una produzione mondiale pari nel 2024 a 4.975 tonnellate. Nello stesso anno, il lingotto ha superato l’euro come seconda riserva valutaria più detenuta al mondo, dopo il dollaro; ora rappresenta il 24% delle riserve ufficiali, più dei titoli di Stato Usa, un cambiamento epocale.Gli eventi degli ultimi mesi, con la debolezza del dollaro in primo piano, hanno portato i gestori dei portafogli a consigliare l’oro come strumento di diversificazione. Un asset fisico perfetto, in contrapposizione agli asset «di carta» di cui sono pieni i portafogli. Quando grandi fondi e guru come Jeffrey Gundlach, Ray Dalio e Mike Wilson raccomandano un peso dell’oro fino al 25% del portafoglio, come protezione contro inflazione, dazi Usa e debolezza del dollaro, si comprenderà bene come si crei un’insostenibile pressione della domanda sull’offerta, perché, se tutti salissero al 20-25%, servirebbe tutto l’oro estratto nella storia, alimentando ulteriori rialzi. Dello stesso tenore le parole di Jamie Dimon, Ceo di Jp Morgan: «Non sono un acquirente di oro, costa il 4% possederlo, ma questa è una delle poche volte nella mia vita in cui è semi-razionale averne un po’ in portafoglio».Se si considerano i livelli di partenza, che vedono l’oro relativamente sottopesato nei portafogli dei grandi fondi e gestori, si comprende ancora meglio quale sia l’eccezionale pressione della domanda sull’offerta.Le tensioni geopolitiche e i dubbi sugli asset finanziari in dollari, tradizionalmente considerati come porto sicuro, hanno portato gli investitori a una nuova lettura dei rischi: da un lato, temono che con questi livelli elevati di debito, una iperinflazione sia il modo migliore per riequilibrare il sistema, facendo scendere il valore reale del debito. Dall’altro, la vicenda degli asset russi (anche della Banca centrale) sequestrati presso il depositario belga Euroclear, ha segnato il superamento di una linea rossa. Quella costituita dalla intoccabilità di quegli asset che sono il fulcro del sistema della valuta fiat. Cioè una moneta a corso legale emessa da un governo o un’autorità centrale, il cui valore non è legato a beni fisici come oro o argento, ma si basa sulla fiducia nella stabilità dell’emittente. Ormai da tre anni i banchieri centrali e gli operatori finanziari dei Paesi non occidentali stanno chiedendosi quale stabilità possa avere un sistema in cui un emittente si vede sequestrare centinaia di miliardi di riserve. Da qui una sola risposta: coprire i rischi (hedging) e diversificare verso i «beni rifugio» fisici tra cui, da sempre, primeggia l’oro. Rispetto alla moneta, pur non potendo svolgere il ruolo di strumento di regolamento degli scambi e di unità di conto, svolge egregiamente il ruolo di riserva di valore, peraltro con un grado di liquidità molto elevato. La soluzione perfetta per proteggersi dalle incertezze attuali. In Russia qualche dubbio ce l’avevano da tempo, perché la banca centrale ha iniziato ad acquistare oro nel 2006, accumulando ad oggi 2.326 tonnellate di riserve.In questo contesto spicca il ruolo dell’Italia, dove Bankitalia oggi detiene la terza riserva aurea al mondo con 2.452 tonnellate, valutate circa 300 miliardi di dollari al prezzo attuale, pari al 13% del Pil 2024. Un livello di riserve che è il risultato di un lento e saggio processo di accumulo e del rifiuto di svendere durante gli shock petroliferi e la crisi del 2008. Uno stock che formalmente è solo gestito e detenuto dalla Banca d’Italia, e di cui però lo Stato non è esplicitamente proprietario, come accade in Usa o Germania.Se questa è la complessa dinamica vista fino ad oggi, il punto è capire che cosa accadrà. Perché qualora i motivi che hanno portato alla crescita esponenziale della domanda e dei prezzi venissero meno, anche parzialmente, il calo dei prezzi sarebbe molto ampio, amplificato dalla reazione incontrollata dei tanti (troppi) che hanno acquistato oro, presi dalla sindrome Fomo (paura di perdere il treno). Quelli saranno i primi a scappare.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)