Tutte le tracce dell’inchiesta Striano che portano dritto al complotto Metropol

I faldoni dell’inchiesta sulle spiate nelle banche dati investigative ai danni di esponenti del mondo della politica, delle istituzioni e non solo, che ha prodotto 56 capi d’imputazione per le 23 persone indagate, contengono le tracce che portano dritte al complotto Metropol come epicentro di un complotto politico-finanziario russo-italiano. A un’ossessione che non è solo una storia, ma un format. Costruito, emerge dalle informative, su un metodo: quello del tenente della Guardia di finanza, Pasquale Striano, l’investigatore del Gruppo Sos della Direzione nazionale antimafia attorno al quale ruota tutta l’indagine della Procura di Perugia, poi trasferita a Roma.
Nel 2019 gli «scoop» dell’Espresso, firmati dai giornalisti Giovanni Tizian e Stefano Vergine, indagati insieme con Striano e successivamente passati al quotidiano Domani, raccontavano di un presunto accordo tra rappresentanti della Lega e intermediari russi, vicini all’entourage di Vladimir Putin, per finanziare il partito attraverso una compravendita di petrolio a tariffa agevolata. Gli autori delle pubblicazioni a puntate sostenevano di aver seguito dal vivo quelle trattative e di essere entrati in possesso dell’audio di uno degli incontri. La storia ebbe un’enorme risonanza internazionale e spinse la Procura di Milano ad avviare un’indagine per corruzione internazionale (poi archiviata). Con quella serie di articoli e con il volume che ne derivò (Il libro nero della Lega di Tizian e Vergine), stampa e avversari politici tentarono di mettere Matteo Salvini all’angolo proprio alla vigilia delle elezioni europee. Quando il fascicolo penale è stato archiviato, la storia del Watergate de noantri è stato riscritto dalla Verità alla luce di un’informativa della Guardia di finanza, datata luglio 2020. Un’annotazione che gettava una luce sinistra sull’intera inchiesta giornalistica del settimanale. Le Fiamme gialle meneghine hanno, infatti, ricostruito come uno dei partecipanti all’incontro dell’albergo moscovita, l’avvocato Gianluca Meranda, fosse da tempo in contatto con i cronisti, quasi un agente provocatore.
L’inchiesta su Striano portata avanti dalle Procure di Perugia e Roma aggiunge nuovi tasselli a questo inquietante quadro. Basta leggere le carte per capire che i protagonisti di quella vicenda, i nomi che hanno riempito le pagine dei giornali (e poi Il libro nero della Lega), dall’autunno 2018, sono stati compulsati di continuo, pescati nei database, estratti dalle Sos, cercati e ricercati negli anni. Un pattern investigativo e mediatico martellante, quasi compulsivo. Il primo nome, quello da cui tutto parte, è Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini con solidi legami a Mosca. «Questa Pg», annota la Guardia di finanza, «ha proceduto ad analizzare le digitazioni nominative effettuate da Striano in banca dati dal 6 marzo al 29 agosto 2019, riscontrando la ricerca di nominativi […] collegati alla Lega Nord in quanto emersi dagli articoli stampa relativi alle vicende Fondi Lega e Caso Metropol, riportanti il contenuto di segnalazioni di operazioni sospette consultate da Striano in data antecedente alla pubblicazione degli articoli». Gli atti mostrano consultazioni ripetute sulle sue società, sui movimenti e su associazioni come Lombardia-Russia, considerate hub dell’intero affare. Tre accessi su Savoini vengono cristallizzati: 3 settembre 2019, 7 dicembre 2020, 7 aprile 2022. A quelle date, però, non corrispondono tutte le ricerche. Agli investigatori risultano «attività antecedenti al 2019», ma le «informazioni relative alle visure eseguite dal tenente Striano in possesso» della polizia giudiziaria «partono […] dal gennaio 2019».
In sostanza le ricerche degli investigatori hanno preso in considerazione (anche per non inseguire reati prescritti) un arco di tempo successivo al summit del Metropol. Ma qualche impronta è rimasta. Infatti, secondo gli inquirenti, «l’analisi delle email rinvenute sul personal computer di Striano ha consentito di riscontrare un fitto scambio di corrispondenza con il giornalista (Tizian, ndr) a far data dal 2012 fino al novembre 2022». La ricerca attraverso la parola chiave «Tizian» avrebbe «consentito», ricostruiscono i finanzieri, «di disvelare che lo scambio di email e l’invio di informazioni da parte di Striano al giornalista, tutte tratte dalle banche dati in uso al corpo e da altri archivi risale al 2012. Lo stesso si interrompe tra il 2014 e il 2018». Ma proprio nel 2018 «la modalità di invio dei documenti cambia, in quanto i due cominciano a utilizzare il servizio Wetransfer». L’ultima email inviata risale al 29 ottobre 2022. E in quel lasso di tempo di informazioni ne sarebbero transitate parecchie. E su diversi nominativi ricercati dal tenente.
Il secondo nome fisso nella costruzione del caso Metropol è proprio quello di Meranda. Compare, insieme a Savoini, in una Sos cercata da Striano. Poi c’è il bancario toscano Francesco Vannucci, anche lui coinvolto nel presunto affare del petrolio. L’uomo viene «menzionato», annotano gli investigatori, «in articolo stampa intitolato “Soldi pubblici per mr. Russiagate” pubblicato su L’Espresso in data 15 settembre 2019». La ricerca del nominativo nella banca dati è del 14 marzo dello stesso anno. Un nome poco noto fuori dagli atti, ma ricorrente dentro, è quello di Ernesto Ferlenghi. Compare in tre Sos e in un appunto redatto da Striano. «Un’ulteriore ricerca sui supporti informatici e in particolare sul cellulare in uso a Striano», evidenziano gli investigatori, «ha consentito di riscontrare, a riprova dell’illiceità del proprio operato, la presenza di un’email, già approfondita nel paragrafo relativo a Tizian, con la quale utilizzando l’applicazione Wetransfer, Striano invia gli allegati alla segnalazione in analisi». Su Ferlenghi, gli accessi si ripetono: settembre 2019, dicembre 2020, aprile 2022. In alternanza con Savoini e Glauco Verdoia.
Per Verdoia, manager piemontese coinvolto (e mai indagato) nella trattativa del Metropol come potenziale intermediario bancario, gli atti raccolti dal tenente Striano parlano di «attività pre-investigativa» avviata nel 2021 nella «prevenzione dei fenomeni di criminalità finanziaria connessi all’emergenza Covid-19». Ma la sua scheda investigativa compare accanto agli stessi nomi del cluster Metropol. La Sos su Oleg Kostyukov, console russo, descrive invece una operazione: «Ha convertito in contanti [...] Usd 25.000 [...] e Usd 100.000 [...] senza farli transitare dal proprio conto corrente». Striano lo cerca nelle banche dati quattro volte in due giorni. Una frequenza «anomala», scrivono gli inquirenti, «non riconducibile ad alcuna diretta attività investigativa delegata». E, coincidenza, «a tal proposito», aggiungono i finanzieri, «si evidenzia che il contenuto della Sos è confluito nell’articolo dal titolo “Quei 125.000 euro in contanti per il convegno con Salvini e Putin" pubblicato dal Domani in data 30 luglio 2022 a firma, tra l’altro, di Tizian».
Ma non è finita: «Attesa la coincidenza tra la data della visura e la data di creazione del file, appare verosimile ritenere che lo stesso sia riconducibile alla predetta consultazione effettuata da Striano, i cui dati sono successivamente confluiti nell’articolo». Il format Metropol è stato costruito così.










