2025-05-12
Usa e Cina siglano un’intesa sui dazi
Accordo di massima a Ginevra sulle tariffe. Il Segretario al Tesoro Bessent: «Progressi sostanziali», oggi si sapranno i dettagli. Impegno di Pechino contro il traffico di Fentanyl.È l’anno del serpente in Cina e l’economia piuttosto che mordere striscia. Così Pechino ha fatto di tutto per arrivare a un accordo evitando la guerra dei dazi e come raccomanda lo zodiaco a Pechino ha cercato un piano b. Ieri al termine della seconda giornata d’incontri il segretario al Tesoro americano Scott Bessent ha parlato di «sostanziali progressi» e un’intesa di massima sarebbe già stata raggiunta. Pechino ha avuto segnali forti: le esportazioni verso gli Usa sono crollate del 21%; si sono rifatti spedendo l’8,1% in più in Europa e nel resto del mondo e comprando decisamente meno (il calo dell’import dagli Usa è di 14 punti dall’Ue dello 0,2%), ma Xi Jinping, mentre stava a fianco di Vladimir Putin sulla piazza rossa, si è trovato tra le mani un rapporto che parla di ulteriori 3,4 milioni di disoccupati, di un Renminbi ai minimi storici e di una stagflazione profonda (prezzi su di mezzo punto e consumi giù di quasi due punti) che rendono ostica la previsione di crescita del 5% del Pil. Sul piano del rapporto bilaterale con Washington i cinesi hanno giocato la carta Fentanyl dichiarando di mettere in campo ogni sforzo contro il traffico di stupefacenti. In queste condizioni sono iniziate sabato e sono proseguite ieri a Ginevra le trattative con gli Usa sui dazi. Le due delegazioni sono guidate dal segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent e dal rappresentante per il Commercio statunitense Jamieson Greer, mentre la Cina ha inviato il vice premier, He Lifeng. Donald Trump ha fissato all’80% la quota di incremento dei dazi che ritiene soddisfacente. La sua strategia è quella che fu già di Ronald Regan e sta nero su bianco nella sua autobiografia «The art of deal». Sono queste le mosse: sfrutta al massimo le tue opzioni, usa la tua leva finanziaria, combatti e consegna la merce che vuol dire: fai l’intesa. Ieri via Truth - il suo social network - il presidente americano ha commentato: «Molte cose discusse, molto concordato. Un reset totale negoziato in modo amichevole, ma costruttivo. Vogliamo vedere, per il bene sia della Cina che degli Stati Uniti, un’apertura della Cina alle imprese americane». Il punto di caduta fissato dai cinesi è di tornare indietro dalla tariffa posta da Trump (al 145%) a cui Pechino ha risposto con un dazio del 125% e puntare a evitare il blocco di fornitura dei chip di Nvidia arrivando a una moratoria di 90 giorni per poi approdare a una revisione complessiva degli scambi commerciali con gli Usa che - dati 2024 - comunque lamentano un forte squilibrio: importano da Pechino per 439 miliardi di dollari e vendono per appena 143,5 miliardi. I colloqui di Ginevra però sono ben avviati. Howard Lutnick, il segretario al commercio Usa – in una intervista alla Cnn - ha così commentato le prime due giornate di vertice: «Siamo ottimisti. Questo è davvero importante per gli Stati Uniti. È importante anche per la Cina. La nostra delegazione», ha affermato Lutnick, «sta lavorando sodo per giungere a un accordo, le condizioni si stanno determinando con la necessaria cautela». Non ha però voluto dire quali siano i termini possibili di un’intesa. Che evidentemente è a portata di mano visto che anche dal Wto – l’organizzazione mondiale del commercio – sono circolate impressioni positive. Rafforzate dal rappresentante per il Commercio statunitense Jamieson Greer che ha fatto sapere: «I cinesi sono molto, molto desiderosi di migliorare le relazioni commerciali e la velocità con cui si è arrivati a un’intesa dimostrano che forse le distanze tra noi e loro non erano poi così grandi. E con loro altri Paesi ci chiedono di trattare in fretta». La guerra dei dazi potrebbe essere disinnescata. A dimostrarlo sta una dichiarazione di parte cinese che dissimulando una certa rigidità conferma che Pechino vuole trattare. L’agenzia di stampa ufficiale Xinuha da Ginevra ha scritto: «La Cina respingerà fermamente qualsiasi proposta che comprometta i principi fondamentali o mini la causa più ampia dell'equità globale». Tradotto: non facciamoci del male.
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