Ilva, le sigle smentiscono Emiliano sul futuro dell’impianto di Taranto

All’indomani del vertice al ministero delle Imprese sull’ex Ilva, presieduto dal titolare del Mimit, Adolfo Urso, le organizzazioni di metalmeccanici Fiom Cgil e Fim Cisl si dissociano dalla lettura fornita dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al termine dell’incontro di due giorni fa. Il governatore uscente aveva infatti affermato che «il piano della chiusura e della cassa integrazione è stato completamente ritirato».
I sindacati, però, non sembrano tanto d’accordo. In primis c’è la Fiom Cisl che contesta il numero uno della Puglia. «Apprendiamo al termine dell’incontro tra il Mimit e le istituzioni locali pugliesi, la notizia del ritiro del piano corto che per noi rimane il piano di chiusura degli stabilimenti ex Ilva. Dopo le mobilitazioni di questi giorni dei lavoratori di tutti gli stabilimenti, è necessario fare chiarezza attraverso la convocazione delle organizzazioni sindacali a Palazzo Chigi, in quanto ci risulta che si sta proseguendo con la chiusura delle cokerie a Taranto, così come previsto dal piano corto presentato dal governo», ha detto Francesco Brigati, segretario della Fiom-Cgil di Taranto, sottolineando che, in assenza di un confronto diretto con la presidenza del Consiglio, il quadro resta tuttora opaco.
Anche la Fim Cisl, per bocca del segretario generale Ferdinando Uliano, mette in discussione la narrazione di una svolta già consolidata: «Dopo gli incontri con le istituzioni, una parziale novità positiva riguarda la decisione di non chiudere la zincatura di Genova, con una ipotesi di una limitata compensazione con la banda stagnata, non fermando le linee produttive. Rimane tuttavia la nostra contrarietà al cosiddetto “piano corto”, che non risulta né ritirato, né sospeso. Per queste ragioni», ha continuato la Fim Cisl, «sollecitiamo la presidenza del Consiglio a convocare con urgenza il tavolo di confronto, indispensabile per affrontare e governare una fase tanto delicata. Ad oggi non abbiamo ancora ricevuto riscontri».
In parallelo resta aperta la questione del clima interno al sindacato, dopo l’aggressione avvenuta a Genova ai danni di esponenti Uilm, episodio che continua a provocare prese di posizione da parte di Fim e Uilm. Uliano interviene così: «Riteniamo che tali episodi vadano ben oltre la normale dialettica sindacale e che, se confermati, debbano essere condannati senza esitazione. In questa difficile vertenza occupazionale, che ha al centro il rilancio industriale dell’ex gruppo Ilva e la salvaguardia dei livelli occupazionali».
Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario nazionale e provinciale di Taranto della Uilm, Davide Sperti, che richiama la storia della propria organizzazione e stigmatizza il silenzio di altre sigle. «Non abbiamo mai tollerato la violenza in nessun contesto, c’è tutta una storia che parla per noi, e non possiamo certo tollerarla in una situazione tesa, difficile, complessa come quella dell’ex Ilva dove stiamo cercando di riaprire la discussione sul governo per il ritiro immediato di un piano che non è di continuità e di rilancio della fabbrica, ma di dismissione e chiusura delle attività a breve scadenza. E ci stupisce e ci dispiace molto il fatto che né la Cgil nazionale, né la Fiom nazionale, abbiano sentito il dovere di prendere nettamente le distanze dall’accaduto».
Intanto, La Procura di Genova aprirà un fascicolo per danneggiamento, minacce e resistenza a pubblico ufficiale in relazione agli scontri avvenuti giovedì scorso a tarda mattinata davanti alla Prefettura in largo Lanfranco a Genova e nella stazione di Genova Brignole. Sulla dinamica sono in corso accertamenti da parte della Digos. Al momento non risultano ancora iscrizioni nel registro degli indagati.



















