2024-07-19
Ursula rieletta grazie all’inchino ai Verdi: avanti con il salasso del Green deal
Per i prossimi 5 anni, Von der Leyen promette il taglio del 90% delle emissioni, la lotta alle «fake news» e lo stop all’unanimità.Se non fosse stato per i Verdi, Ursula von der Leyen non sarebbe stata rieletta alla presidenza della Commissione europea. E ciò indica già dove intende andare a parare, almeno sulla carta, il nuovo esecutivo Ue: su quel Green deal nei confronti del quale, come ha annunciato la stessa neoeletta nel discorso che ha preceduto il voto, «manterremo la rotta», alzando ancora di più l’asticella rispetto alla precedente legislatura. «L’obiettivo di tagliare le emissioni del 90 per cento (sic!) entro il 2040 sarà scritto nella nostra legge Ue sul clima», ha dichiarato Von der Leyen. Per il resto, la votazione è andata come più o meno ci si aspettava, fatta eccezione per la sorpresa del voto contrario di Fratelli d’Italia, dato fino a ieri come orientato verso l’astensione: sono 401 (su 707 votanti presenti) i voti conquistati da Ursula, 284 i voti contrari, 15 le astensioni e 7 le schede bianche o nulle. Non tutti i gruppi che avevano annunciato di supportarla - 188 popolari, 136 socialisti, 77 deputati di Renew e 53 verdi - hanno votato compatti: Von der Leyen non è stata acclamata da una maggioranza bulgara, insomma, ma ha comunque conquistato più voti rispetto al 2019, quando raggiunse lo scranno più alto del Berlaymont con sole 383 preferenze e nonostante 75 franchi tiratori. Ieri, i franchi tiratori sono stati 53. Secondo fonti parlamentari, il gruppo socialista ha votato compatto, le defezioni sarebbero arrivate dal gruppo dei liberali di Renew (delegazione tedesca), dal Ppe (delegazioni slovena, croata e francese) ma anche dagli stessi Verdi (delegazione francese) che tuttavia hanno salvato la rielezione della presidente. Ironia della sorte, è stato proprio per iniziativa dei Verdi della precedente legislatura che l’altro ieri la vecchia Commissione Von der Leyen è stata condannata dalla Corte di giustizia Ue per le irregolarità commesse nei negoziati con Pfizer per l’acquisto dei vaccini anti Covid. A questo proposito ieri a Strasburgo i 46 eurodeputati del gruppo Left (Sinistra) hanno presentato una mozione per bocciare Von der Leyen e rimandare il voto a settembre, ma non ha avuto alcun esito. Al netto delle confuse procedure di voto, è dal discorso pronunciato in Aula dalla presidente che si può già intravedere quale sarà la cifra del futuro esecutivo Ue: il caos. Il programma, se formalmente si presenta «ambizioso» - come la pelosa solennità oratoria europea insegna - in realtà è un guazzabuglio di fumose proposte l’una agli antipodi dell’altra, volte ad arraffare più voti possibili da qualsiasi parte dell’emiciclo. Com’è possibile, ad esempio, sostenere nello stesso discorso un forte appoggio alle politiche soi-disant verdi (sostenute formalmente anche da partiti come Forza Italia) e, poche righe dopo, annunciare nientemeno che l’istituzione di un «Commissario alle politiche alloggiative» («Commissioner for housing») che dovrebbe risolvere i problemi di chi non si può permettere di tenerla, la casa, proprio perché deve adempiere alle politiche verdi di cui sopra? Il resto del programma di Von der Leyen sembra un gioco a incastro realizzato dagli algoritmi dell’intelligenza artificiale da un lato e il bilancino del metodo d’Hondt (il manuale Cencelli in salsa europea) dall’altro. Grande risalto ha avuto, ad esempio, la proposta di spingere a fondo sulla difesa comune europea, tanto voluta dalla Francia di Emmanuel Macron (non a caso Von der Leyen ha pronunciato questa parte del discorso in francese): «Il nostro lavoro nei prossimi cinque anni si concentrerà sulla costruzione di una vera Unione europea della Difesa. Gli Stati membri - ha rassicurato la neoeletta - manterranno sempre la responsabilità delle proprie truppe, dalla dottrina allo schieramento, ma l’Europa può fare molto per rafforzare la base industriale della difesa. Nominerò un commissario per la Difesa - ha quindi annunciato - che lavorerà a stretto contatto con il prossimo Alto Rappresentante, in conformità con i Trattati». A proposito di Trattati, Von der Leyen ha promesso di volerli «cambiare per migliorare l’Europa»: un balzo in avanti verso lo smantellamento della vecchia Ue, per fare spazio a quella «Confederazione europea», evocata già due anni fa da Enrico Letta e Macron in nome di una «Europa più grande dell’Unione europea». Per annacquarla ulteriormente, azzoppando le sovranità nazionali, Von der Leyen vi sta trascinando dentro anche i nove Paesi candidati all’adesione (Albania, Macedonia del Nord, Serbia, Montenegro, Bosnia Erzegovina e Kosovo ma anche Georgia e Moldavia, oltre naturalmente all’Ucraina), perché «completare la nostra Unione è nel nostro interesse […], un’Unione più grande è un’Unione più forte». Certo, c’è quel piccolo dettaglio del voto all’unanimità che, in una confederazione di 36 Stati, bloccherebbe qualsiasi processo decisionale. E infatti l’obiettivo dichiarato di donna Ursula è di rimuoverlo perché, come già disse nel 2022, «non è più adatto alla realtà»: un colpo per tutte le forze sovraniste presenti nel Parlamento europeo, lusingate pochi minuti dopo dall’annuncio dell’istituzione di un commissario europeo al Mediterraneo che vegli sull’immigrazione irregolare. Un colpo al cerchio e un altro alla botte anche agli agricoltori europei, da cinque anni vessati dalle politiche «verdi» dell’Unione, blanditi ieri con la promessa (espressa in lingua tedesca, una strizzata d’occhio ai farmers teutonici) di «avere il giusto guadagno: nessuno dovrebbe essere costretto a vendere prodotti di alta qualità a costi di produzione inferiori». Tutto molto bello ma ben poco conciliabile con le politiche del Green deal; e infatti - ha precisato poco dopo Von der Leyen - sarà «adeguatamente ricompensato» soltanto chi utilizzerà «metodi sostenibili per proteggere l’ambiente e gli ecosistemi».Non poteva mancare il capitolo «disinformazione». Non paga della stretta censoria attuata con l’approvazione del Digital services act (Dsa), la neo eletta presidente della Commissione Ue ha annunciato la creazione dello «Scudo della democrazia europea» («European democracy shield») che «supporterà il giornalismo indipendente» (la carota), minacciando però la sospensione dei fondi (il bastone) a chi non rispetterà la legge. Il metodo insomma è sempre lo stesso, se non peggio: propositi irrealizzabili e inconciliabili, bastone e carota e, sullo sfondo, la censura. Con buona pace di quell’Europa della pace, della democrazia e della libertà sognata dai padri fondatori.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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