2024-07-13
Ursula bis, la Meloni prende tempo. Tajani vuole l’Agricoltura per il Ppe
Giorgia Meloni e Antonio Tajani (Ansa)
L’Ecr non si sbilancia però francesi, polacchi e rumeni hanno già detto di no.A cinque giorni dal voto di fiducia a Ursula von der Leyen da parte dell’Europarlamento si vanno chiarendo le posizioni dei vari gruppi politici. Scontato il via libera dei tre partiti di maggioranza, Popolari, Socialisti e Liberali; ufficiale il «no» dei patrioti di Viktor Orbán, Marine Le Pen e Matteo Salvini, sono ancora incerte le posizioni dei Verdi e di Fratelli d’Italia. Alcune componenti del gruppo dei Conservatori (Ecr) guidato da Giorgia Meloni, ovvero i polacchi, i rumeni e i francesi, hanno invece già annunciato il voto contrario alla riconferma di Ursula al vertice della Ue. «Rispondo nel mio doppio ruolo», ha detto la Meloni a proposito del voto del 18 luglio, «come presidente del Consiglio italiano il mio unico obiettivo è portare a casa per l’Italia il massimo risultato possibile. Come presidente di Ecr, Von der Leyen incontrerà il gruppo e a valle di quello che lei dirà chiaramente dialogheremo con le altre delegazioni e decideremo che cosa fare. Sono due posizioni che devono riuscire a stare insieme», ha aggiunto la Meloni, «ma io sono soprattutto concentrata su quello che all’Italia deve essere riconosciuto non in ragione del suo governo, non in ragione dei miei rapporti personali con questo o quell’altro leader ma in ragione del suo peso. E su questo chiaramente tutta la maggioranza, che ha posizioni diverse su questa materia, sta lavorando insieme per ottenere questo risultato». Forza Italia, che fa parte del Ppe, voterà sì; la Lega, componente dei Patrioti, voterà no. Fdi, che ha 24 eurodeputati, aspetta di sapere, come ci ha confidato una autorevole fonte europea, se all’Italia verrà assegnata una vicepresidenza esecutiva della Commissione con deleghe importanti: in quel caso, ci sarà il via libera alla Von der Leyen. «Il nostro voto per Ursula von der Leyen», ha detto ieri il capodelegazione di Fdi e copresidente di Ecr, Nicola Procaccini, «al momento è negativo. Martedì la incontreremo, esporrà il suo programma al nostro gruppo, noi esporremo le nostre richieste e le nostre proposte. Dopo di che vedremo. Quindi non abbiamo nulla contro Von der Leyen ma abbiamo molto contro la piattaforma politica degli ultimi cinque anni. Sono sicuro che l’Italia avrà il peso che merita in termini di portafoglio e influenza del commissario. Credo che il governo esprimerà una persona all’altezza del ruolo», ha aggiunto Procaccini, «e mi auguro che non ci sia nessun tentativo di autosabotaggio nazionale, perché noi non l’abbiamo fatto. Su Gentiloni noi ci esprimemmo a favore». Tradotto dal politichese: c’è il timore, in Fdi, che il Pd, la più numerosa delegazione dei Socialisti europei, possa lavorare per ostacolare l’attribuzione all’Italia di una vicepresidenza esecutiva per indebolire la Meloni sul fronte interno. Per quel che riguarda i Verdi, ieri il deputato europeo Ignazio Marino ha fatto il punto della situazione, ribadendo che non è stata ancora presa una decisione sul voto del 18 luglio: «C’è ancora una discussione in corso nel gruppo dirigente», ha argomentato Marino, «abbiamo incontrato la Von der Leyen e alcune delle risposte come quelle sulla transizione climatica e sul mantenimento dell’agenda prefissata sono soddisfacenti, ma non è stato affrontato il tema della guerra fra Russia e Ucraina, né quello delle stragi che abbiamo visto a Israele e a Gaza, parlando solo di aiuti umanitari e non di cessate il fuoco». Ieri si è soffermato sulle nomine Ue anche Antonio Tajani: «Mi auguro», ha detto il ministro degli Esteri, «che il prossimo commissario europeo all’Agricoltura sia espressione del Partito popolare europeo». Alcuni Stati hanno già ufficializzato i nomi dei rispettivi commissari: Maros Sefcovic per la Slovacchia, Henna Virkkunen per la Finlandia, Michael McGrath per l’Irlanda, Valdis Dombrovskis per la Lettonia, Jessika Roswall per la Svezia. La Francia dovrebbe confermare Thierry Breton, commissario uscente al Mercato interno, mentre la Spagna punta su Teresa Ribera. Per l’Italia, il nome «caldo» resta quello di Raffaele Fitto.
Francesca Albanese (Ansa)
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)