2023-10-03
Un Nobel per blindare i vaccini anti Covid
Katalin Karikó e Drew Weissman (P.Peterson/Penn University)
Katalin Karikó, premiata con Weissman, ha alle spalle anni di fallimenti e finanziamenti tagliati. Fino alla sua entrata in Biontech e l’accelerata, causa pandemia, ai sieri a mRna. Su cui si baseranno i prossimi farmaci, malgrado i dubbi negli ambienti scientifici.Le coreografiche «ola» che stanno accompagnando il conferimento del Premio Nobel per la medicina a Katalin Karikó e Drew Weissman restituiscono alla perfezione il grado di cognizione di cui ormai «gode» la ricerca scientifica in Paesi come l’Italia: da impresa collettiva di scienziati al servizio dei cittadini a inqualificabile derby tra tifosi che, nel migliore dei casi, ignorano le dinamiche dell’attribuzione di quella che era una delle più alte onorificenze a livello mondiale. Dopo l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace a Barack Obama (garante degli interventi militari in Siria, Libia, Iraq, Afghanistan, Yemen, Somalia e Pakistan) e quello della Fisica a Giorgio Parisi (le cui tesi sui cambiamenti climatici sono state sconfessate dal successore John F. Clauser, Nobel in carica), non stupisce che, nell’anno di grazia 2023, il Nobel per la Medicina vada a Karikó e Weissman (mentre l’inventore del vaccino contro la poliomielite, Albert Sabin, non lo ha mai ricevuto). Colpisce piuttosto la motivazione: più che «per le loro scoperte che hanno permesso lo sviluppo dei vaccini a mRna contro il covid», l’onorificenza avrebbe dovuto essere attribuita per l’accanimento con cui i due hanno lavorato su questa discussa tecnologia per decenni, per poi comprendere che senza il sostegno delle grandi aziende farmaceutiche il loro lavoro non avrebbe avuto seguito. Il Nobel 2023, in fondo, serve a questo: a blindare i vaccini e la tecnologia mRna, sulla quale saranno concepiti tutti i vaccini del futuro. La paternità delle ricerche sull’mRna è molto controversa. Dopo l’esperimento del 1987 del neolaureato Robert Malone, che per primo ipotizza che è possibile trattare l’Rna come farmaco, Karikó lotta in laboratorio per tutti gli anni Novanta, ma nessuno accoglie le sue richieste di finanziamento: le aziende dirottano le risorse altrove. Nel 1989 Malone va a lavorare per Philip Felgner alla Vical, start-up biofarmaceutica di San Diego, che però gli sfila la proprietà intellettuale delle sue scoperte. Altri scienziati lavorano in quegli anni sull’mRna: nel 1991, la Vical collabora con la Merck, mentre in Francia si attiva la Transgène. Ma i costi della ricerca sono altissimi, tanto che qualcuno, dopo l’uscita del vaccino anti Covid, sosterrà che sia stato immesso sul mercato per ottimizzare costi trentennali. Nel 1995 l’università della Pennsylvania, dove Karikò lavora, le dà l’aut aut: o lascia l’ateneo o accetta una retrocessione e un taglio della retribuzione. Karikò resta, cercando di apportare miglioramenti ai protocolli di Malone. Nel 1997 entra nel laboratorio di Weissman e insieme pianificano un vaccino a mRna contro l’Hiv. Ancora una volta, il loro lavoro si schianta contro un muro: iniettato nei topi, l’mRna scatena massicce reazioni infiammatorie. Reazioni che si continuano ad osservare ancora oggi, quarant’anni dopo i primi esperimenti, con le miocarditi e pericarditi certificate ormai da tutte le agenzie regolatorie e ammesse dalla stessa Pfizer. Anche i due fondatori dell’azienda tedesca Biontech, Ugur Sahin e sua moglie Ozlem Tureci, hanno iniziato a studiare l’mRna alla fine degli anni Novanta, ma hanno aspettato fino al 2007 prima di avviare i primi piani commerciali, ricevendo subito 150 milioni di euro di sovvenzioni. Lo stesso anno, Karikò e Weissman fondano la RNARx che riesce ad assicurarsi soltanto una modesta somma d’incoraggiamento dal governo Usa (97.396 dollari). È in questi anni che l’impresa di curare i malati fa i conti con gli esperimenti falliti, il mercato, la concorrenza, le spietate faide all’interno della comunità scientifica e soprattutto il business. Nel settembre 2010 Derrick Rossi, biologo delle cellule staminali del Boston Children's Hospital, scopre che gli mRna modificati potrebbero essere utilizzati per trasformare le cellule della pelle. La scoperta fa scalpore e Rossi fonda Moderna. Il nome dell’azienda deriva proprio dalla ricerca sull’mRna modificato («mod-Rna»). La RNARx di Karikò e Weissman, nel frattempo, «brucia» altri 800.000 dollari di finanziamenti e alla fine chiude i battenti nel 2013, quando Karikó cede alle logiche del business ed entra in Biontech. Il Nobel ai due scienziati è tanto atteso quanto contestato: diversi esperti ritengono che le scoperte di Karikó e Weissman siano state determinanti, altri non sono d’accordo. Di fatto, molte aziende farmaceutiche dalla fine degli anni Duemila hanno investito nell’mRna, come Novartis, Shire e la stessa Biontech, che nasce nel 2008. Dal 2012, poi, le start-up che investono nella nuova tecnologia si sono moltiplicate, forti della decisione del Darpa (l’agenzia del Dipartimento della Difesa Usa per lo sviluppo di nuove tecnologie per uso militare) di finanziare la ricerca sull’Rna, per farla diventare un’arma, un asset. Non è un caso che il prestigioso Premio spagnolo Principessa delle Asturie per la ricerca sul vaccini sia stato riconosciuto anche a Felgner, Şahin, Türeci e Rossi, oltre a Sarah Gilbert (vaccino AstraZeneca di Oxford).Moderna riesce a raccogliere più di 1 miliardo di dollari con la promessa di sfruttare l’mRna per indurre le cellule del corpo a produrre i propri farmaci. Quando quel progetto fallisce e arriva il Covid, in meno di dieci settimane avvia la collaborazione con il Niaid di Tony Fauci per condurre esperimenti sui topi e lanciare studi sull’uomo. Anche Biontech passa dai test all’approvazione di emergenza in meno di otto mesi, grazie agli strateghi del marketing.Amaro il commento di Robert Malone: «Kariko e Weissman hanno avuto il Nobel non per aver inventato i vaccini a mRna (perché l’ho fatto io) ma per aver aggiunto la psuedouridina che ha consentito la produzione di un numero illimitato di tossine spike in quella che avrebbe potuto essere una piattaforma vaccinale sicura ed efficace, se sviluppata in modo sicuro».
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