2020-06-23
«Così i magistrati dettano le leggi»
L'ex deputato del Ncd, Paolo Tancredi: «Su richiesta dell'allora consigliera laica di Palazzo dei Marescialli, firmai un emendamento sulla giustizia per me inammissibile. Pure Boccia (Pd) era d'accordo sul testo».«Attenta ai gabbiani!». Mentre parliamo con l'ex deputato Paolo Tancredi, ingegnere elettronico originario di Teramo, questo grido ci trafigge l'orecchio. «Stavo dicendo a mia moglie…» ride divertito Tancredi, oggi manager del settore energetico dopo aver lasciato la politica nel 2018, non prima di aver fatto approvare un emendamento ad hoc che consentiva ai consiglieri del Csm di gareggiare subito per posti direttivi non appena lasciato Palazzo dei marescialli. Ai tempi del governo di Silvio Berlusconi bisognava attendere due anni, con Matteo Renzi uno, con Paolo Gentiloni, grazie a Tancredi, la moratoria venne azzerata. Di quell'emendamento parlarono nelle chat consiglieri del Csm come Massimo Forciniti e Luca Palamara: «Palama' stai lavorando per emendamento Tancredi? È 'na cosa seria, poi te la prendi nel culo pure tu» era uno dei messaggi. La norma passò e per esempio, tra i 16 togati di allora, Maria Teresa San Giorgio ha potuto essere nominata presidente di sezione in Cassazione dopo appena otto mesi dall'addio al Csm, mentre Palamara, prima di essere travolto dallo scandalo, si candidò a diventare procuratore aggiunto di Roma. Il tutto grazie a Tancredi. Che con La Verità accetta di parlare apertamente della vicenda, perché in fondo non «c'è niente di segreto».«Premetto che non ero, come è stato scritto nelle chat, il relatore dell'emendamento - anche se lo sono stati di quattro leggi di Bilancio - perché altrimenti non avrei potuto firmare altre 149 modifiche».Lo sta rinnegando? «Macché, io ho firmato quell'emendamento e non lo rinnego assolutamente. Anzi lo condivido ancora».Lei in un'intervista del 2018 ha detto: non l'ho preparato io, me l'hanno preparato dei giudici e dei senatori. Chi erano?«No, vabbè, sono amici. Si dice il peccato, non il peccatore. Non l'ho detto al Corriere e non lo dico a lei». Le cose sono un po' cambiare rispetto al 2018?«Parliamo del merito. L'emendamento l'ho presentato io, ma a mio giudizio era inammissibile per la legge di Bilancio, sebbene in quei frangenti si presentino tanti emendamenti potenzialmente inammissibili. In quell'occasione mi hanno chiesto di presentarlo e nel merito lo condividevo, anche se avevo anticipato che per me sarebbe stato bocciato. Invece è stato dichiarato ammissibile dall'ufficio di presidenza della commissione Bilancio e di solito per questo tipo di emendamenti il via libera arriva quando c'è una condivisione generale. Dopodiché ci vuole il parere favorevole del relatore. Il presidente della commissione e il relatore, se non ricordo male, erano la stessa persona: Francesco Boccia. L'emendamento ha ricevuto anche parere favorevole del governo, se ben ricordo con il viceministro Enrico Morando, e non “Ferrando" come si legge nelle chat. Mi spiega dov'è la turpitudine dell'emendamento?».Diciamo che ci sono chat un po' sboccate da cui traspare un grande interesse per quella norma da parte degli ex consiglieri del Csm…«Quello che le posso dire con certezza è che non ho mai avuto rapporti con Palamara ed è la prima volta che sento pronunciare il nome di questo Forciniti in vita mia. Adesso se vuole posso farle una dichiarazione…».Prego…«A chiedermi di presentare l'emendamento furono ex colleghi che in quel momento stavano al Csm».Quindi parliamo di Legnini?«Giovanni era il vicepresidente del Csm, ma non mi riferisco a lui… Guardi in Forza Italia…».Intende Maria Elisabetta Alberti Casellati?«Aaaah ecco, bravo, vede che c'è arrivato. Io ero del Nuovo centro destra, però, con i colleghi di Forza Italia, con Elisabetta, avevo un rapporto decennale (Tancredi è entrato in Senato con gli azzurri nel 2008, ndr). Ma ce n'era anche un altro interessato…».Antonio Leone eletto al Csm in quota Ncd?«Nel Ncd c'è stato fino a quando è stato nominato (ride, ndr)». Glielo propose pure Leone questo emendamento?«Come no… furono loro due che… dopo chiesi i pareri pure ad altri che lei ha citato, come Legnini, ma anche a Glauco Zaccardi (capo dell'ufficio legislativo finanze presso il ministero dell'Economia e delle finanze, ndr), un magistrato fuori ruolo. Naturalmente ne parlai anche con Boccia che era il presidente della commissione. Boccia fece una cosa formale, la più formale che ci sia: diede il parere favorevole del relatore all'emendamento. Così come Morando. Mi stupì questa cosa e capii che era una cosa «portata» perché il passaggio fu veloce e la mia era stata una condivisione quasi episodica».E questa rapidità la stupì?«Le norme che vanno nella legge di bilancio devono essere non ordinamentali, e quella è una norma ordinamentale, e devono avere dei rilievi economici e finanziari, e quella non li aveva, era una norma palesemente inammissibile. Non era la prima che passava eh, però, insomma, è chiaro che mi accorsi che c'era una condivisione».Cioè che c'era un appoggio trasversale a quell'emendamento… «Sicuramente, sennò non sarebbe passato»Fisicamente chi lo scrisse? La Casellati o qualcuno per lei?«Sì, però questo non me lo deve far dire».Glielo richiedo: a suo giudizio lo scrisse la presidente del Senato quell'emendamento? «A me il testo arrivò con un bigliettino anonimo». Chi glielo consegnò in mano?«Un funzionario della Camera. Però me l'aveva preannunciato Elisabetta». Che era fattivamente la promotrice dell'emendamento…«Mi chiamò e mi disse: «Ti arriverà un appunto su un emendamento che riguarda il Csm. Ti prego di valutarlo e se puoi di presentarlo». Io dopo aver fatto alcuni approfondimenti, la chiamai e le dissi: «Va bene, lo presento». Dopodiché andò tutto da solo: ammissibilità, parere favorevole del governo, parere favorevole del relatore, voto. Come le ho detto ne parlai anche con altri e tutti mi dissero: «Sì, questo emendamento è da presentare». Ne discussi pure con il mio partito. Stiamo parlando di una finanziaria in cui ho firmato 150 emendamenti e ne sono passati una decina». La Casellati non aveva un interesse diretto, ma evidentemente i suoi amici sì…«È evidente ed è altrettanto chiaro che io non sono un ingenuo, immaginavo che servisse a qualcuno, anche se non sono contrario allo spirito della norma». La Casellati non le disse quale consigliere togato fosse l'estensore, se ci fosse dietro un magistrato in particolare?«Non me lo disse lei. Però Zaccardi mi fece intendere di saperlo». In che senso?«Quando glielo feci vedere, lui lo guardò e prese tempo: «Fammi fare un approfondimento». Tornò e mi disse: «Sì è una cosa buona, anche se in questo momento potrebbe riguardare praticamente una sola persona». E secondo lei chi era questo unico beneficiario?«Non lo so. Non ho voluto approfondire la questione».Lei si ricorda cosa le dissero Boccia e Legnini di questa cosa?«No. Mi ricordo che mi diedero un via libera, sostenendo che era un emendamento buono. Giovanni è un caro amico e devo dire che non si spese più di tanto».In conclusione lei sentì molte campane e tutti spinsero per l'approvazione di quella norma che le era arrivata su un fogliettino anonimo. Non si è mai insospettito?«Nella vita parlamentare mi sono occupato di cose legate alle mie competenze che sono l'impresa e finanza e quando mi arrivò ben portato questo emendamento sulla giustizia, cercai di capirne il senso e mi chiesi perché l'avessero dato a me, visto che non era la mia materia». E le hanno dato la risposta? «No, non ho più affrontato l'argomento con nessuno, nemmeno con Elisabetta. Nel 2019, le avevo chiesto un appuntamento per parlare della questione del terremoto nel decennale del sisma dell'Aquila. E lei mi ha fissato un appuntamento con Nitto Palma. Però se io avessi voluto parlare con Nitto Palma, che è un ex senatore come me, avrei chiamato Nitto Palma. Comunque non ho avuto altre occasioni d'incontro con la Casellati e la storia per me si è chiusa lì».
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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