2019-03-05
Un anno da marziani con il gattone. Matteo che gioca con Gigi
La strana coppia va avanti, ma è il leader leghista ad attirare sempre più voti. Unico a ribellarsi al suicidio assistito dell'Italia.Era di marzo, proprio come oggi, quando i marziani scesero sulla terra. Come ieri planarono sulla terra, con il voto, come oggi scesero dall'astronave. Parlo dei grillini che vinsero le elezioni come primo partito, mentre il centrodestra a trazione Matteo Salvini vinse come coalizione. Da quella strana situazione, dopo lunga gestazione, nacque lo stranissimo governo in carica, comunemente detto gialloverde (in seguito cangiante verso una mutazione gialloblù), come il cercopiteco, la mitica ( scimmietta. Di quel governo ci preoccuparono molte cose vistose, ma ci piacquero due cose in particolare: partiva dalla sovranità popolare, dalla vita reale dei cittadini, e scacciava il partito-potere, la sinistra-regime dal governo e i potentati, dichiarando al contempo chiusa la stagione inciucista e la parabola berlusconiana e poi renziana.Non posso negare, lo dico a titolo personale, il disagio per la coabitazione tra i leghisti, che da uomo del sud e da patriota destavano le mie iniziali riserve ma che poi hanno finito per rappresentarci al governo, e i grillini, che oltre la ormai proverbiale fama di inadeguati-ignoranti-impreparati (le tre i dei 5 stelle), sono sul piano delle idee, dei valori, dei pregiudizi la versione naïve della sinistra radical: da ultimo in tema di famiglia, di droga e di ordine pubblico, più in generale di politically correct, di nomine, di evanescenza culturale, di conformismo storico e antinazionale, lo dimostrano ogni giorno. Il meglio risulta essere addirittura il vecchio leone Beppe Grillo, poi con grandi sforzi si riesce a sopportare l'alleato, lo statista portatile Giggino Di Maio, ma non si regge il resto, da Alessandro Di Battista non ancora Maduro, al Roberto Fico, imitatore tardivo della sinistra più fessa. Preoccupano alcune loro proposte e soprattutto alcuni loro divieti, ma in mancanza d'alternative decenti non ci sentiamo di tifare per lo sfascio.Di Maio, in particolare, somiglia non solo fisicamente a un cercopiteco. Il primate viene descritto in questo modo: ha la testa rotonda, gli occhi cerchiati, il viso scuro, il corpo snello e gialloverde, gli arti esili ed è piccolino di statura. I cercopitechi, dice Wikipedia, sono arrampicatori e saltatori, ma scendono anche al suolo, vivono in gruppi in movimento ed emettono grida per evitare gli sconfinamenti degli altri gruppi, come i leghisti e il Pd, che erodono il loro territorio elettorale.Poi ci sono loro, i leghisti. Sono loro il nemico principale degli Sms (sinistra-magistrati-stampa). Matteo Salvini è il Gatto Mammone della Repubblica, la bestiaccia nera, lo spauracchio da tenere fuori da ogni recinto, salvo il carcere. I magistrati, i media e la sinistra cristiano macronita (che oscilla cioè tra Jorge Bergoglio ed Emmanuel Macron) hanno certificato lo status giuridico e zoologico di Gatto Mammone del leader leghista. Il Gatto Mammone è il residuo magico di un mondo di favole, paure, inganni e dicerie. Mezzo diavolo, mezza icona di Carnevale, il Gatto Mammone colpisce l'immaginario popolare e populista, spaventa i piccoli, i neri e i buoni. Il gigantesco, mostruoso gatto fu ritratto da Dino Buzzati in seguito a un fatto di cronaca del fatidico 1968: una donna di nome Serafina segnalò la presenza del Gatto Mammone nel bellunese. La donna si sarebbe salvata per l'intervento di Santa Rita apparsa sotto forma di topo gigantesco, il quale distrasse l'attenzione del mostro. spaventa amici e nemiciChi sarà la Santa Rita che vestirà i panni del Topo gattifugo, in funzione anti Salvini? Angela Merkel, Laura Boldrini, il duo Mara Carfagna-Stefania Prestigiacomo, Nicola Zingaretti in versione trans (visto che le donne nel Pd hanno ora un ruolo ancillare) o chi altra?Prima di processarlo e condannarlo, gli è stata già affibbiata la turpe nomea del minaccioso gattone mitologico, pericoloso per i suoi nemici che mangia in un sol boccone, ma anche per i suoi amici, a cui toglie spazi (Berlusca e Giorgia Meloni ne sanno qualcosa). Spaventa in particolare i migranti, i rom e tutta l'industria dell'accoglienza. Da quando cresce a dismisura nei sondaggi, è salito una specie di terrore misto a insofferenza e di odio etnico per tutta la razza dei salvinidi. Fino alla scoperta della natura diabolico-felina dell'Animale padano con le zampe a forma di ruspa e i bacioni a manetta.In tanti dicono che Salvini è privo di strategia, pensa solo ai voti e all'effetto immediato delle sue campagne e delle sue battute. Vero, purtroppo. Ma questo è proprio ciò che lo assimila agli altri politici in campo, pescatori occasionali. Ciò che invece lo differenzia dagli altri è che lui richiama due cose importanti e meno passeggere: l'identità di una patria, i suoi confini, la sua sovranità, le sue tradizioni, il futuro dell'Italia se vince l'accoglienza, coi porti aperti e le porte spalancate. E la sicurezza per fronteggiare la malavita di dentro e quella da sbarco. Salvini è l'unico leader - insieme alla Meloni, va detto - che si ribella al nostro suicidio assistito come popolo, come nazione, come civiltà, ripartendo dalla realtà. E a differenza dei grillini scommette sullo sviluppo e non sul freno.consenso raddoppiatoLa Casta gli è contro, l'umanità ferita lo teme, la magistratura gli dà la caccia, l'Europa lo respinge, e così tutto il repertorio di vecchie zie faziose, a volte anche di nome. Il Gatto Mammone, però, attira sempre più voti, piace agli italiani e fa parte di un club di Gatti Mammoni che governa ormai più di mezzo mondo, a furor di popolo. Se i gatti hanno sette vite, figuratevi i gatti mammoni.Un anno è passato da quel dì, dalle Idi di Marzo, e il Gatto Mammone ha raddoppiato il consenso, il Cercopiteco è molto calato. E noi restiamo in attesa di vedere tra l'Europa e l'Autonomia, il reddito di cittadinanza e le pensioni riscritte, l'avvenire che ci aspetta.
Henry Winkler (Getty Images)
Ecco #DimmiLaVerità del 7 novembre 2025. Il deputato di Fdi Giovanni Maiorano illustra una proposta di legge a tutela delle forze dell'ordine.
Un appuntamento che, nelle parole del governatore, non è solo sportivo ma anche simbolico: «Come Lombardia abbiamo fortemente voluto le Olimpiadi – ha detto – perché rappresentano una vetrina mondiale straordinaria, capace di lasciare al territorio eredità fondamentali in termini di infrastrutture, servizi e impatto culturale».
Fontana ha voluto sottolineare come l’esperienza olimpica incarni a pieno il “modello Lombardia”, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e sulla capacità di trasformare le idee in progetti concreti. «I Giochi – ha spiegato – sono un esempio di questo modello di sviluppo, che parte dall’ascolto dei territori e si traduce in risultati tangibili, grazie al pragmatismo che da sempre contraddistingue la nostra regione».
Investimenti e connessioni per i territori
Secondo il presidente, l’evento rappresenta un volano per rafforzare processi già in corso: «Le Olimpiadi invernali sono l’occasione per accelerare investimenti che migliorano le connessioni con le aree montane e l’area metropolitana milanese».
Fontana ha ricordato che l’80% delle opere è già avviato, e che Milano-Cortina 2026 «sarà un laboratorio di metodo per programmare, investire e amministrare», con l’obiettivo di «rispondere ai bisogni delle comunità» e garantire «risultati duraturi e non temporanei».
Un’occasione per il turismo e il Made in Italy
Ampio spazio anche al tema dell’attrattività turistica. L’appuntamento olimpico, ha spiegato Fontana, sarà «un’occasione per mostrare al mondo le bellezze della Lombardia». Le stime parlano di 3 milioni di pernottamenti aggiuntivi nei mesi di febbraio e marzo 2026, un incremento del 50% rispetto ai livelli registrati nel biennio 2024-2025. Crescerà anche la quota di turisti stranieri, che dovrebbe passare dal 60 al 75% del totale.
Per il governatore, si tratta di una «straordinaria opportunità per le eccellenze del Made in Italy lombardo, che potranno presentarsi sulla scena internazionale in una vetrina irripetibile».
Una Smart Land per i cittadini
Fontana ha infine richiamato il valore dell’eredità olimpica, destinata a superare l’evento sportivo: «Questo percorso valorizza il dialogo tra istituzioni e la governance condivisa tra pubblico e privato, tra montagna e metropoli. La Lombardia è una Smart Land, capace di unire visione strategica e prossimità alle persone».
E ha concluso con una promessa: «Andiamo avanti nella sfida di progettare, coordinare e realizzare, sempre pensando al bene dei cittadini lombardi».
Continua a leggereRiduci