2020-09-09
Ultimo bollettino su Berlusconi, sta meglio
True
Ansa
«Evoluzione favorevole dell'infezione polmonare». Il prof Alberto Zangrillo è ottimista sul decorso clinico della patologia di Silvio Berlusconi ricoverato da 6 giorni per il contagio da Covid 19. Nel consueto bollettino pomeridiano il responsabile dell'U.O. di Terapia Intensiva generale e Cardiovascolare dell'IRCCS Ospedale San Raffaele è stato chiaro: «Tutti i parametri monitorati presentano valori molto confortanti».
«Evoluzione favorevole dell'infezione polmonare». Il prof Alberto Zangrillo è ottimista sul decorso clinico della patologia di Silvio Berlusconi ricoverato da 6 giorni per il contagio da Covid 19. Nel consueto bollettino pomeridiano il responsabile dell'U.O. di Terapia Intensiva generale e Cardiovascolare dell'IRCCS Ospedale San Raffaele è stato chiaro: «Tutti i parametri monitorati presentano valori molto confortanti».L'ex premier, 84 anni il 29 settembre, in ospedale con la diagnosi di polmonite bilaterale Sars-Cov-2 da coronavirus, era risultato positivo al tampone mercoledì scorso e insieme a lui i figli Luigi, 31 anni, Barbara, 36 anni e la compagna Marta Fascina. Anche la primogenita, Marina, due giorni fa è risultata positiva. Lo staff medico che segue Berlusconi ha comunque prescritto all'ex premier un periodo di assoluto riposo per battere nel minor tempo possibile l'infezione oltre a qualche altro giorno di monitoraggio all'interno della struttura ospedaliera. La stessa Marina, in isolamento anche lei nella sua casa milanese, ha chiesto di «evitare forzature». Ma il leader di Forza Italia ieri si è collegato telefonicamente con il gruppo parlamentare di FI riunito alla Camera: «È un virus terrificante che non auguro a nessuno, state attenti a tutto e mettete le mascherine. È l'esperienza peggiore della mia vita». Anche se, sempre parlando delle sue condizioni ha aggiunto: «Oggi è un momento di particolare benessere». Già due giorni fa, pensando alla campagna elettorale l'ex Cav già si era collegato prima con i senatori azzurri e poi durante un comizio di Forza Italia in Valle d'Aosta in cui aveva raccontato: «Sto lottando per uscire da questa infernale malattia, è molto brutta. Qui al San Raffaele hanno fatto migliaia di esami e io sono risultato tra i primi cinque per forza del virus. Ce la sto mettendo tutta e spero proprio di farcela e di riuscire a tornare in pista. Nonostante la carica virale record mi sto riprendendo. Il mio tampone ha una carica virale da record, la conferma che resto il numero uno».Ai deputati azzurri ieri Berlusconi ha assicurato di voler fare campagna elettorale l'ultima settimana prima del voto e poi ha lanciato il suo appello citando Platone: «È grande l'incertezza sul numero di votanti, per questo bisogna ricordare a tutti gli indecisi il monito di Platone a chi non voleva votare per il governo di Atene: 'Chi non va a votare si merita un governo di pericolosi incapaci...». Poi la carica ai suoi: «Dovete sentirvi superiori rispetto agli altri partiti perché siamo l'unico partito in Italia che possiede i valori propri della tradizione cristiana: l'unico partito che mette al centro la libertà, la giustizia; l'unico partito in Italia che ha i principi propri della civiltà occidentale. Siamo il partito dell'impresa e del lavoro». Per questo ha chiesto agli azzurri di presentare un programma articolato di riforme che pungoli il governo sul Recovery Fund.Continua a stare in isolamento Arturo Lorenzoni il candidato presidente del Veneto per il centrosinistra, positivo al Covid. Ha scritto su Facebook: «Nei giorni scorsi dopo il malore che mi ha colpito durante la conferenza con gli amici del Pd Venezia e il ministro Francesco Boccia, le immagini del mio capitombolo sono girate molto più veloci di quanto chiunque potesse immaginare. Mi sono chiesto se queste immagini, che mi mostrano in difficoltà, potessero essere un danno per la campagna elettorale. Ma poi con grande realismo mi sono detto che ciascuno di noi ha le sue fragilità e non deve vergognarsene».
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
Continua a leggereRiduci