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Dopo il kit per l’emergenza bellica l’Ue vuole plasmare gli eurobalilla

Dopo il kit per l’emergenza bellica l’Ue vuole plasmare gli eurobalilla
L’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas (Ansa)
  • Bruxelles mira a indottrinare i giovani usando l’agenzia anti bufale. Kallas rivendica il metodo della paura e ricatta Madrid: «Ha avuto tanti aiuti col Covid, sostenga il riarmo». La stampa italiana denigra i pacifisti.
  • Mosca: «Proposte americane inaccettabili». Pechino: «Tra noi e i russi un’amicizia che è destinata a durare». Lo zar invita il leader comunista alla parata del 9 maggio.

Lo speciale contiene due articoli.

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Beni russi, il Mes silura il papocchio. «Noi garanti? No, serviamo ad altro»
Vladimir Putin
Il portavoce del Meccanismo europeo di stabilità respinge la proposta di riformare il fondo per usare gli asset congelati. Il «Financial Times»: «L’idea è un rischio per la moneta unica». Volodymyr Zelensky domani va da Keir Starmer, Emmanuel Macron e Friedrich Merz.

Il Mes ha chiuso all’ipotesi di una riforma che lo renda uno strumento di garanzia nella condivisione dei rischi per quanto riguarda l’uso degli asset russi congelati. «Nel quadro del trattato del Mes, il Meccanismo può fornire supporto solo agli Stati membri dell’Eurozona che ne facciano richiesta e unicamente allo scopo di salvaguardare la stabilità finanziaria dell’area euro e dei suoi membri», ha dichiarato ieri un portavoce del Meccanismo europeo di stabilità.

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Ilva, le sigle smentiscono Emiliano sul futuro dell’impianto di Taranto
Michele Emiliano
L’ex governatore, dopo l’incontro con Adolfo Urso, aveva assicurato: l’acciaieria resterà attiva.

All’indomani del vertice al ministero delle Imprese sull’ex Ilva, presieduto dal titolare del Mimit, Adolfo Urso, le organizzazioni di metalmeccanici Fiom Cgil e Fim Cisl si dissociano dalla lettura fornita dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al termine dell’incontro di due giorni fa. Il governatore uscente aveva infatti affermato che «il piano della chiusura e della cassa integrazione è stato completamente ritirato».

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Genova, aperta indagine sugli scontri
Scontri a Genova (Ansa)
Informativa della Digos dopo i disordini davanti la prefettura. Ipotesi danneggiamento e resistenza. I delegati Uilm non hanno sporto querela per l’aggressione targata Fiom.

Gli scontri di giovedì a Genova hanno aperto due fronti: la guerra in strada e quella tra sigle sindacali. E mentre i delegati della Uilm devono ancora decidere se sporgere una querela per le aggressioni che hanno raccontato di aver subito a Cornigliano, la Procura di Genova ha già ricevuto un’informativa di reato dalla Digos per i tafferugli davanti la prefettura. Le ipotesi di reato segnalate: resistenza, minaccia e danneggiamento. È stata la seconda puntata di una settimana rovente per la vertenza dell’ex Ilva. I manifestanti non sono stati ancora identificati, ma gli impianti di videosorveglianza e i filmati raccolti sono in fase di analisi. L’immagine simbolo della manifestazione di giovedì è già diventata virale: i caschi gialli sbattuti con rabbia contro le grate metalliche usate per proteggere la Prefettura. Per abbattere la barriera è stato agganciato un cavo d’acciaio collegato a un muletto. Quel cavo, ritenuto un corpo del reato, è stato sequestrato.

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L’attacco agli operai di giovedì racconta la tensione della sigla per il crollo di rappresentanza nelle fabbriche. Dall’Ilva a Stellantis, da Iveco a Cnh fino alle roccaforti rosse nel Bolognese, il peso di Maurizio Landini sta precipitando.

Calci, pugni e sciopero ma non solo. La brutta storia che venerdì ha visto come epicentro Genova e i sindacati, con una ventina di persone riconducibili alla Fiom che hanno inseguito e picchiato 5 colleghi della Uilm colpevoli di non aver partecipato alla serrata per l’ex Ilva, racconta anche altro. Racconta di un Maurizio Landini che oltre a non condannare la violenza ha smarrito il controllo dei suoi in un’azienda e un territorio caldissimi. E dice di un segretario della Cgil che sta perdendo la fiducia dei lavoratori soprattutto lì dove le partite dell’occupazione sono complesse. Nelle fabbriche più ostiche, ma non solo.

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