A uno sguardo superficiale, viene da pensare che il bilancio non sia positivo, anzi. Le lotte femministe per la dignità e l’eguaglianza tramontano nei patetici casi delle attiviste da social pronte a ribadire luoghi comuni in video salvo poi dedicarsi a offendere e minacciare a telecamere spente. Si spengono, queste lotte antiche, nella sottomissione all’ideologia trans, con riviste patinate che sbattono in copertina maschi biologici appellandoli «donne dell’anno». Il femminismo sembra divenuto una caricatura, nella migliore delle ipotesi, o una forma di intolleranza particolarmente violenta nella peggiore. Ecco perché sul tema era necessaria una riflessione profonda come quella portata avanti nel volume Quel che resta del femminismo, curato per Liberilibri da Anna Paola Concia e Lucetta Scaraffia. È un libro ostile alla corrente e al pensiero dominante, che scardina i concetti preconfezionati e procede tetragono, armato del coraggio della verità. Che cosa resta, oggi, delle lotte femministe?
Carlotta Vagnoli (Getty Images)
Per oltre 23 mesi, Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene (candidata anche con Santoro) avrebbero perseguitato un uomo colpevole di avere una relazione parallela: «Lo dobbiamo mutilare».
(IStock)
La «Stampa» racconta la moda delle «eteropessimiste», pronte a unirsi a una donna perché sono state deluse dagli uomini. Che il femminismo ha svilito, innalzando steccati tra i sessi. Ipocrita lamentarsi adesso.
Chiara Pavan
La cuoca stellata Chiara Pavan si confessa a «Repubblica» e spiega che il «potere femminile» si annida davanti ai fornelli Il più classico dei luoghi comuni maschilisti viene così ribaltato senza tante spiegazioni. E avverte: «Chef? Chiamatemi cheffe».
2025-06-07
Donatella Isca: «Parità, carriera, autodeterminazione: sul femminile, basta dogmi progressisti»
La fondatrice di Donne di destra: «Le narrazioni dominanti svuotano di senso concetti fondamentali come la maternità».







