2025-11-06
Grana «Picchi» in Regione Lombardia. Maggioranza spaccata per un’inezia
Il sottosegretario di Fratelli d’Italia è stato sfiduciato per aver condiviso un post della Casa Bianca sull’eccesso di vaccinazioni nei bimbi. Più che la reazione dei compagni, stupiscono i 20 voti a favore tra azzurri e leghisti.Al Pirellone martedì pomeriggio è andata in scena una vergognosa farsa. Per aver condiviso a settembre, nelle storie di Instagram (che dopo 24 ore spariscono), un video della Casa Bianca di pochi minuti, è stata sfiduciata la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi, in quota Fratelli d’Italia. A far sobbalzare lorsignori consiglieri non è stato il proclama terroristico di un lupo solitario o una sequela di insulti al governo della Lombardia, bensì una riflessione del presidente americano Donald Trump sull’eccessiva somministrazione di vaccini ai bambini piccoli. Nessuno, peraltro, ha visto quel video ripostato da Picchi, come hanno confermato gli stessi eletti al Pirellone, eppure è stata montata ad arte la storia grottesca di un Consiglio regionale vilipeso e infangato.Per quella semplice condivisione, la sottosegretaria avrebbe approvato la politica vaccinale di Trump e del suo ministro della Salute Robert F. Kennedy Jr (odiatissimo a sinistra ma anche da una bella fetta di Forza Italia), meritandosi l’appellativo di no vax. Un’onta da lavare solo con la sfiducia, richiesta montata nelle ultime settimane come un’alta marea, portando in superficie miasmi che stagnavano anche all’interno della maggioranza. Il voto di sfiducia è stato puramente strumentale, a sinistra come a destra. Il delirio del Pd si commenta da solo. «Abbiamo atteso invano che la sottosegretaria Picchi smentisse le assurde affermazioni antiscientifiche e no vax diffuse pochi giorni fa via social, ma non abbiamo ottenuto né la ritrattazione né spiegazioni plausibili, quindi depositeremo una mozione di censura», tuonava a ottobre il capogruppo dem in Regione Pierfrancesco Majorino, primo firmatario della mozione che chiedeva di rimuovere la sottosegretaria. Dopo la seduta che l’ha approvata a scrutinio segreto, con 44 voti favorevoli e 23 contrari, il dem insisteva frignando: «Fontana prenda atto del voto e rimuova Picchi, perché affermazioni no vax non sono compatibili con ruoli di responsabilità in Regione Lombardia». Nella mozione veniva rimarcata la «palese e assoluta divergenza tra le posizioni del sottosegretario e il programma di governo regionale, che si concretizza anzitutto nel Piano regionale di sviluppo sostenibile e, quindi, nel Piano sociosanitario della Lombardia».Non ci sono state dichiarazioni da parte della sottosegretaria, nemmeno post in cui sostenga che i vaccini fanno male e non vanno dati ai bambini. Ha condiviso una segnalazione fatta dal presidente degli Stati Uniti, non l’incauta esternazione di qualche governatore della Transnistria, e per questo è stata messa alla gogna. I cosiddetti democratici sono così, animati da radicale intolleranza, sempre pronti a demonizzate e criminalizzare chi esprime un’opinione, o anche solo un like, ritenuto inaccettabile a sinistra. La strumentalizzazione, poi, è stata troppo ghiotta.L’autentica vergogna è però il comportamento tenuto dalla maggioranza al Pirellone. Fratelli d’Italia ha votato compatto contro la mozione, 20 consiglieri di maggioranza hanno votato a favore. «Quindi è evidente che gli alleati abbiano detto una cosa e ne abbiano fatta un’altra», ha dichiarato Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione Fdi. Per poi proseguire: «Siccome Fdi non ha mai fatto mancare né lealtà né generosità, bisogna capire esattamente cosa pensino gli alleati e se hanno intenzione di assicurare la stessa lealtà che abbiamo utilizzato noi nei loro confronti in ogni occasione». L’affondo è netto: «Il tema è sicuramente aperto, anche perché la Lombardia non è una Regione in cui non risiedono o che non frequentano persone di alto spessore politico dentro i partiti, quindi è difficile dire che di quello che accade in Lombardia non se ne accorgano i vertici di Forza Italia e della Lega, o che sia successo senza nessun legame con i responsabili dei partiti». La testa della sottosegretaria allo Sport dovrebbe saltare, dunque, per un’operazione condivisa da una fetta del centrodestra. Irritazione per la tematica no vax emersa? Le posizioni contro gli scettici sui vaccini Covid di elementi forzisti come la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli sono note, ma Federica Picchi non ha preso posizioni contro le vaccinazioni. È in atto una guerra interna per sconfessare «la linea nazionale che Fratelli d’Italia ha provato a imprimere al governo lombardo», come ha suggerito Onorio Rosati di Avs? «Un no alle sorelle Meloni», come esulta Majorino? Un messaggio in vista delle regionali? Donzelli lo smentisce: «Non sarebbe intelligente visto che stiamo governando insieme e siamo il primo gruppo consiliare in Regione».Per il capogruppo della Lega, Alessandro Corbetta, «censurare un libero pensiero di un esponente politico e la volontà di aprire un dibattito è sbagliato. Il sottosegretario Picchi dovrebbe essere valutato per il suo lavoro, non per un post sui social». Parole di buon senso, che in Aula non sono risuonate martedì.
Antonio Filosa (Stellantis)
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
Continua a leggereRiduci