2024-11-14
Ue spaccata. Pd e compagni boicottano Fitto
- Ursula von der Leyen (Ansa)
Nessun accordo per la nomina dei vicepresidenti della Commissione. La sinistra, compresa quella italiana, non accetta il nostro candidato. Giorgia Meloni: «Per i dem il Paese non merita la carica». Carlo Fidanza: «Vergognoso». E i popolari cassano Teresa Ribera.Nessuna intesa, l’Europa è in piena confusione. Potrebbe essere presto per parlare ma Ursula von der Leyen potrebbe aver fatto male i suoi calcoli perché le cose non stanno andando come aveva previsto. Non sono bastate le ore spese a cercare di trovare la quadra con i gruppi ieri. Le riunioni con popolari, socialisti e liberali sul dossier delle nomine dei sei candidati vicepresidenti auditi due giorni fa dalle commissioni competenti sono terminate con un nulla di fatto. «Non c’è stato accordo», hanno spiegato fonti parlamentari. Le conferme del gruppo dei commissari sono bloccate da veti incrociati sui nomi di Raffaele Fitto, candidato italiano conservatore, e di Teresa Ribera, candidata spagnola socialista. S&D chiede che a Fitto non venga affidato il ruolo di vicepresidente esecutivo della nuova Commissione, perché è visto come un riconoscimento politico dell’allargamento della maggioranza ai conservatori dell’Ecr che non ha votato per la riconferma della Von der Leyen presidente. Tra i socialisti siedono anche i deputati del Partito democratico che hanno chiarito che il nome di Fitto andrebbe anche bene, a non andare bene, appunto, sarebbe la vicepresidenza per l’Italia. «Abbiamo perso la pazienza. Se Ursula von der Leyen vuole fare la maggioranza con le destre di Afd, Fidesz e Rassemblement national, la faccia, ma dovrà spiegare che vuole fare un’alleanza con chi vuole distruggere l’Europa», ha rivelato una fonte di S&D. Se la Von der Leyen «non vuole togliere la vicepresidenza a Fitto, allora dovrebbe cambiare tutti i portafogli e dare un peso maggiore ai socialisti. Quello che ci si aspetta è che Von der Leyen parli, che dia un segnale forte. Se no ci sfiliamo e non escludiamo di votare contro l’intera Commissione in plenaria». A questo si aggiunge il giudizio sul candidato commissario ungherese Olivér Várhelyi dei Patrioti che verrà tenuto appeso assieme alla valutazione del pacchetto dei vicepresidenti. «Signore e signori, ecco a voi la posizione del gruppo dei socialisti europei, nel quale la delegazione più numerosa è quella del Pd di Elly Schlein: a Raffaele Fitto, commissario italiano, va tolta la vicepresidenza della Commissione che la presidente Von der Leyen ha deciso di affidare. L’Italia, secondo loro, non merita di avere una vicepresidenza della Commissione» il commento del premier Giorgia Meloni. Quella dei dem è una posizione «vergognosa» per il capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo Carlo Fidanza: «La posizione del Pd dovrebbe suscitare lo sdegno di chiunque, nelle istituzioni come nelle redazioni dei giornali, abbia a cuore l’interesse nazionale. Il governo Meloni ha indicato Raffaele Fitto come commissario perché i trattati attribuiscono ai governi nazionali la nomina dei commissari. Il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha negoziato con la presidente eletta Von der Leyen un ottimo portafoglio e la vicepresidenza esecutiva che, oltre ad attribuire all’Italia lo stesso rango di altre nazioni europee, consentirà al commissario italiano di supervisionare settori importanti come agricoltura, pesca, trasporti e turismo. Chi da settimane blatera di “spostamento a destra” della maggioranza e di altre amenità lo fa solo per nascondere l’unica, inconfutabile, realtà: chi rema contro la vicepresidenza italiana rema contro l’Italia e, pur di colpire Giorgia Meloni, è disposto a ridimensionare il peso della nostra nazione. Un atteggiamento che si commenta da sé». «Ora Meloni basta con le favolette» risponde l’eurodeputato del Pd, Dario Nardella. «Nel 2019 eri contro la nomina di Gentiloni a commissario europeo e organizzavi addirittura una protesta davanti a Palazzo Chigi. Oggi ci vuoi dire che bisogna votare Fitto senza se e senza ma perché altrimenti siamo contro l’interesse nazionale». Non solo Fitto. È grave lo scontro che si è consumato durante l’audizione del vicepresidente designato Ribera con il Ppe e le destre che l’hanno attaccata accusandola di corresponsabilità nei ritardi e nell’inefficacia dell’intervento del governo nell’alluvione di Valencia. Le condizioni dettate dai popolari per la conferma di Ribera sono due: presentarsi prima al Congresso spagnolo per riferire sull’alluvione a Valencia (l’audizione dovrebbe avvenire mercoledì 20 novembre) e impegnarsi a rassegnare le dimissioni nel caso di un rinvio a giudizio per eventuali responsabilità nell’esercizio delle sue funzioni da ministro a Madrid. «È Manfred Weber (il capogruppo Ppe, ndr) che ha rotto l’accordo» ha commentato il presidente di S&D, la spagnola Iratxe García Pérez accusandolo di aver abbracciato le destre e minacciando di non votare la Commissione Von der Leyen. I liberali accusano socialisti e popolari di essere irresponsabili e di mettere a rischio il progetto centrista. «La leadership del Ppe», recita un comunicato del gruppo S&D, «ha infranto l’accordo politico delle forze democratiche europeiste al Parlamento europeo per seguire un’agenda distruttiva del Partido popular spagnolo che attacca la vicepresidente esecutiva designata Teresa Ribera». Sulla stessa linea i verdi che accusano i popolari di irresponsabilità e chiedono di rimescolare il portafoglio del commissario Varhelhyi e di ritirare la vicepresidenza assegnata a Fitto. I prossimi passaggi sono il via libera ai sei vicepresidenti e al commissario ungherese e poi il voto in seduta plenaria a Strasburgo. Lì lo scrutinio sarà segreto, non si escludono quindi amare sorprese.