2021-12-16
L’Ue non ci sequestra più le abitazioni ma uccide il mercato degli immobili
Il vice presidente della Commissione europea, Frans Timmermans (Ansa)
Dalla direttiva sulla classe energetica salta il divieto di vendita. Restano gli obblighi «green» che faranno svenare i proprietari.La Commissione ha varato le proposte per passare ai combustibili rinnovabili.Lo speciale contiene due articoli.È chiaro che il vice presidente Frans Timmermans ci vede un po’ con l’anello al naso. Per carità, spesso gliene diamo adito. Non in questo caso, però. Ieri, annunciando le novità della direttiva sulle performance energetiche degli edifici ha, a un certo punto, interrotto lo «speech» in lingua inglese per passare all’italiano. «Bruxelles non vi dirà che non potete vendere la vostra casa se non è ristrutturata e nessun burocrate di Bruxelles confischerà la vostra casa. Il patrimonio culturale è protetto e le case estive sono esentate», ha detto Timmermans, con l’obiettivo di tranquillizzare gli italiani. Nessun divieto di vendita o affitto se non c’è lo standard minimo consentito, «ma», ha concluso, «spetterà ai singoli Stati decidere come imporre gli obblighi». E il gioco sta infatti tutto qui. È sicuramente peggio violare la proprietà privata, ma intervenire con regole sovietiche (seppur ammantate di ecologismo pruriginoso) significa abbattere il valore del bene e devastare il mercato. Il nostro mercato immobiliare. Infatti, le finte rassicurazioni di ieri non lasciano certo tranquilli. A iniziare dal semplice fatto che nella versione iniziale del documento, ufficializzato ieri, il divieto di vendita per le case in classe energetica G era scritto nero su bianco. Se è saltato bisogna ringraziare Confedilizia e il suo presidente Giorgio Spaziani Testa che ha sollevato un polverone non da poco. All’associazione e alle gemelle europee si deve infatti il battage, la sana lobby di pressione politica, perché il cappio non venisse stretto attorno al collo dei proprietari immobiliari. Forse per questo il vice presidente Ue ha tenuto a cambiare idioma e passare all’italiano.Per il resto nessuno pensava a confische manu militari sebbene il trend di odio nei confronti della proprietà privata ci porti a non escludere nulla a priori. Superato questo ostacolo, purtroppo la direttiva resta ancora in salita. In sintesi, l’Europa ha deciso che l’obiettivo è arrivare alle zero emissioni entro il 2050. In particolare a partire dal 2030 nessun edificio residenziale potrà avere una classe energetica pari a G. La peggior classe dovrà essere la F almeno fino al 2033 quando il gradino sarà innalzato alla E. Se l’obbligo venisse applicato domani, circa 20 milioni di edifici su un totale di 74 si troverebbero fuori legge. Se il parametro fosse la classe E, il numero salirebbe a circa 30. Inoltre, la direttiva aggiunge un altro dettaglio che si somma ad altre restrizioni dirette a quel 15% di immobili considerati inquinanti. A partire dal 2027 saranno messe al bando le caldaie a combustibile fossile e dal 2040 quelle a gas. «La decisione di vietare le caldaie alimentate a combustibili fossili spetta agli Stati membri», ha detto come Pilato la commissaria Kadri Simson, «quello che noi facciamo è mettere a disposizioni le basi legali nel caso in cui i Paesi vogliano introdurre tale divieto». La proposta chiede espressamente agli Stati membri di non concedere più «incentivi finanziari per l’installazione di caldaie a combustibili fossili a partire dal 2027». Tutti divieti e obblighi che sfoceranno o in nuove tasse o in limitazioni di mercato. A oggi nessuno sa, però, quanto questa asticella possa costare al Paese. Dieci o forse 15 miliardi all’anno per interventi di bonifica e ristrutturazione edilizia? Forse sì, ma non ci sono statistiche. Nemmeno siamo in grado di capire quanto costerebbe ai governi in tema di bonus o superbonus.Nessun governo dovrebbe mai accettare norme senza calcolarne ex ante i costi e i disagi. Tanto più l’Italia. Per un Paese in sofferenza de deficit e da debito come il nostro si tratta di obiettivi non sostenibili. La maggior parte dei proprietari probabilmente non sarà in grado di tenere il passo e sarà costretto a vendere o a svendere. «C’è poi un tema di fattibilità», spiega Spaziani Testa contattato telefonicamente, «ci sono località di montagna dove sarà molto difficile aderire ai parametri. Ma i problemi si scopriranno anche in città. Numerosi edifici presentano un gran numero di balconi e non è certo possibile immaginare di chiuderli per stendere ovunque tappeti termici solo per rientrare nei parametri». E non è un paradosso quello sollevato dal presidente di Confedilizia. È purtroppo ciò che accade quando la burocrazia cala dall’alto senza tenere conto delle diversità e della realtà economica di un Paese. Nel nostro caso non è difficile immaginare che gli effetti della transizione ecologica siano proprio mirati a un drastico cambio di passo nelle logiche economiche. Le auto elettriche che garantiscano funzioni superiori a quelle di un monopattino costeranno cifre irraggiungibili per il 90% della popolazione, la quale sarà costretta ad abbracciare la sharing economy. Auto in condivisione o a consumo. Lo stesso potrebbe accadere agli immobili. Ricordiamo che con il 2026 il catasto sarà digitale e valorizzerà non solo la rendita ma anche il valore patrimoniale. Sarà possibile per i fondi specializzati entrare a gamba tesa sul nostro mercato che a quel punto sarà trasparente e valutabile con un semplice data base. È altrettanto banale immaginare che chi non ha liquidità o equity per gestire i propri beni, pur di mantenerne l’uso, dovrà cedere la proprietà. Si tratta di un trasferimento di ricchezza bello e buono. Attenzione, certe strade una volta intraprese non si possono più deviare.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ue-sequestra-abitazioni-mercato-immobili-2656047799.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="oltre-agli-acquisti-comuni-di-gas-bruxelles-apre-la-via-dellidrogeno" data-post-id="2656047799" data-published-at="1639616190" data-use-pagination="False"> Oltre agli acquisti comuni di gas Bruxelles apre la via dell’idrogeno Come anticipato qui, la Commissione ha varato ieri le proposte per passare dal gas naturale fossile a quello rinnovabile e anche per regolamentare l’utilizzo dell’idrogeno su scala europea. Il vero problema, però, è che potrebbe essere troppo tardi: queste novità andavano introdotte molto tempo fa. Stando a quanto proposto ieri, le regole del mercato saranno applicate in due fasi, prima e dopo il 2030, e riguardano in particolare l’accesso alle infrastrutture dell’idrogeno e del gas, la separazione delle attività di produzione e trasporto dell’idrogeno e la determinazione delle tariffe. Per l’idrogeno, verrà quindi creata una nuova struttura di governance nella forma della «rete europea di operatori di rete» per promuovere un’infrastruttura dedicata, il coordinamento transfrontaliero e la costruzione di reti di interconnessione ed elaborare regole tecniche specifiche. Le nuove regole, spiega la Commissione, faciliteranno anche l’accesso dei gas rinnovabili e a basse emissioni di carbonio alla rete del gas già esistente, eliminando le tariffe per le interconnessioni transfrontaliere e abbassando le tariffe nei punti di immissione. Sarà inoltre creato un sistema di certificazione per i gas a basse emissioni di carbonio per assicurare ai Paesi membri dell’Ue interessati la parità di condizioni nella valutazione dell’intera «impronta» delle emissioni di gas a effetto serra. Se accolta da Parlamento e Consiglio, il complesso della proposta comunitaria stabilirebbe un nuovo quadro giuridico per garantire standard di misurazione più elevati e comunicazione e verifica delle emissioni di metano. Verrebbe anche richiesto alle aziende di misurare e quantificare alla fonte le proprie emissioni di metano a livello di asset e di condurre indagini complete per rilevare e riparare le perdite di metano nelle loro operazioni. Inoltre, la proposta vieta le pratiche di sfiato e flaring (quelle che prevedono di bruciare senza recupero energetico il gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio), quelle che rilasciano metano nell’atmosfera, tranne in circostanze ben definite. Gli Stati membri dovrebbero anche stabilire piani di mitigazione, misurando anche il metano presente nelle miniere abbandonate e nei pozzi inattivi. Come secondo passo, per affrontare efficacemente le emissioni di combustibili fossili importate lungo la catena di approvvigionamento verso l’Europa, la Commissione avvierà anche un dialogo diplomatico con i partner internazionali e riesaminerà il regolamento sul metano entro il 2025 al fine di introdurre misure più rigorose sui combustibili fossili importati, una volta che tutti i dati saranno disponibili. La commissaria Kadri Simson ha sintetizzato così il primo dei quattro obiettivi principali della Commissione: «Stabilire il quadro per un mercato europeo dell’idrogeno e consentire lo sviluppo di una rete infrastrutturale, che renderà l’Ue la prima regione al mondo con un quadro normativo chiaro e lungimirante per l’idrogeno, con l’obiettivo di avere entro il 2030 un mercato dell’idrogeno competitivo, aperto e dinamico». Il secondo obiettivo, continua, «è rendere più facile l’accesso alla rete del gas esistente per i gas rinnovabili» e, come terzo obiettivo, eliminare progressivamente il gas fossile. Il quarto obiettivo è focalizzare l’attenzione dei consumatori sia su quanto concerne l’informazione sulle scelte energetiche, sia sulla protezione delle fasce più vulnerabili della popolazione.