2025-10-11
La Ue ha ostacolato la pace a Gaza
Ursula von der Leyen (Getty Images)
Il capo dello Stato ripropone il solito elogio dell’Unione come garante di diritti e libertà. Ma su Gaza l’Europa è stata deleteria. E i negoziati stavano per fallire proprio quando Macron ha preso l’iniziativa per i due Stati.Pd e Lgbt non hanno capito: ancora in piazza. Cortei e occupazioni annunciati in tutta Italia con toni bellicosi, benché le armi finalmente tacciano. Democratici e Cgil si accodano dove possono, mentre l’Arcigay benedice le manifestazioni, nonostante la violenta omofobia di Hamas e sodali.Lo speciale contiene due articoli.Il successo diplomatico di Washington, con il piano di pace di Donald Trump per Gaza che ha ottenuto l’appoggio di tutte le parti in causa e che si avvia ad essere attuato in concreto, lascia l’Europa, o meglio l’Unione europea, appesa al nulla di una posizione fuori tempo massimo e senza fondamenta. Naturalmente, siamo solo al primo di una lunga e complessa serie di passi: molte cose devono ancora essere chiarite e ci sono diverse incognite nel processo di pace. Ma ciò che fino a una settimana fa sembrava irrealizzabile, ovvero un cessate il fuoco (attivo da ieri) e il rilascio degli ostaggi israeliani, è diventato improvvisamente realtà. Nella trattativa tra Israele e Hamas l’Unione europea non ha avuto alcun ruolo nel giungere ad un accordo, anzi. Il coordinamento e la regia della trattativa sono stati americani, con gli inviati Steve Witkoff, Jared Kushner (già architetto degli Accordi di Abramo) e il segretario di Stato Marco Rubio, che ha gestito il canale diplomatico con Israele e Qatar. Lo stesso Qatar, l’Egitto e la Turchia sono state parti diligenti delle trattative, mentre l’Ue è stata informata a cose fatte.La conferenza di Parigi del 9 ottobre è stata organizzata in realtà prima della notizia dell’accordo, allorquando il 22 settembre il presidente francese Emmanuel Macron aveva annunciato all’Assemblea generale dell’Onu di voler convocare una conferenza internazionale per sostenere la soluzione dei due Stati. L’incontro era stato giudicato «inutile, dannoso e organizzato alle spalle di Israele» dal ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar, ed ora sappiamo perché. Il segretario di stato americano Rubio non si è fatto vedere a Parigi, mentre la conferenza correggeva il tiro in corsa e si tramutava in una specie di incontro operativo per decidere sui prossimi passi.L’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, l’estone Kaja Kallas, ha cercato, dopo la notizia dell’accordo, di salire sul carro dei peacemaker. Senza citare Trump, la cui diplomazia ha portato a casa il risultato mentre l’Ue non toccava palla, ha rilasciato una dichiarazione tutta miele: «L’accordo sulla prima fase dell’intesa di pace per Gaza segna un importante passo avanti. Si tratta di un risultato diplomatico di grande rilievo e di una reale opportunità per porre fine a una guerra devastante e liberare tutti gli ostaggi. L’Ue farà tutto il possibile per sostenerne l’attuazione». Si tratta della stessa Kallas che poche settimane fa proponeva al Consiglio di mettere i dazi alle merci provenienti da Israele, sospendendo le disposizioni commerciali contenute nell’Accordo di associazione Israele-Ue. Ed è la stessa Kallas che nel giugno scorso affermò che se fosse stato per lei avrebbe sanzionato Israele: «Se spettasse a me decidere personalmente io una decisione la prenderei ma non lo posso fare perché rappresento 27 Stati membri e serve l’unanimità», aveva dichiarato al Parlamento europeo.Non a caso a Washington non hanno preso bene l’atteggiamento europeo, o meglio quello di alcuni leader europei. Il riferimento è soprattutto al ruolo di Macron e all’intralcio ai negoziati che è derivato dalle posizioni del leader francese. In una intervista televisiva, Rubio è stato molto chiaro: il riconoscimento dello stato della Palestina da parte di alcuni Paesi europei ha reso più difficile arrivare alla pace, che si sarebbe potuta raggiungere ben prima. Il proclama di Macron, cui hanno dato seguito altri Paesi, ha dato ad Hamas la sensazione di aver raggiunto un obiettivo importante e ha rallentato il dialogo. Rubio ha detto testualmente: «I colloqui con Hamas sono precipitati il giorno in cui Macron ha preso la decisione unilaterale di riconoscere uno stato palestinese. E poi ci sono stati altri Paesi che hanno detto: se non ci sarà un cessate il fuoco entro settembre riconosceremo uno Stato palestinese. Beh, se io fossi Hamas concluderei: non facciamo un cessate il fuoco, perché possiamo essere premiati e possiamo rivendicarlo come una vittoria. Quindi quei messaggi, sebbene largamente simbolici, hanno un significato importante, in realtà hanno reso più difficile ottenere la pace e raggiungere un accordo con Hamas, si sono sentiti incoraggiati».Suona quindi poco centrato il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al quarantesimo Convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dedicato all’Unione europea a confronto con la Costituzione della Repubblica italiana e diffuso ieri.«Il ruolo dell’Unione europea», ha detto con tempismo quantomeno infelice il capo di Stato, «è più che mai cruciale perché abbiano più forza a livello internazionale la promozione della pace, il rispetto dei diritti umani, la garanzia delle libertà fondamentali, la vigenza dello Stato di diritto, elementi fondamentali di un ordine che possa garantire il futuro della dignità dell’umanità».Quanto a dare forza alla promozione della pace, la vicenda della guerra a Gaza dimostra piuttosto che l’Unione è ininfluente quando non dannosa, come ha spiegato Rubio.Si può anche ragionevolmente pensare che Trump non meritasse il premio Nobel per la pace. Ma certamente l’Ue non può neppure figurare tra i candidati.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ue-ostacolato-pace-a-gaza-2674175303.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="pd-e-lgbt-non-hanno-capito-ancora-in-piazza" data-post-id="2674175303" data-published-at="1760159481" data-use-pagination="False"> Pd e Lgbt non hanno capito: ancora in piazza Sono come gli irriducibili della Jihad islamica, non vogliono arrendersi di fronte all’accordo approvato. Hamas ha accettato le condizioni della prima fase del piano di pace, i prigionieri verranno rilasciati, l’esercito israeliane si ritirerà ma i pro Pal italiani restano trincerati. Il dramma finale deve compiersi, il conflitto non si può fermare e per questo continuano a organizzare manifestazioni. «Possiamo solo immaginare il peso che in questo momento grava sulle spalle di chi sta trattando con gli assassini. La pace eterna di cui parla il fascista Trump è immaginata come una pace tombale per il popolo palestinese che si vuole privare di ogni diritto […] Ogni parola di quella proposta di “pace” significa pacificazione, normalizzazione e riconoscimento dell’oppressione coloniale sionista sulla terra palestinese», recita il delirante appello al corteo di oggi a Milano.«Concentramento Porta Venezia con termine in Piazza della Scala» per dire «Stop agli accordi con l’entità sionista». Gli organizzatori affermano che «parlare ancora del 7 ottobre ci sembra un insulto nei confronti delle centinaia di migliaia di martiri palestinesi di ogni età». Non ci sono margini per le trattative nei loro proclami, diffidano della tregua, la «Resistenza» riguarderebbe solo la Palestina e Israele rimane il male assoluto da abbattere. Le mobilitazioni pro Pal proseguono come se nulla fosse cambiato nello scenario medio orientale. E rimane occupata la sede di via Conservatorio della Statale di Milano, che ospita la facoltà di Scienze politiche, dopo l’azione organizzata lunedì sera dal collettivo studentesco Rebelot. «Costruiamo l’embargo popolare contro Israele», è uno dei loro mantra.Sempre sulle barricate anche in Emilia Romagna. «Questo sabato alle 15, i tre cittadini bolognesi che hanno preso parte alla Global Sumud Flotilla guideranno il corteo, che partirà da piazza dei Martiri, per manifestare il nostro sostegno alla Palestina», annuncia il presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia, Yassine Lafram con le attiviste Sara Masi e Irene Soldati. «Le parole d’ordine sono chiare: “Sia una pace giusta per la Palestina” e ”Mai più genocidi”», prosegue il comunicato che invita a una larga partecipazione. Sarà presente anche la portavoce della spedizione, Maria Elena Delia. L’appello a partecipare al corteo ha trovato subito l’adesione della Camera del lavoro di Bologna. «Noi ci siamo e ci saremo», conferma la Cgil. Duro invece il commento del capogruppo in Comune della Lega, Matteo Di Benedetto: «Lo dicano chiaramente: sono a favore del conflitto? Vogliono a tutti i costi una guerra contro Israele? L’odio verso Israele è così forte da superare persino il desiderio di pace?».Torino non è da meno e per invitare alla lotta contro Israele si fa pure uso dell’asterisco che opacizza le desinenze maschili e femminili. «Tutt* liber*. Palestina libera», bombarda sui social il coordinamento Torino per Gaza. «Continuare a lottare uniti è l’unica risposta che abbiamo», si legge nel comunicato che richiama attivisti in piazza Castello, oggi pomeriggio alle ore 15.Usano toni sprezzanti nei confronti di Digos e Procura, che ieri hanno disposto dieci misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, violenza privata aggravata e danneggiamento durante manifestazioni. «Davanti all’esplosione di un movimento popolare determinato e di portata storica come quello che abbiamo chiamato “blocchiamo tutto”», nulla ci potrà fermare, fanno sapere.Ci si mettono pure i partigiani. La sezione Anpi di Sant’Anastasia, nel Napoletano, ha invitato tutti a prendere il microfono questa mattina, alle 10.30, in Piazza IV novembre per fare sentire «il proprio grido di ribellione a questa situazione ormai arrivata all’apice». Ma non c’è un’importante trattativa di pace in corso? Macché, gli organizzatori insistono con Palestina libera e che l’iniziativa «non servirà nell’immediato, ma sarà necessaria a sensibilizzare».Prontamente hanno aderito Pd, Sinistra Italiana di Pomigliano d’Arco, Cobas e Spi Cgil, oltre a numerose altre associazioni. Partecipa pure la comunità parrocchiale di Santa Maria La Nova con don Tommaso Lucania. La Federazione Toscana del P.Carc (Partito dei comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo) chiama i cittadini a partecipare al corteo di oggi pomeriggio dal titolo «Firenze contro la guerra, fuori la Nato dalla nostra terra», nel contesto di «fermento delle grandi mobilitazioni degli scorsi giorni in solidarietà al popolo palestinese e alla Global Sumud Flotilla». Perché il comando Nato nella caserma Predieri di Rovezzano «può di fatto collaborare attivamente e strategicamente per assecondare le attenzioni dello stato sionista di Israele su tutta l’area mediterranea».«No a bandiere politiche, marceremo solo con quelle della Palestina», dichiarano le comunità arabo-islamiche del Veneto che si ritrovano questo pomeriggio a Padova, tra piazzale Stazione e piazza Mazzini.A proposito di bandiere, il vice presidente di Arcigay Roma, Pietro Turano ha difeso la partecipazione delle associazioni Lgbtqia+ alla manifestazione nazionale per la Palestina di sabato scorso. Sempre che sia vero che «in territori come quello palestinese le persone queer non sono ben viste e vengono persino assassinate dalle loro stesse comunità, mentre Israele è una democrazia che tutela i diritti delle persone gay, lesbiche, trans», scriveva su Domani, il suo è un no all’arcobaleno che «diventa un lasciapassare per chi bombarda, arresta, confina, umilia».