2025-10-11
Il Nobel a Machado, pasionaria anti Maduro
Maria Corina Machado Parisca (Ansa)
Decisione che mette in crisi il governo venezuelano, collegato a Iran e Hezbollah. Premio dedicato a Donald Trump.Maria Corina Machado Parisca, leader dell’opposizione venezuelana, è la vincitrice del Premio Nobel per la Pace del 2025. Si tratta di una decisione a sorpresa che ha un preciso significato anche politico per il Paese sudamericano e per gli equilibri internazionali. La cosiddetta lideresa vive in clandestinità da oltre un anno, ma non ha mai voluto lasciare il Venezuela per continuare a lottare contro il regime dittatoriale di Nicolas Maduro. La Machado ha stravinto le primarie di Plataforma Unitaria nel 2023, la coalizione politica di opposizione, aggiudicandosi oltre il 90% delle preferenze, ma il Tribunale supremo di Giustizia ha invalidato la sua candidatura bloccandola per tre anni con l’accusa di essere nemica della nazione. Alle presidenziali del 2024 Maria Corina Machado è comunque stata l’anima della campagna del candidato dell’opposizione Edmundo Gonzalez Urrutia a cui è stata rubata la vittoria dai brogli di Nicolas Maduro. Gonzalez Urrutia vive in esilio in Spagna da allora, ma la Machado insieme ai suoi fedelissimi continua a lottare. Questo premio assegnato alla «libertadora», il suo soprannome in omaggio al libertador Simon Bolivar, ha fatto esplodere di gioia tutti gli oppositori del regime madurista. «Questa è la lettera di sfratto per Nicolas Maduro - grida a gran voce Delsa Solorzano, braccio destro di Maria Corina Machado e capo di un partito alleato alla pasionaria - il Venezuela finalmente vede la luce in fondo al tunnel. Sono anni che veniamo perseguitati da questo regime sanguinario che ha rubato le elezioni al legittimo presidente Gonzalez Urrutia. Maria Corina rischia la vita tutti i giorni, Edmundo (il presidente ndr) si è dovuto rifugiare in Spagna ed anche io sono stata minacciata di morte più volte. A Caracas il popolo è prigioniero di una gabbia di terrore, dove chiunque faccia opposizione viene arrestato e perseguitato. Non abbiamo diritti, durante la campagna presidenziale dello scorso anno ogni comizio era bloccato dalla polizia, chiunque ascoltava veniva identificato e nei giorni seguenti riceveva una visita dalle forze dell’ordine. Viviamo nella paura e nella miseria, il Venezuela è una grande nazione, ma non riesce a liberarsi. Al voto il 70% del popolo ha detto basta al chavismo e al madurismo, ma la comunità internazionale ha fatto troppo poco per condannare la truffa elettorale. Non basta non riconoscere Maduro come presidente, serve agire per costringerlo ad andarsene insieme alla sua banda criminale. Nicolas Maduro adesso e Hugo Chavez prima hanno completamente distrutto l’economia del Venezuela svendendoci ai loro amici pur di fare soldi. Russia, Cuba, Iran e i terroristi di Hezbollah qui fanno affari d’oro saccheggiando le nostre ricchezze, tutto con il benestare di Nicolas Maduro, un criminale internazionale. Ha collegamenti anche con il narcotraffico sia venezuelano che colombiano, arma e protegge i trafficanti di droga che hanno i loro santuari nella foresta del Venezuela. Usa i fondi governativi per finanziare la guerriglia in Colombia, destabilizzando i paesi vicini, lui è un pericolo per tutto il nostro continente. Gli Stati Uniti hanno aumentato la taglia su di lui, portandola addirittura a cinquanta milioni di dollari, perché è ormai il capo di un cartello criminale, ma questa notizia potrebbe distruggere il suo nefasto potere. Serve una spallata decisiva altrimenti non sarà possibile abbattere un potere così cronicizzato e profondo come quello che Maduro ha creato nella nostra nazione». Questo riconoscimento da forza all’opposizione venezuelana che le forze di sicurezza governative perseguitano da anni e che adesso potranno sfruttare questa grande vetrina internazionale. Singolare che proprio il governo di Caracas, poche ore prima dell’assegnazione del Nobel, avesse richiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per quella che ha definito una grave escalation di aggressioni da parte degli Stati uniti dopo il recente dispiegamento militare nel Mar dei Caraibi, una mossa per bloccare un’eventuale corsa di Trump al premio. La risposta da Oslo, questo è l’unico Nobel che si assegna fuori dalla Svezia, è stata Maria Corina Machado, pasionaria anti-comunista, vicina ai repubblicani americani e pronta ad aprire il suo Paese proprio agli Stati Uniti di Donald Trump, al quale ha dedicato il premio. Da Mosca, l’Havana e Teheran non è arrivata nessuna presa di posizione ufficiale, così come dal governo di Caracas che con il ferreo controllo della stampa non darà nessuno spazio nazionale a questa notizia, potenzialmente deflagrante. Ma per Nicolas Maduro adesso tutto potrebbe cambiare e nonostante la delusione per la mancata vittoria di Trump, Washington sa bene che un nemico nel cosiddetto «cortile di casa» ha subito un colpo gravissimo.
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