2025-10-11
La Bei taglia le scuole per finanziare la Difesa
Un Leopard «Frankenstein» con il sistema d'arma Oerlikon Skyranger come quelli che saranno prodotti a Roma da Rheinmetall
La Banca europea degli investimenti annuncia di voler aumentare la quota di prestiti nel settore bellico: un aiuto alla Von der Leyen che sogna il «muro anti Putin». Intanto Rheinmetall produrrà droni militari in Sardegna e i carri armati «Frankenstein» a Roma.Una banca istituzionale cambia il proprio regolamento per finanziare, fatto non previsto fino a oggi, la creazione dell’ormai famoso «muro antidroni» vaticinato a più riprese dall’Unione europea. Quasi contemporaneamente Rheinmetall, il colosso tedesco della Difesa, annuncia che fornirà altri sistemi militari all’Ucraina, finanziati da un misterioso Paese Ue (non è stato rivelato il nome) con i proventi derivanti dai beni russi congelati sui quali da tempo si dibatte il destino.Nelle ultime ore, la sterzata bellicista di istituzioni europee e Germania ha avuto una doppia accelerazione. La prima è arrivata dalla Banca europea degli investimenti (Bei) che si è detta pronta a sostenere i Paesi Ue nel finanziamento della difesa antidroni di Mosca, il «muro» proposto dalla Commissione di Ursula von der Leyen. Lo ha messo nero su bianco il direttore dell’istituzione, Nadia Calviño, in una lettera inviata al presidente del Consiglio europeo, António Costa, nella quale si promettono «milioni di euro» nel famoso, o famigerato, «muro volante» anti Putin. «Stiamo lavorando all’individuazione di azioni mirate per sostenere con urgenza iniziative volte a proteggere la nostra popolazione, le nostre città e le infrastrutture critiche dai droni nemici», ha scritto il 7 ottobre la Calviño. Provando, così, a sciogliere lo stallo alla messicana in cui si ritrovano da tempo i Paesi Ue su come finanziare il progetto di riarmo targato Ursula: alcuni vorrebbero che i miliardi arrivassero (in più) dall’Unione, altri che fossero i singoli Stati a finanziare l’elmetto della baronessa.La Bei, in questa empasse, propone una terza via: i prestiti. La Banca ha da poco modificato le sue regole di prestito per consentire anche investimenti nel settore militare. Prima, infatti, gli obiettivi che la Bei poteva sostenere erano: sviluppo regionale, reti di trasporto, telecomunicazioni, energia, innovazione, ambiente e clima, salute e istruzione. A luglio, però, le smanie guerriere della Von der Leyen e dell’asse franco-tedesco sono state evidentemente recepite anche dalla Bei, che si era detta pronta a finanziare la produzione di equipaggiamenti per la Difesa. Solo quest’anno, la Bei ha concentrato il 3,5% della sua potenzia di fuoco economica nel settore: una cifra vicina ai 3,5 miliardi di euro. L’obiettivo per l’anno prossimo, si legge nella lettera della Calviño, è di aumentare tale quota: «Mentre la Commissione europea porta avanti la sua tabella di marcia per la prontezza della Difesa, siamo pronti a mettere a disposizione la nostra competenza e le nostre risorse per garantirne il successo nell’attuazione», prosegue la lettera. Il dossier del muro antidroni tornerà al centro del vertice del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre, quando i leader discuteranno le questioni più sensibili, a partire dalla copertura finanziaria. E l’apertura della Bei rappresenta il classico portafoglio gonfio di denaro trovato «casualmente» sulla strada che porta al riarmo.Un portafoglio molto simile lo ha trovato anche Kiev. Rheinmetall ha, infatti, annunciato che fornirà all’Ucraina «ulteriori sistemi di difesa aerea Skyranger 35 basati sul Leopard 1», per un valore di 3 milioni di euro. Si tratta di un carro armato tedesco, frutto della conversione dei vecchi modelli Leopard 1 in mezzi, capace di intercettare e distruggere missili e sciami di droni e per questo soprannominato «Frankenstein». A spaventare non è solo il nome del «mostro» corazzato, ma anche il suo finanziatore: un misterioso Paese Ue «attraverso i proventi derivanti dai beni russi congelati. La produzione e l’integrazione dei sistemi saranno eseguite da Rheinmetall Italia presso la sua sede centrale di Roma», si legge nel comunicato ufficiale dell’azienda (attivissima nelle ultime ore: ha annunciato anche la decisione di ampliare la sua produzione in Sardegna avviando anche il settore dei droni da combattimento nell’area di Musei, a Domusnova, con un portafoglio di ordini che ammonta a oltre 200 milioni di euro, e anche di aver ricevuto dalle forze armate tedesche una maxi commessa per 600 blindati antidrone da 9 miliardi di euro, con consegna nel 2030).Ora, va da sé che è quantomeno bizzarro che uno Stato europeo regali anonimamente dei carri armati attraverso a sede italiana di un colosso della Difesa tedesco a una nazione in guerra. Una carenza di trasparenza che fa impressione per la facilità con cui viene comunicata. E sorprende ancora di più la nonchalance con cui Rheinmetall rende pubblico che il costo dei «Frankenstein» sarà coperto dai proventi dei beni russi congelati. Si tratta, in totale, di circa 200 miliardi di euro, gran parte dei quali fermi in un deposito titoli in Belgio, l’Euroclear. Fino a questo momento, Kiev ha potuto contare sul trasferimento dei soli interessi generati dal capitale immobilizzato. Ma, dopo tre anni e mezzo di guerra e con la presidenza Trump che ha rallentato e di molto la concessione di aiuti all’Ucraina, quel patrimonio congelato inizia a far gola a molti.Proprio ieri all’Ecofin i ministri dell’Economia europei hanno parlato della possibilità di erogare a Kiev un prestito utilizzando i beni russi sotto ghiaccio. Per Valdis Dombrovskis, commissario europeo all’Economia, «abbiamo chiarito importanti questioni». Sarà, ma le divisioni restano, con l’Italia in posizione più che guardinga. Volodymyr Zelensky farebbe carte false per usufruire di quella montagna di denaro e lo ha ripetuto anche ieri al presidente della Bce, Christine Lagarde. Qualcuno si è già mosso per regalare un nuovo gingillo bellico (tedesco) a Kiev, dunque. Facile farlo, con i soldi degli altri.
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)
Mario Venditti. Nel riquadro da sinistra: Oreste Liporace e Maurizio Pappalardo (Ansa)