Al margine del paesino c’è un campo di una trentina di metri scoperti al nemico in piena esposizione. Trenta passi fatali ci dividono dalle trincee, da qui si corre dietro all’ufficiale di collocamento che va a controllare i cambi di unità. Inizia la prima parte della roulette a cui sono sottoposti tutti i giorni questi uomini.
Al margine del paesino c’è un campo di una trentina di metri scoperti al nemico in piena esposizione. Trenta passi fatali ci dividono dalle trincee, da qui si corre dietro all’ufficiale di collocamento che va a controllare i cambi di unità. Inizia la prima parte della roulette a cui sono sottoposti tutti i giorni questi uomini.A piedi si percorre un tratto di strada tra le case di un villaggio. Le pozze di acqua formatesi dai crateri sulla strada sono ghiacciate, cosi come il fango. Si cammina molto meglio la mattina perché durante la giornata il ghiaccio si scioglie grazie alle temperature più miti durante il giorno.Il suono delle mitragliatrici è sempre più forte, interrotto ogni tanto da qualche esplosione, con un buon microfono si registrerebbe la colonna sonora di un film di guerra senza bisogno di riprodurla, è l’odore della polvere da sparo che ci riporta da un pensiero nella testa alla realtà fluida della guerra.Al margine del paesino verso le ultime case c’è un campo di una trentina di metri scoperti al nemico in piena esposizione, trenta passi fatali ci dividono dalle trincee, da qui si corre dietro all’ufficiale di collocamento che va a controllare i cambi di unità. Inizia la prima parte della roulette a cui sono sottoposti tutti i giorni questi uomini. L’ufficiale dà le disposizioni, «parto io, appena arrivo sul punto coperto dagli arbusti, parti tu e corri veloce». Si corre veloce con il cuore in gola aspettando un sibilo sopra la testa che non avviene, ma arrivati verso una linea di alberelli privi di foglie si può vedere bene oltre sull’altra collina dove sono appostati i russi e vien naturale chiedersi perché non si è colpiti. Il perché è semplice e ce lo dirà poco dopo uno dei soldati che ha appena dato il cambio per la notte, «anche noi abbiamo i cecchini e vedette, cosi anche loro non possono stare sempre a puntare nei punti scoperti del fronte».
A 80 anni dall’Olocausto, Gerusalemme ha un ruolo chiave nella modernizzazione della Bundeswehr. «Ne siamo orgogliosi», dicono i funzionari di Bibi al «Telegraph». Stanziati da Merz quasi 3 miliardi.
Se buona parte della modernizzazione della Bundeswehr, le forze armate federali, è ancorata all’industria tedesca, Israele sta svolgendo un ruolo chiave nella fornitura di tecnologia di difesa. «La Germania dipende enormemente dalla tecnologia israeliana, in particolare nei settori della tecnologia dei droni, della ricognizione e della difesa aerea», riferisce Roderich Kiesewetter, membro della Cdu come il cancelliere Friedrich Merz e capo della delegazione tedesca presso l’Assemblea parlamentare euromediterranea (Apem). Il parlamentare ha aggiunto che il suo Paese «beneficia inoltre notevolmente della cooperazione in materia di intelligence, che ha già impedito molti attacchi terroristici in Germania». Al Telegraph, alti funzionari della difesa israeliani hanno dichiarato di svolgere un ruolo chiave nella nuova politica di riarmo tedesca e di esserne «orgogliosi».
Kaja Kallas (Ansa)
Nella Commissione Ue si deplora il livello «rivoltante» di corruzione in Ucraina. Lo scandalo mazzette rafforza la posizione di Orbán e il veto belga sull’uso degli asset russi. Kallas invece rimane coi paraocchi.
In Europa faticano ad ammetterlo e c’è pure chi - tipo Kaja Kallas, che smania per farci indossare gli elmetti - tiene su i paraocchi. Ma la verità è che lo scandalo delle mazzette in Ucraina ha rotto qualcosa nell’idillio tra Kiev e Bruxelles. Con l’opinione pubblica già stressata dall’ossessiva evocazione di un grande conflitto contro la Russia, messa di fronte alla prospettiva di un riarmo a tappe forzate, anche al prezzo della macelleria sociale, diventa complicato giustificare altre liberali elargizioni a Volodymyr Zelensky, con la storiella degli eroi che si battono anche per i nostri valori.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
S’incrina il favore di cancellerie e media. Che fingevano che il presidente fosse un santo.
Per troppo tempo ci siamo illusi che la retorica bastasse: Putin era il cattivo della storia e quindi il dibattito si chiudeva già sul nascere, prima che a qualcuno saltasse in testa di ricordare che le intenzioni del cattivo di rifare la Grande Russia erano note e noi, quel cattivo, lo avevamo trasformato nel player energetico pressoché unico. Insomma la politica internazionale è un pochino meno lineare delle linee dritte che tiriamo con il righello della morale.






