Ci portiamo verso il Centro dell’invincibilità direttamente in macchina. Nella strada che entra a Chasiv Jar, tra i campi sulla sinistra e i classici palazzoni sovietici sulla destra, capiamo subito che la situazione è completamente cambiata rispetto a due giorni fa: la strada, a tratti, è completamente invasa dai detriti e bisogna stare attenti a non bucare le gomme e gli alberi hanno i rami squarciati dalle esplosioni caduti alla loro base.
Ci portiamo verso il Centro dell’invincibilità direttamente in macchina. Nella strada che entra a Chasiv Jar, tra i campi sulla sinistra e i classici palazzoni sovietici sulla destra, capiamo subito che la situazione è completamente cambiata rispetto a due giorni fa: la strada, a tratti, è completamente invasa dai detriti e bisogna stare attenti a non bucare le gomme e gli alberi hanno i rami squarciati dalle esplosioni caduti alla loro base.Da Kostyantynivka si imbocca una stradina che va verso Nord, nelle campagne. La grande arteria Avtoshlyakh T0504, non è più percorribile ed è sotto il tiro dell’artiglieria russa. Non ci resta che questa strada, per lo più sterrata, ma con qualche pezzo nel quale si intravede il vecchio asfalto, nei tratti dove passa tra i piccoli insediamenti di contadini che coltivavano i campi di queste dolci colline. Si fa lo slalom tra una buca e l’altra. In questi nove mesi di assedio, i carri armati, le jeep e i mezzi pesanti dei militari, che fanno la spola con il fronte, hanno reso il suolo così compromesso che in alcune parti sono stati creati dei bypass che attraversano i campi al lato della strada.In un villaggio, a circa 20 minuti dalla cittadina, i soldati si sono insediati nelle case abbandonate. E in un boschetto che scende giù verso il crinale di una collina, le nuove leve si addestrano a sparare con i Kalashnikov e con i mitragliatori. Si tratta di un posto perfetto per alcuni giornalisti, che si fermano qui bardati di tutto punto e fanno le loro dirette come se fossero a pochi metri dal combattimento, ma questa è un’altra storia, che racconteremo più avanti.Si prosegue e il traffico si fa più intenso. Mezzi e Jeep con unità di soldati armati fino ai denti affollano le arterie che provengono dal fronte, dalla direzione di Bakhmut, e si immettono nella strada che stiamo percorrendo, sia per raggiungere che per lasciare Chasiv Jar, alla volta delle zone di combattimento. Per percorrere questa strada ormai non ci servono più le mappe offline scaricate nei primi giorni, visto che in molti punti, mentre ci si avvicina alla cittadina, la connessione sparisce. La zona però ormai la conosciamo bene, siamo venuti qui almeno quattro volte nell’ultima settimana e abbiamo presenti le condizioni della città. Arrivati a qualche chilometro, ci fermiamo per indossare le protezioni. Questa volta decidiamo di portarci verso il Centro dell’invincibilità direttamente in macchina, ci prepariamo quindi a dare indicazione a Eugene, il nostro driver, con le poche parole che conosciamo per poterci orientare: «leva» (sinistra), «prima» (dritto), «prava» (destra). «Davai davai» (quando ce dà correre). Eccoci nella strada che entra a Chasiv Jar: i campi sulla sinistra e i classici palazzoni sovietici sulla destra. Appena facciamo i primi 300 metri capiamo subito che qui la situazione è completamente cambiata rispetto a due giorni fa: la strada, a tratti, è completamente invasa dai detriti e bisogna stare attenti a non bucare le gomme e gli alberi hanno i rami squarciati dalle esplosioni caduti alla loro base. Si prosegue più avanti e si arriva in quella che è la piazza principale della città, dove accanto al monumento ai caduti ucraini che combatterono nella guerra sovietico-afghana, un palo della luce è stato colpito e si ripiegato su sé stesso cadendo a terra.
(Guardia di Finanza)
I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, grazie a una capillare attività investigativa nel settore della lotta alla contraffazione hanno sequestrato oltre 10.000 peluches (di cui 3.000 presso un negozio di giocattoli all’interno di un noto centro commerciale palermitano).
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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Stefano Arcifa
Parla il neopresidente dell’Aero Club d’Italia: «Il nostro Paese primeggia in deltaplano, aeromodellismo, paracadutismo e parapendio. Rivorrei i Giochi della gioventù dell’aria».
Per intervistare Stefano Arcifa, il nuovo presidente dell’Aero Club d’Italia (Aeci), bisogna «intercettarlo» come si fa con un velivolo che passa alto e veloce. Dalla sua ratifica da parte del governo, avvenuta alla fine dell’estate, è sempre in trasferta per restare vicino ai club, enti federati e aggregati, che riuniscono gli italiani che volano per passione.
Arcifa, che cos’è l’Aero Club d’Italia?
«È il più antico ente aeronautico italiano, il riferimento per l’aviazione sportiva e turistica italiana, al nostro interno abbracciamo tutte le anime di chi ha passione per ciò che vola, dall’aeromodellismo al paracadutismo, dagli ultraleggeri al parapendio e al deltaplano. Da noi si insegna l’arte del volo con un’attenzione particolare alla sicurezza e al rispetto delle regole».
Riccardo Molinari (Ansa)
Il capogruppo leghista alla Camera: «Stiamo preparando un pacchetto sicurezza bis: rafforzeremo la legittima difesa ed estenderemo la legge anti sgomberi anche alla seconda casa. I militari nelle strade vanno aumentati».
«Vi racconto le norme in arrivo sul comparto sicurezza, vogliamo la legittima difesa “rinforzata” e nuove regole contro le baby gang. L’esercito nelle strade? I soldati di presidio vanno aumentati, non ridotti. Landini? Non ha più argomenti: ridicolo scioperare sulla manovra».
Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, la Cgil proclama l’ennesimo sciopero generale per il 12 dicembre.
«Non sanno più di cosa parlare. Esaurito il filone di Gaza dopo la firma della tregua, si sono gettati sulla manovra. Ma non ha senso».
Francesco Filini (Ansa)
Parla il deputato che guida il centro studi di Fdi ed è considerato l’ideologo del partito: «Macché, sono solo un militante e il potere mi fa paura. Da Ranucci accuse gravi e infondate. La sinistra aveva militarizzato la Rai».
Francesco Filini, deputato di Fratelli d’Italia, la danno in strepitosa ascesa.
«Faccio politica da oltre trent’anni. Non sono né in ascesa né in discesa. Contribuisco alla causa».
Tra le altre cose, è responsabile del programma di Fratelli d’Italia.
«Giorgia Meloni ha iniziato questa legislatura con un motto: “Non disturbare chi vuole fare”. Il nostro obiettivo era quello di liberare le energie produttive».







