2018-08-01
Uber dice addio al pilota automatico. Un fallimento in più sulla scia di Tesla
Abbandonato il progetto per i camion che si guidano da soli. Elon Musk è in ritardo sulla consegna della Model 3, mentre Google e Waymo prendono altro tempo. La propaganda di Barack Obama si è rivelata soltanto fuffa.Uber abbandona lo sviluppo dei camion a guida autonoma. L'annuncio è stato dato lunedì da Eric Meyhofer, responsabile dell'Advanced technologies group, il team che si occupa del progetto. «Recentemente abbiamo deciso di tornare sulle strade di Pittsburgh e crediamo che l'energia e l'esperienza dell'intera squadra debbano essere focalizzate in questo campo», ha spiegato. Con la chiusura del programma sui camion, Uber concentrerà infatti tutti i propri sforzi sulle auto a guida autonoma. Appena una settimana fa l'azienda fondata nel 2009 da Travis Kalanick e Garrett Camp aveva annunciato il ritorno ai test dopo uno stop di quattro mesi deciso in seguito all'incidente nel quale un taxi a guida autonoma aveva causato la morte di una donna a Tempe, in Arizona. Dopo la tragedia sembrava che il progetto fosse destinato a cadere nel dimenticatoio. Lo stesso governatore dell'Arizona, Doug Doucey, pur essendo un sostenitore di questa tecnologia, aveva revocato la licenza. Ora Uber non può permettersi altri sbagli. Un progetto tormentato sin dal principio, quello dei camion a guida autonoma. Nel 2016 Uber aveva staccato un assegno di 680 milioni di dollari per l'acquisto di Otto, una startup del settore fondata dall'ex ingegnere di Google, Anthony Lewandowski. Dopo l'acquisizione Waymo, la controllata di Google che opera nel campo, aveva intentato una causa controi Lewandowski per violazione di brevetto e furto di informazioni commerciali riservate. A seguito di questi eventi il fondatore di Otto, diventato nel frattempo capo della ricerca delle auto a guida autonoma di Uber, era stato licenziato. La causa si è conclusa lo scorso febbraio con un accordo transattivo in favore di Waymo per un valore di poco inferiore ai 240 milioni di dollari.Ma Uber non è l'unica azienda a destare perplessità tra gli investitori per quanto riguarda i veicoli pesanti. Lo scorso novembre Tesla, la casa automobilistica fondata da Elon Musk, ha annunciato la realizzazione di Semi, un truck elettrico dotato di Autopilot, il software per la guida autonoma in dotazione anche sulle altre vetture del catalogo. Sulla carta Semi presenta un'autonomia di circa 800 chilometri a pieno carico e consumi inferiori del 20% rispetto ai concorrenti che utilizzano il diesel. Le consegne sono previste per il 2019 e il prezzo del modello base si aggira tra i 150.000 e i 180.000 dollari. Nel frattempo, chi vuole prenotarlo deve sganciare un anticipo per di 20.000 dollari. Secondo un'analisi del sito Seekingalpha.com, se è vero che dal lato del consumatore l'acquisto del Semi potrebbe rivelarsi un buon affare, d'altro canto le incognite che gravano sulla redditività sono numerose. Complessivamente, il costo stimato per il truck si aggirerebbe intorno ai 178.000 dollari, azzerandone dunque quasi completamente il margine di guadagno. Senza contare che la costruzione di una rete di ricarica per le nuove batterie da 1 megawattora in dotazione ai camion (o l'adeguamento di quella già esistente) è stimata in 8,1 miliardi di dollari. Una cifra alla quale va sommata la spesa per ricerca e sviluppo (0,65 miliardi) e l'eventuale adeguamento alla ricarica con energia solare (18 miliardi di dollari). Costi iniziali insormontabili per un'azienda che nel 2017 ha annunciato perdite per 1,96 miliardi di dollari.Dopo i ritardi nella consegna della Model 3, annunciati la scorsa primavera, la credibilità di Tesla è oggi appesa a un filo. Decine di migliaia di americani rischiano di perdere l'incentivo statale di 7.500 dollari, circa un quinto del prezzo dell'auto, se non completeranno l'acquisto entro l'anno. Nel caso di mancata consegna l'azienda, investita da un'ondata di recessi, sarebbe costretta a restituire i 1.000 dollari di acconto versati dai clienti e far fronte ai mancati introiti derivanti dalle vendite, ai quali si aggiungerebbero le spese per gli inevitabili contenziosi. Un colpo che metterebbe la parola «fine» sul destino della casa automobilistica.La rivoluzione annunciata dalla Silicon Valley per adesso rimane solo una promessa, sostenuta più dalla retorica imposta da Barack Obama che dai conti e della possibilità tecnologiche. Solo dieci giorni fa John Krafcik, ceo di Waymo, ha ricordato che sul mercato attualmente non esistono modelli a guida completamente autonoma, aggiungendo che per l'introduzione su larga scala di veicoli con questa tecnologia «ci vorrà più tempo di quanto si possa pensare». Anche il colosso di Mountain View che da tempo al lavoro sulla Google car si trova in una sorta di limbo. E non ha ancora diffuso date precise sull'effettiva circolazione delle proprie autovetture.
L'ad di Eni Claudio Descalzi (Ansa)
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)