2020-01-24
Tutti guardano il dito del leghista irruento. Ma la Luna è la droga
Sia pur con modi discutibili, il leader del Carroccio ha affrontato il problema dello spaccio. Che pare non interessare a nessuno.D'accordo, Matteo Salvini non è propriamente un lord inglese o un componente dell'Accademia italiana del galateo. Chiedere i «pieni poteri» al governo è stato un atto di arroganza. Abbracciare, da ministro dell'Interno, uno dei capi della curva milanista che era stato arrestato per droga e aveva patteggiato un anno e mezzo è stato un errore: al punto che Salvini stesso dovette in seguito prenderne le distanze. «Era la prima volta che lo incontravo», disse poi, specificando che se avesse saputo prima dei precedenti penali di Luca Lucci non si sarebbe certo fatto immortalare al suo fianco.Citofonare a casa di un ragazzino di Bologna per chiedergli se spaccia droga è un gesto brutale e scortese. Salvini non vincerà per questo il premio buone maniere. Però non è un reato. E non è un comportamento molto più riprovevole di quello di tanti colleghi cronisti che suonano i campanelli delle persone con i microfoni spianati per sorprenderle e coglierle in fallo, oppure girano con registratori accesi o microcamere nascoste per smascherare scandali occulti. Una tecnica che conoscono bene - e applicano meglio - molti programmi televisivi, da quelli di Santoro alle Iene: orecchio appiccicato alla pulsantiera e microfono spianato per estorcere dichiarazioni compromettenti. Ovviamente la gente manda il giornalista a quel paese, ma a quel punto la macchina dello sputtanamento è avviata e l'intervistato reticente passa automaticamente dalla parte del torto.Stavolta le parti sono invertite. Salvini ha voluto fare la iena ma la trappola mediatica ha azzannato lui. Tutto si ritorce sempre contro chi si oppone alla corrente che va per la maggiore. La provocazione politicamente scorrettissima del leader leghista doveva richiamare l'attenzione su una questione che invece oggi in Italia è tranquillamente ignorata: la diffusione a tappeto della droga, i danni profondissimi che il commercio degli stupefacenti provoca nel tessuto sociale e il legame tra molti pusher e l'immigrazione non controllata. No, Salvini: questo non si fa. Oggi in Italia se vuoi parlare di stupefacenti devi farlo per chiedere la liberalizzazione delle droghe leggere, per magnificare gli effetti della cannabis depotenziata e per difendere i negozietti che la vendono.L'Italia è piena, come lo è stata in passato, di gente che ha forzato la legge o l'ha piegata ai suoi scopi. Per esempio, Marco Pannella distribuiva le canne ai ragazzini, ma quello era un simbolo di libertà, di autodeterminazione, di affermazione dei propri inalienabili diritti individuali. Lo stesso vale per Marco Cappato, che ha aiutato alcune persone a morire. Mimmo Lucano, il sindaco di Riace celebrato in tutto il mondo per il modello di accoglienza dei migranti, è finito ai domiciliari con varie accuse, tra cui quelle di avere combinato matrimoni in modo che gli stranieri ottenessero il permesso di soggiorno, e di avere rilasciato carte d'identità false a immigrati ospiti nei centri di accoglienza. Tutto a fin di bene, naturalmente: Pannella (parce sepulto), Cappato e Lucano sono tre eroi della patria, Salvini invece è un mezzo delinquente, o forse intero. Non parliamo di chi vola in qualche nazione straniera, versa fior di quattrini a povere donne che affittano il proprio utero e poi s'infuria con i sindaci che osano rifiutarsi di registrare i bambini nati in questo modo. Secondo il pensiero mainstream, queste non sono persone che aggirano - o violano - la legge. Chi sbaglia è proprio la legge, che andrebbe riscritta.Salvini è stato accusato di avere esposto al pubblico ludibrio un minore straniero. Ma anche in questo caso, a quanto si capisce, le cose non sono andate così. L'ex ministro ha suonato a casa del diciassettenne tunisino nel quartiere Pilastro e ha parlato con la mamma che gli ha attaccato il citofono in faccia. Il giorno dopo è stato l'avvocata del ragazzo a farne nome e cognome. E la testata online Fanpage ha ripercorso le stesse tappe segnate dal leader leghista. I cronisti di Fanpage hanno però avuto più fortuna di Salvini: hanno suonato, hanno parlato con il giovane in questione che ha negato di essere uno spacciatore, poi con il fratello maggiore il quale ha rivelato di essere lui quello con i precedenti penali. «È vero», ha confessato, «in passato ho fatto di tutto e di più, ma adesso sto facendo il bravo». Fa il pugile e le segnalazioni sono scattate per rissa e rapina, non per spaccio.Tutti gli occhi sono puntati sul dramma della famiglia italo tunisina. Per un'altra abitante del quartiere del Pilastro, Anna Rita Biagini, la donna che ha fatto da guida a Salvini nelle strade fuori controllo e in preda al degrado, nemmeno una parola. Biagini ha perso un figlio per overdose: si drogava perché malato di Sla. Dopo aver accompagnato Salvini, la sua auto è stata distrutta a mazzate. Per lei nessuna pietà, in fondo se l'è cercata, l'unico odiatore è quel bruto di Salvini. Il quale ha dato ad Anna Rita Biagini i soldi per riparare i danni alla vettura. Ma anche in questo caso si dirà che l'ha fatto perché è in campagna elettorale.