2025-11-21
Perché non può stare lì un minuto di più
Sergio Mattarella (Getty Images)
Il commento più sapido al «Garofani-gate» lo ha fatto Salvatore Merlo, del Foglio. Sotto il titolo «Anche le cene hanno orecchie. Il Quirinale non rischia a Palazzo, ma nei salotti satolli di vino e lasagnette», il giornalista del quotidiano romano ha scritto che «per difendere il presidente basta una mossa eroica: restarsene zitti con un bicchiere d’acqua in mano». Ecco, il nocciolo della questione che ha coinvolto il consigliere di Sergio Mattarella si può sintetizzare così: se sei un collaboratore importante del capo dello Stato non vai a cena in un ristorante e ti metti a parlare di come sconfiggere il centrodestra e di come evitare che il presidente del Consiglio faccia il bis. Lo puoi fare, e dire ciò che vuoi, se sei un privato cittadino o un esponente politico. Se sei un ex parlamentare del Pd puoi parlare di listoni civici nazionali da schierare contro la Meloni e anche di come modificare la legge elettorale per impedire che rivinca. Puoi invocare provvidenziali scossoni che la facciano cadere e, se ti va, perfino dire che non vedi l’ora che se ne vada a casa. E addirittura come si debba organizzare il centrosinistra per raggiungere lo scopo. Ma se sei il rappresentante di un’istituzione che deve essere al di sopra delle parti devi essere e apparire imparziale. Questo e niente altro è il tema del cosiddetto «Garofani-gate». Altro che cercare di scoprire la talpa che ha rivelato le frasi dell’uomo di Mattarella o cercare di trovare una giustificazione losca nella pubblicazione delle frasi pronunciate davanti a più persone. Siamo di fronte a un importante consigliere del capo dello Stato che, come un cittadino qualunque, come un qualsiasi politico, trancia giudizi sulla leadership dei partiti, immagina schieramenti e scossoni provvidenziali e suggerisce alleanze e desistenze per sconfiggere una parte e favorirne un’altra. È evidente che, se vuole fare politica, se intende indirizzare le fazioni in gioco, non può ricoprire il ruolo super partes che ricopre.Perché, intendiamoci bene, Garofani al Quirinale non è un usciere e nemmeno un impiegato. Il suo non è un incarico secondario, ma primario, perché del Consiglio supremo di difesa, ovvero dell’organo costituzionale che si occupa di sicurezza e difesa nazionale, è il segretario. È al fianco di Sergio Mattarella, ma anche di Giorgia Meloni che, come premier, del Csd è vicepresidente. Del Consiglio fanno parte, oltre alle due alte cariche dello Stato, anche i ministri degli Esteri, della Difesa, dell’Interno, dell’Economia e delle Finanze, quello delle Imprese e del Made in Italy, il capo dello Stato maggiore, il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio. In pratica, attorno al tavolo si riuniscono gli alti vertici della Repubblica, con l’esclusione solo dei presidenti delle Camere.E in quella sede, come detto, si discute di sicurezza nazionale e di difesa. Ed è il segretario del Consiglio supremo della difesa a tenere i rapporti fra i componenti del Csd, a predisporre l’ordine del giorno, a facilitare l’adozione di direttive politiche in materia. Può un funzionario che rivesta un ruolo così delicato essere un uomo di parte? Ovviamente no. Garofani, peraltro, è il primo civile a ricoprire quell’incarico e il primo ex politico, per di più di una fazione avversa a quella che attualmente guida il governo. Prima di lui, infatti, i segretari del Consiglio erano militari, dunque servitori dello Stato a pieno titolo. Ma nel 2018, non essendo stato ricandidato in Parlamento, Garofani venne chiamato al Quirinale, prima come consigliere del presidente e poi, dal 2022, come funzionario del Csd, al posto del generale Rolando Mosca Moschini. Certo, un ex capo di Stato maggiore difficilmente si sarebbe lasciato andare in pubblico a giudizi sulla leadership delle forze politiche, sulla legge elettorale e sui provvidenziali scossoni che potrebbero cambiare le cose a Palazzo Chigi. Ed è proprio per questo che la permanenza di Garofani è diventata inopportuna. Come farà a sedersi al suo posto di segretario del Consiglio? Come farà a rapportarsi con gli esponenti di un governo che auspica sia presto sconfitto?
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Diego Della Valle (Getty Images)
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