2023-06-26
Tutti i covi di spaccio da sgomberare
Il caso dell’ex hotel di Firenze in cui è sparita Kata riporta d’attualità il tema degli stabili occupati. Bisognosi che cercano una scorciatoia? Macché, si tratta di quartier generali per spaccio, racket e giri criminali gestiti da organizzazioni pronte a tutto e senza scrupoli. E dentro ci finiscono quasi solo gli immigrati.Lo speciale comprende quattro articoli.«Si è potuto constatare come l’utilizzo degli alloggi popolari da parte degli indagati sia essenziale non tanto per le esigenze abitative quanto piuttosto per la gestione degli affari illeciti. È comprensibile, pertanto, come si siano registrati casi di ostinata resistenza e opposizione a qualsiasi tentativo di sgombero». A parlare non è uno di quei pochi giornalisti che si azzardano a sollecitare la liberazione degli immobili occupati abusivamente, spesso bersaglio di certa stampa che tira in ballo la consueta retorica delle famiglie buttate per strada. Le parole vengono da un’ordinanza del gip del Tribunale dell’Aquila relativa agli sgomberi nel complesso «Ferro di Cavallo» di Pescara. Il giudice precisa in modo chiaro che l’occupazione fa parte di una strategia volta ad espandere l’influenza malavitosa sul territorio. Un’azione che quindi non ha niente a che vedere con l’assegnazione di tetto a bisognosi. Anzi questi sono le vittime. Si legge nell’ordinanza che «la disponibilità di un alloggio al Ferro di Cavallo, costituisce per gli indagati, un presupposto essenziale e fondamentale per poter svolgere attività delinquenziale». Il caso di Firenze, con la scomparsa della bambina peruviana nel contesto di profondo degrado dell’ex hotel occupato a settembre scorso, diventato sede della criminalità della zona, ha riacceso i riflettori sul racket degli immobili. Ed è stata la conferma che gran parte delle occupazioni non avvengono per mano di bisognosi stanchi dell’attesa di un alloggio pubblico ma sono gestite dalla malavita organizzata che lì crea avamposti per traffici illeciti. Spaccio, prostituzione, aggressioni di ogni genere si allargano a raggiera e arrivano a lambire le aree centrali, non più solo di sera. La luce del giorno non spaventa chi si sente padrone incontrastato delle città. Nel recente maxi sgombero di alcuni immobili pubblici a Tor Bella Monaca, periferia Est di Roma, che ha visto all’azione oltre cento uomini delle forze dell’ordine, è emerso che erano in mano a clan malavitosi. Tra gli irregolari anche un esponente legato alla camorra. Nelle case sono stati rinvenuti droga e contanti. A San Basilio, altra periferia della Capitale, nelle case dell’Ater, occupate abusivamente poi liberate, avevano il loro quartier generale alcuni esponenti dei clan Marando e Pupillo. A Milano, ha fatto scalpore il caso del Comitato abitanti Giambellino Lorenteggio definito da alcuni giornali il Robin Hood degli immobili. L’attività criminosa aveva, secondo la Procura, «il programma sociale di invadere e occupare alloggi di edilizia residenziale pubblica Aler». Gli occupanti erano, secondo la procura, dotati «di attrezzi per scassinare le porte e le lastre di metallo all’ingresso delle case, nuove serrature e porte per sostituire quelle divelte, attrezzature per lavori elettrici di idraulica e muratura, telefoni cellulari e schede per i contatti». Ai documenti dell’inchiesta è stato allegato un volantino con l’intestazione «Sos anti-sgombero» in cui era scritto: «Sei sotto sfratto? Non riesci a pagare luce e gas? Aler e Mm ti vogliono cacciare perché sei moroso? Viene allo sportello sociale contro la crisi». Il Comitato diceva di aver aiutato le famiglie in crisi. Nove militanti dell’organizzazione sono stati riconosciuti colpevoli di associazione a delinquere e condannati a pene pesanti anche se è stato evidenziato che non c’era nessuno scopo di lucro e che l’unico denaro richiesto era il pagamento di dieci euro annuali di iscrizione. A Milano su 72.000 appartamenti delle case popolari, 2.936 sono occupati abusivamente e gli inquilini sono per la maggior parte stranieri, soprattutto di origine africana. A San Siro le occupazioni abusive sono per l’88% di stranieri e per il 12% di italiani, a Corvetto la percentuale è di 73% immigrati e 27% italiani e a Bolla 70% e 30%. Gli abusivi difficilmente sono mandati via. Quando intervengono le forze dell’ordine si trovano davanti anziani, bambini, donne incinte o presunte - avere i documenti e i certificati è impossibile - e portatori di handicap. Chi occupa abusivamente va a colpo sicuro. All’Aler arrivano segnalazioni di gruppi che precedono gli occupanti, armati di chiavistelli e martelli e sfondano le porte. Come fanno a sapere che quell’appartamento è vuoto? È evidente che dietro c’è un’organizzazione malavitosa che monitora il territorio. In via Gola, a cento metri dalla Darsena, una zona fitta di locali della movida, ci sono 480 appartamenti di cui 160 occupati abusivamente, la gran parte da stranieri. È una zona di spaccio a qualsiasi ora del giorno.In Campania, a Somma Vesuviana, si è sviluppata la vendita del subentro. Il mercato delle occupazioni abusive ha raggiunto cifre astronomiche, secondo la stampa locale, dai 10.000 ai 20.000 euro. A Pozzuoli, è un susseguirsi di gruppi di malavita che esercitano un controllo tra i palazzi popolari nati nel post bradisismo. A fare gola c’è la piazza del lotto 5, dove si vendono cocaina, hashish e crack e che secondo gli ultimi pentiti rappresenta «la più importante di Pozzuoli» insieme a quella dei 600 alloggi. A Torino sono oltre 200 gli immobili occupati. Le case popolari sono prese d’assalto, il presidente dell’Atc, Emilio Bolla dice che il fenomeno è in aumento. Spesso gli abusivi, sloggiati da un appartamento trovano subito un’altra sistemazione, sempre irregolare, in stabili vicini. Quando ad aprile scorso, sono stati sgomberati gli alloggi popolari di via Scarsellini, nonostante l’intervento dei servizi sociali per evitare nuove occupazioni, gli abusivi si sono subito impossessati di altri appartamenti nel vicino corso Agnelli. Nel quartiere Borgo San Paolo, il complesso di edilizia popolare di corso Racconigi, è una vera e propria piazza di spaccio. Da un’inchiesta della Sezione antidroga della squadra mobile, che ha portato all’arresto di nove pusher, tra italiani e nordafricani, è emerso che dentro le case c’era un fortino della droga. A gestire il traffico era un’associazione con ruoli ben definiti, da quelli che ritiravano i carichi provenienti dal commercio internazionale, ai magazzinieri, che mettevano a disposizione i locali per stoccare la merce, agli spacciatori; e infine le «sentinelle» di vedetta. Altro che bisognosi.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tutti-covi-spaccio-sgomberare-2661855119.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="la-denuncia-choc-dellinquilino-minacce-quotidiane-per-farmi-andare-via" data-post-id="2661855119" data-published-at="1687732288" data-use-pagination="False"> La denuncia choc dell’inquilino: «Minacce quotidiane per farmi andare via» Due anni di vessazioni, intimidazioni e minacce. È una storia di un incubo quella raccontata dall’inquilino di un immobile Aterp a Catanzaro, quale emerge dall’Ordine di esecuzione di misura cautelare personale della custodia in carcere emessa dal Tribunale di Catanzaro per gli occupanti, dopo la denuncia della vittima. La sua vicenda comincia quando subentra nell’appartamento popolare alla morte dei genitori. Prima viene avvicinato. «Io ho bisogno della casa, te la pago, ti do 5.000 euro se mi dai le chiavi», è stata la prima richiesta andata a vuoto di un uomo e della sua famiglia. Di lì, come risulta dalla testimonianza al giudice, iniziano le minacce. «Ogni volta che tornavo a casa mi minacciava dicendo “Vedi che te la occupo, te ne devi andare di qui”, “Ti ammazzo”, “Mi faccio trent’anni di galera per i miei figli”. Spesso usava i suoi figli minori per intimorirmi. Una volta mi ha incrociato in macchina, e dopo avermi visto ha invertito la direzione dell’auto, ha cominciato a inseguirmi e a lampeggiarmi per costringermi a fermarmi. Appena sono sceso mi ha minacciato di fronte ai miei figli e a mia moglie dicendo “te ne devi andare di qui o ti ammazzo” Anche i suoi figli che erano dentro l’auto urlavano contro di me dicendo “Ti ammazziamo”». La vittima riferisce anche di numerosissime videochiamate intimidatorie. «Mandava continuamente i figli a bussare alla mia porta. Aprivo e mi dicevano: “Papà ha detto quando te ne vai da qui?”. Questo succedeva anche di notte. Spesso mettevano uno stuzzicadenti nel campanello costringendomi a disattivarlo. Poi hanno cominciato a incendiare il campanello. Ogni volta che arrivavo a casa e parcheggiavo sotto, mi urlava dal balcone dicendomi “Quando te ne vai? Fai una brutta fine”. E i figli mi circondavano e mi spintonavano». La vittima riferisce nella deposizione che una volta ha rinvenuto una cartuccia inesplosa sotto il tappeto di accesso all’abitazione. «Una volta ho trovato la gomma dell’auto bucata. Un giorno hanno anche sradicato la cassetta della posta». Alla fine l’appartamento viene occupato, approfittando dell’assenza dell’inquilino costretto in ospedale. Vicende simili sono all’ordine del giorno nello stabile. Il caso si conclude con lo sgombero e il sequestro preventivo dell’immobile. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tutti-covi-spaccio-sgomberare-2661855119.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="il-parroco-per-la-legalita-la-malavita-chiede-laffitto-e-chi-non-paga-tiene-la-droga" data-post-id="2661855119" data-published-at="1687732288" data-use-pagination="False"> Il parroco per la legalità: «La malavita chiede l’affitto. E chi non paga tiene la droga» «È la malavita a gestire le occupazioni, non si tratta di famiglie disgraziate alla ricerca di un tetto. Le occupazioni sono eseguite dietro pagamento e chi non è in grado di tirar fuori i soldi, è reclutato dai clan per nascondere o spacciare la droga». Don Massimiliano De Luca, è alla guida della Parrocchia dei Santi Angeli Custodi, nel quartiere Rancitelli, zona di estremo degrado a Pescara. È arrivato lì nel 2016 e si è reso conto subito del meccanismo che regole le occupazioni abusive degli alloggi pubblici. «Sono anni che denuncio l’esistenza di una malavita organizzata dietro la questione degli immobili ma nessuno mi ha dato ascolto. L’allora prefetto diceva che non essendoci un boss a capo, non si poteva parlare di una struttura piramidale. Il nuovo prefetto ha preso di petto la situazione e speriamo che qualcosa si muova». Il sacerdote descrive lo scenario di estremo abbandono delle periferie di Pescara diventate dominio di organizzazioni criminali che hanno come base d’appoggio proprio i palazzi occupati. «I tempi della giustizia per gli sgomberi sono talmente lenti e ci sono così tanti paletti che gli irregolari possono vivere indisturbati anche oltre dieci anni. Per le utenze fanno contratti fittizi o usano il sistema degli allacci abusivi». Gli occupanti vengono reclutati e sfruttati da quelli stessi clan che hanno assicurato loro un alloggio. «Sono costretti a pagare alla malavita 300-400 euro di affitto mensile invece dei circa 30 euro degli inquilini regolari entrati in base alle graduatorie. Se non possono pagare diventano garantisti, cioè nascondono la droga nell’appartamento o spacciano». Don Massimiliano spiega che i clan arrestati erano formati da pescaresi ma ora «al loro posto sono subentrati i nigeriani. Poi ci sono i rom che si sono sempre vantati di non far entrare nel loro territorio camorra e ’ndrangheta ma le indagini hanno fatto emergere che le organizzazioni criminali hanno solidi legami tra di loro». Il quartiere Rancitelli ha il triste primato di essere considerata come l’area più degradata di tutto l’Abruzzo. «Le periferie sono la discarica sociale di ciò che non si vuole vedere nel centro cittadino. Quando si mettono insieme, in uno stesso palazzo, le stesse etnie senza creare una situazione di integrazione, di confronto con altre realtà sociali, è chiaro che si creano i ghetti e nei ghetti prolifera la delinquenza». Don Massimiliano indica la soluzione ma che riconoscere «è fortemente anti popolare». «Spalmando l’edilizia residenziale pubblica su tutta la città e non solo nelle periferie, sarebbe più facile l’integrazione, e più agevole la vigilanza sulle occupazioni. Ma quale politico in campagna elettorale avrebbe il coraggio di proporre una cosa del genere. Nessuno vuole una famiglia rom come vicino di casa. Ecco come le periferie diventano discariche sociali». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tutti-covi-spaccio-sgomberare-2661855119.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="linferno-a-catanzaro-regnano-bande-di-rom-diventate-indipendenti-dalle-cosche-calabresi" data-post-id="2661855119" data-published-at="1687732288" data-use-pagination="False"> L’inferno a Catanzaro. Regnano bande di rom diventate indipendenti dalle cosche calabresi Minacce, molestie, danneggiamenti vessazioni di vario tipo per costringere l’inquilino regolare di un immobile pubblico, ad abbandonarlo per poi occuparlo abusivamente, come poi è avvenuto. È il più recente di uno dei numerosi episodi del racket delle case popolari a Catanzaro. La Digos è intervenuta dopo la denuncia del legittimo assegnatario ma quando sono scattati gli arresti, gli occupanti hanno reagito con una violenta aggressione malmenando i poliziotti che sono finiti all’ospedale. Nel corso delle indagini è emerso che il tentativo di occupazione abusiva è stata portata avanti dagli indagati anche nei confronti di un altro abitante dello stesso stabile. Il gip ha disposto l’applicazione della custodia in carcere e del divieto di dimora nel Comune di Catanzaro, nonché il sequestro preventivo dell’immobile. Lungo viale Isonzo, a Sud della città, nel case occupate abusivamente dilagano spaccio di droga e traffici di ogni tipo. È il quartier generale di una criminalità rom contigua alla ’ndrangheta come attestano molte inchieste della magistratura. Le case popolari, assegnate dopo lo sgombero dei campi, sono diventate una sorta di «stato» all’interno della città. Le operazioni delle forze dell’ordine hanno dimostrato l’esistenza di veri e propri bunker chiusi da sbarre, controllati da sentinelle o da telecamere, dove si spaccia alla luce del sole oltre che luogo di deposito di veicoli rubati. Gli appartamenti di edilizia popolare, realizzati dall’Aterp sono ripetutamente vandalizzati, in molti casi sottratti agli assegnatari costretti a fare le valige; le aree circostanti sono ridotte a discariche di rifiuti e carcasse di automezzi. Le bande dei rom, da semplici associazioni di spacciatori si sono trasformate in vere e proprie organizzazioni riconosciute dalla ‘ndrangheta e ora sono diventate autonome come emerso da recenti indagini della Dda, la Direzione distrettuale antimafia. Nel corso delle indagine seguite a una vasta operazione della polizia nell’aprile scorso, che ha portato all’arresto di 62 esponenti della comunità rom, accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso e associazione a delinquere in vari ambiti criminali, è emersa quella che viene definita una «operatività autonoma per la gestione delle attività criminali». Sostanzialmente, secondo l’ipotesi accusatoria, le famiglie rom si sono «affrancate» dal ruolo gregario nei confronti delle cosche della ’ndrangheta crotonese per assumere una «gestione indipendente» delle attività criminali, a cominciare da estorsioni e spaccio. Secondo le ricostruzioni della Dda, proprio nei palazzi popolari occupati dai rom, veniva gestito il traffico degli stupefacenti e altre attività criminali quali ricettazione, furto, porto e detenzione illegale di armi.
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