2023-10-17
Tusk è il nuovo idolo della sinistra. Ma ha sostenuto Iran, Russia e Cina
Conservatori al 36%: non riescono a formare il governo anche se sono il primo partito. Tocca all’ex presidente del Consiglio Ue, divenuto il feticcio dei progressisti, con le altre opposizioni. Ma è tutt’altro che pro Occidente.È molto probabile un cambio di governo in Polonia a seguito delle elezioni di domenica. Secondo i dati riportati ieri sera dal quotidiano Gazeta Wyborcza, i conservatori di Diritto e giustizia si sono confermati primo partito con il 36,3% dei voti per un totale di 196 seggi. Un risultato che, tuttavia, non garantisce a questo schieramento la maggioranza assoluta parlamentare. È verosimile che possa nascere un esecutivo di coalizione tra le tre forze di opposizione: Coalizione civica (Ko, la formazione liberale guidata da Donald Tusk), la piattaforma centrista Terza via e lo schieramento socialdemocratico La Sinistra. Si tratta di tre forze piazzatesi rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto alle elezioni dell’altro ieri: tre forze che sembrerebbero aver conquistato la maggioranza alla Camera bassa polacca (il Sejm). Come sottolineato da Politico, Tusk tornerà probabilmente a ricoprire il ruolo di primo ministro.Neanche a dirlo, c’è chi sta già esultando. Soprattutto in Italia, alcuni celebrano i risultati polacchi come una battuta d’arresto del progetto, promosso da Giorgia Meloni, di creare una nuova maggioranza europea, principalmente fondata sull’alleanza tra Ppe ed Ecr. Inoltre, c’è chi sostiene che un esecutivo guidato da Tusk metterà fine al presunto estremismo incarnato da Diritto e giustizia. Ora, non vorremmo fare i guastafeste, ma questi entusiasmi appaiono un po’ troppo semplicistici.In primis, è vero che il risultato delle elezioni polacche non facilita il percorso verso un’eventuale alleanza europea tra Ecr e Ppe. Bisogna, però, guardare anche l’altro lato della medaglia. Coalizione civica - una formazione che ruota attorno al partito di Tusk, Piattaforma civica - ieri era intorno al 29%. Tutto questo, mentre Terza via (un’alleanza costituita da due partiti di cui solo uno aderisce ai popolari europei) era al 14%. Non stiamo, dunque, parlando di risultati eclatanti per gli esponenti polacchi del Ppe. Senza contare che, a livello europeo, la maggioranza dello stesso Ppe si sta spostando verso posizioni sempre più conservatrici. In secondo luogo, come insegna l’esecutivo tedesco guidato da Olaf Scholz, le coalizioni di governo eterogenee rischiano di rimanere preda dei dissidi intestini.In terzo luogo, siamo sicuri che un’eventuale nuova premiership di Tusk sarebbe una buona notizia sul piano della politica internazionale? Quando fu premier la prima volta tra il 2007 e il 2014, non fu esattamente duro nei confronti della Russia. Come recentemente riportato da Telewizja Polska, Tusk fece naufragare la realizzazione dello European interceptor site: uno scudo missilistico americano che, promosso dall’allora presidente Usa George W. Bush, era temuto da Mosca. Nel 2010, Euobserver riportò che il governo Tusk aveva finalizzato un accordo sul gas con la Russia. Non solo. Diritto e giustizia ha anche accusato l’allora premier di non aver fatto abbastanza per indagare sull’incidente aereo che, nello stesso 2010, portò alla morte dell’allora presidente polacco, Lech Kaczynski, e delle altre 95 persone a bordo. Diritto e giustizia ha spesso lasciato intendere che, dietro quel disastro, potesse esserci lo zampino della Russia.Le cose non sono andate meglio quando Tusk è diventato presidente del Consiglio europeo, dal 2014 al 2019. Fu lui uno dei protagonisti dell’avvicinamento tra l’Ue e la Cina. Nel luglio 2018 venne, per esempio, accolto a Pechino da Xi Jinping insieme all’allora capo della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. «Abbiamo concluso un proficuo incontro in cui abbiamo concordato di sviluppare ulteriormente il partenariato strategico Ue-Cina», disse dopo un colloquio con l’allora premier cinese Li Keqiang. Nella medesima occasione, Tusk aggiunse: «Siamo uniti nel nostro impegno per l’attuazione continua, piena ed efficace dell’accordo sul nucleare iraniano». D’altronde, pochi mesi prima Tusk aveva criticato Donald Trump per aver abbandonato quella controversa intesa, parlando polemicamente di «capricciosa assertività dell’amministrazione statunitense». Ricordiamo del resto che l’accordo sul nucleare iraniano è sempre stato fortemente auspicato dalla Russia. Inoltre, secondo il Washington Post, Tusk, poco tempo dopo aver lasciato la presidenza, si lamentò del fatto che Trump aveva ordinato l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani, sostenendo che quella mossa avrebbe prodotto «rischi globali».Che recentemente Tusk si sia reinventato come falco antirusso lascia, quindi, un po’ perplessi. Se non lo ha fatto per opportunismo, bisogna allora pensare che in passato abbia peccato di totale ingenuità. E non è chiaro quale delle due possibilità sia peggiore. D’altronde, quando divenne presidente del Consiglio europeo, il Guardian sottolineò che, da premier polacco, aveva rafforzato i legami tra Varsavia e Angela Merkel, la cui politica estera mirava a un consolidamento dei rapporti tra Berlino e Mosca. Infatti, pur a fronte di alcuni attriti con l’allora cancelliera teutonica in materia energetica, Tusk è quasi sempre stato un alleato dell’asse franco-tedesco, tanto da tenere anche un discorso durante la cerimonia per la firma del trattato di Aquisgrana tra Parigi e Berlino nel 2019.Ecco: se la Polonia dovesse riavvicinarsi all’asse carolingio, difficilmente ciò potrebbe rappresentare una buona notizia per l’Italia. Chi oggi sta esultando dalle nostre parti ha ben poche ragioni per farlo. A meno che non punti a scommettere contro il nostro Paese. E, in un certo senso, contro lo stesso Occidente.
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