2021-01-27
La Turchia alla Camera ci insegna la democrazia
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L'ambasciatore turco in Italia Murat Salim Esenli con Luigi Di Maio (Ansa)
È stata un'audizione a tratti tesa, quella che ha visto protagonista l'ambasciatore della Turchia in Italia, Murat Salim Esenli, alla commissione Esteri della Camera dei Deputati la scorsa settimana. Parlamentari appartenenti a schieramenti partitici eterogenei hanno infatti evidenziato i punti critici della condotta politica di Ankara: dai diritti umani al Nagorno-Karabakh, passando per le mire neo-ottomane di Recep Tayyip Erdogan.Laura Boldrini, di Liberi e Uguali, ha sollevato il problema del rispetto dei diritti umani da parte della Turchia, con particolare riferimento al caso dell'attivista Ebru Timtik, morta ad agosto dopo un lungo sciopero della fame. Preoccupazioni in questo senso sono state avanzate anche da Gennaro Migliore di Italia Viva e da Lia Quartapelle del Pd. Andrea Delmastro di Fratelli d'Italia ha poi puntato il dito contro l'imperialismo neo-ottomano di Erdogan nel Mediterraneo, ponendo l'accento sui rischi che sta per questo correndo l'Italia (soprattutto dal punto di vista energetico). Delmastro ha messo anche in guardia dai tentativi turchi di ricatto tramite i flussi migratori e si è espresso negativamente su un'eventuale ingresso di Ankara nell'Unione europea. Paolo Formentini della Lega si è invece concentrato sulla spinosa questione del Nagorno-Karabakh e ha messo criticamente in evidenza l'influenza turca sul governo di Tripoli, paventando tra l'altro un avvicinamento di Ankara a Mosca e Pechino.Le repliche dell'ambasciatore turco sono state piuttosto dure e – a volte – sprezzanti. «Vorrei ricordare», ha in primis dichiarato, «che il mio presidente, Recep Tayyip Erdogan, è stato eletto democraticamente con un'alta percentuale di voti. […] La Turchia è un Paese democratico fondato su regole. E questa campagna di calunnie sferrata nei confronti del mio Paese mi vede in disaccordo con le premesse di molte domande [che mi sono state rivolte oggi]». Sui diritti umani, Esenli ha sostenuto che Ankara si trovi ad affrontare sfide da parte di «organizzazioni terroristiche», aggiungendo tuttavia che «la Turchia promuove i diritti umani e porta la propria democrazia a livelli più alti». «Vorrei ricordare», ha aggiunto, «a coloro che criticano la Turchia che dovrebbero rivolgere la loro attenzione all'Unione europea». «Chiedo ai parlamentari di essere più aperti a riconoscere i sacrifici della Turchia, altrimenti sarete estremamente scorretti», ha proseguito.L'ambasciatore ha poi affrontato il dossier del Nagorno-Karabakh. «Questa questione», ha detto, «è stata in frigorifero per trent'anni. Per trent'anni nessuno ha fatto nulla. E il 20% del territorio azero era occupato da armeni. Niente è stato fatto, finché l'Azerbaigian ha deciso di difendere il proprio territorio». «E adesso», ha proseguito, «la situazione torna alla normalità, si risolve da sola. La Turchia ha dato un contributo di cui non si vergogna. Noi siamo stati fieri che un problema congelato sia stato alla fine risolto. Ma non vogliamo ci siano violazioni dei diritti umani […] Faremo in modo che questa questioni alla fine porti alla cooperazione». Esenli ha infatti detto che Erdogan sarebbe pronto a cooperare con l'Armenia. «Ma dobbiamo riconoscere che in passato c'è stata una violazione. E ora dobbiamo rimettere le cose a posto». «Non so se qualcuno di voi qui sia consapevole del fatto che ci siano terroristi in Siria di origine italiana. Lo sapete? Dovete considerare questi fatti in modo molto attento. Biasimare un Paese o un gruppo di Paesi perché fanno questo o quello… Beh dovete essere consapevoli del fatto che i nostri e i vostri cittadini sono impegnati in atti dello stesso genere. Quindi dobbiamo essere pronti a lavorare assieme, senza isolare o biasimare questo o quello».Sarà come dice l'ambasciatore. Ma la realtà sembrerebbe un po' diversa. In primo luogo, ricordiamo che, secondo l'ultimo rapporto di Human Rights Watch, la Turchia non risulti particolarmente all'avanguardia sul fronte dei diritti umani. «L'assalto ai diritti umani e allo Stato di diritto presieduto dal presidente turco Recep Tayyip Erdoaan è proseguito durante la pandemia Covid-19», recita l'incipit del rapporto, che punta il dito in particolare contro un eccesso di potere politico, a discapito delle opposizioni e del sistema giudiziario. Anche sul Nagorno-Karabakh la posizione dell'ambasciatore lascia un po' a desiderare. Innanzitutto perché prende nettamente le parti dell'Azerbaigian: un elemento che si spiega con le mire espansionistiche di Erdogan in Caucaso, più che con la volontà di risolvere problemi o riparare presunte «violazioni». In secondo luogo, il diplomatico non sembra essersi granché occupato di quello che molti definiscono il «genocidio culturale» contro la presenza cristiana e armena nel Nagorno-Karabakh. Non sarà del resto un caso che, negli ultimi mesi, si siano verificati atti di vandalismo azeri ai danni di edifici cristiani (come, per esempio, la cattedrale del Salvatore nella città di Shusha). Il rischio di danneggiamento e distruzione di monumenti cristiani in loco resta quindi elevato. Interpellato da La Verità, proprio Paolo Formentini è tornato sulla questione armena. «Settantasei anni dopo commemorando la Shoah non può non tornarci alla mente il genocidio degli armeni, il Metz Yeghern: proprio per descriverlo, il giurista polacco di religione ebraica Raphael Lemkin coniò il termine genocidio. Un grande male che aleggia sul Nagorno-Karabakh ove teniamo si cancelli per sempre la religione cristiana, l'identità di un popolo. Abbiamo visto gli abitanti del Nagorno-Karabakh lasciare per sempre le proprie case dopo aver caricato bare dissepolte sui tetti delle macchine per timore di profanazioni», ha dichiarato. «L'Italia, l'Europa», ha proseguito, «devono interrogarsi sull'identità dell'Occidente, sulla difesa delle nostre democrazie. La Nato deve diventare sempre più il forum ove si condividono e difendono valori di libertà com'è quel diritto dell'essere umano tanto bistrattato e misconosciuto quale la libertà a professare liberamente la propria fede. La Turchia deve anche chiarire tra Cina, Russia e Alleanza Atlantica dove batta il proprio cuore».