turchia

I pasdaran liquidano i negoziatori europei
Recep Tayyp Erdogan (Ansa)
  • Masoud Pezeshkian gela Emmanuel Macron: «Non rinunciamo ad arricchire l’uranio». Vadimir Putin lo spalleggia e offre assistenza all’Iran, che denuncia al Consiglio di sicurezza Onu il capo dell’Aiea. Recep Tayyp Erdogan si appella ai Paesi musulmani: «I confini non si ridisegnano col sangue».
  • Il ministro degli Esteri, della Turchia, Hakan Fidan: «Il tentativo di esportare la rivoluzione islamica è stato un flop».

Lo speciale contiene due articoli

Si tratta sullo scambio di prigionieri ma nei negoziati è stallo sulla tregua
Al centro, il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, presiede il secondo giro di colloqui di pace tra Ucraina e Russia. Ai lati, i delegati dei due Paesi (Ansa)
Le delegazioni di Kiev e Mosca hanno raggiunto un accordo per la consegna reciproca di mille soldati. Rustem Umerov chiede un cessate il fuoco di 30 giorni, il Cremlino vuole come contropartita il ritiro da quattro regioni.
Alla fine tutti i negoziati portano a Erdogan
Mark Rutte e Recep Tayyip Erdogan (Ansa)
  • La comunità internazionale guarda ancora al Sultano per il suo ruolo di mediatore tra Russia e Ucraina. Ma questo tavolo è solo l’ultimo che vede la Turchia come perno nelle mediazioni delle crisi, dal Caucaso al Medio Oriente, dai Balcani fino al Corno d’Africa.
  • Il leader di Hamas era in un bunker sotterraneo. Netanyahu: «Presto entreremo a Gaza».

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L’Europa si rimette di traverso: «Mosca bluffa, ora altre sanzioni»
Kaja Kallas ed Emmanuel Macron (Ansa)
  • Macron prova a sabotare il bilaterale di Istanbul, i leader riuniti in Inghilterra invitano a diffidare dello zar. La solita Kallas accusa: «Gli invasori continuano a bombardare». E i polacchi aprono una crisi diplomatica.
  • Offerta di Indra, sostenuta dal governo di Madrid, per la divisione militare di Iveco. Leonardo e Rheinmetall avevano proposto il doppio degli iberici: 1,5 miliardi.

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  • Oltre a supportare i suoi alleati tradizionali, il leader intrattiene rapporti più discreti con Hezbollah e il suo sponsor sciita, Teheran. Con cui c’è sintonia pure sugli Huthi.
  • Le limitazioni Usa all’invio di armi hanno favorito la nascita di un’industria nazionale.
  • L’analista Giovanni Giacalone: «L’offensiva con cui Al Jolani ha conquistato Damasco è partita dalla Turchia. Ora il sultano vuol trasformare il Paese in un protettorato per condizionare l’intera regione, compresi Libano e Iraq. Israele sarebbe a rischio, per questo sostiene i drusi».

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