2019-06-02
Tumore al seno. Farmaco alza del 70% la speranza di vita
Il ribociclib migliora la sopravvivenza delle donne sotto i 40 anni con metastasi. Con le terapie tradizionali il tasso si ferma al 46%.Una nuova speranza si accende per le giovani donne che, sotto i 40 anni, scoprono di avere un tumore al seno in stadio avanzato. La notizia viene da uno studio presentato al congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco), il più rande al mondo, in corso a Chicago. Uno degli ultimi farmaci ad arrivare sul mercato, il Ribociclib, ha dimostrato che, aggiunto alla terapia ormonale standard, è in grado di aumentare del 70% la speranza di vita (non solo rallentare la progressione della malattia) a 3,5 anni dall'inizio della cura. I dati sono contenuti allo studio Monaleesa-7 che ha seguito 672 pazienti tra i 18 e i 59 anni per 42 mesi. Tutte le donne, in pre e peri menopausa, avevano una diagnosi di tumore alla mammella avanzato o metastatico di un particolare tipo (con recettori ormonali Hr+/Her2-). Al termine del periodo di osservazione, il tasso di sopravvivenza era del 70% per le donne trattate con il farmaco e la terapia standard e del 46% per quelle che ricevevano la sola cura standard (goserelin e un inibitore dell'aromatasi o tamoxifene). Il carcinoma in stadio avanzato può essere molto aggressivo ed è la principale causa di morte per cancro nelle donne tra 20 e 59 anni. Anche se è meno comune, questo tipo di tumore è in aumento tra le donne prima della menopausa. Va inoltre ricordato che, tra i 29 e i 59 anni, il rischio di sviluppare metastasi dopo una prima diagnosi di tumore al seno è intorno al 20-30%. Nei tumori ormoni sensibili (come quelli di questo tipo) il rischio può mantenersi anche dopo dieci anni dalla prima diagnosi. I risultati dello studio, pubblicato in contemporanea nel Nejim, forniscono informazioni importanti sia sull'efficacia sia sul profilo di sicurezza di questo nuovo approccio terapeutico. Ribociclib, approvato in Europa nel 2018, è un inibitore delle chinasi ciclina dipendenti 4 e 6 (CDK4/6), due proteine che favoriscono la crescita delle cellule tumorali. Bloccare la loro attività ha dimostrato di ridurre del 30% il rischio di morte: un dato molto difficile da dimostrare in uno studio clinico. Anche l'Italia, con circa 1.000 pazienti, sta partecipando alla sperimentazione. Nel nostro Paese vivono più di 37.000 donne con diagnosi di tumore della mammella metastatico. Circa il 10% di loro ha fra i 40 e i 49 anni. Si tratta di donne giovani, nel pieno della loro vita familiare e professionale. Da qui la maggiore necessità di opzioni terapeutiche innovative che garantiscano quantità e qualità di vita. L'introduzione di ribociclib, in associazione alla terapia endocrina, secondo gli oncologi permetterà a molte più donne di ricevere in fase iniziale un trattamento efficace a bassa tossicità, evitando, o comunque posticipando, la necessità di ricorrere alla chemioterapia, più difficile da tollerare.L'obiettivo, infatti, è di cronicizzare la malattia, traguardo sempre più vicino. Sapere che un trattamento già approvato ha dimostrato di poterle aiutare a vivere più a lungo dà speranza dopo la diagnosi di uno dei tumori più aggressivi.In generale si distinguono tre sottogruppi di tumori mammari: con recettori ormonali positivi (cioè con positività dei recettori per gli estrogeni o per il progesterone); Her2-positivi (in cui è presente la proteina Her-2 in quantità eccessiva); e triplo negativi (che non esprimono i recettori ormonali né iperesprimono il recettore Her2). Oltre agli ultimi farmaci, come gli inibitori delle proteine Cdk 4/6, ci sono molte armi a disposizione per combattere la malattia, dalla chemioterapia all'ormonoterapia fino all'immunoterapia. Ci sono farmaci che bloccano il recettore Her2 che vengono utilizzati sia nelle forme iniziali non metastatiche sia nelle forme metastatiche con risultati sorprendenti. Mentre agli inizi degli anni Duemila il 50% delle pazienti con tumori Her2-positivi metastatici sopravviveva circa due anni, oggi la speranza di vita è oltre i quattro anni, grazie all'impiego di chemioterapia associata a due anticorpi monoclonali.In 15 anni, in Italia le percentuali di guarigione sono cresciute di circa il 6%, passando dall'81 all'87%, secondo l'Associazione italiana di oncologia medica. Nel 2018, nel nostro Paese sono stati stimati 52.800 nuovi casi di cancro al seno, che è in assoluto il più frequente. Circa 800.000 donne vivono dopo la diagnosi. Manca però l'impegno nella prevenzione terziaria, cioè delle recidive. Gli studi mostrano che una dieta troppo ricca di grassi aumenta fino al 24% il rischio di ricomparsa della malattia. Con 150 minuti di attività fisica a settimana si riduce del 25% la mortalità per tumore della mammella. Ingrassare di cinque chili può incrementare fino al 13% la mortalità. Il fumo di sigaretta aumenta il rischio dal 20 al 40%. Lo stile di vita, quindi, vale anche dopo la diagnosi e la cura, per non vanificare i risultati ottenuti.