2024-10-07
Trump torna dove gli hanno sparato. E al suo fianco stavolta c’è Musk
(Photo by Anna Moneymaker/Getty Images)
Imponente comizio del tycoon a Butler, la cittadina in cui subì un attentato a luglio. Sul palco, anche il patron di Tesla e X. Visti i legami stretti del magnate sudafricano con il Pentagono, si tratta di una presenza che conta.La campagna elettorale americana potrebbe essere a una svolta. Sabato, Donald Trump ha tenuto un comizio a Butler, la cittadina della Pennsylvania dove, a luglio scorso, aveva subito un attentato, rischiando seriamente di essere ucciso. Si è trattato di un evento elettorale assai significativo, che ha raccolto circa 60.000 partecipanti. Appena salito sul palco, il candidato repubblicano è stato accolto da un’ovazione. L’ex presidente ha quindi commemorato Corey Comperatore, il pompiere che perse la vita il giorno dell’attentato: ha chiesto un minuto di silenzio e - poco dopo - è stata fatta suonare l’Ave Maria di Schubert.«Torno a Butler per trasmettere un messaggio semplice. Renderemo di nuovo grande l’America, vinceremo le elezioni. E a tutti gli americani, insieme, in un solo mese daremo il via a una nuova età dell’oro», ha dichiarato Trump. «Per 16 secondi il tempo si è fermato mentre questo mostro feroce scatenava il male puro. Quell’essere cattivo non ci è riuscito», ha proseguito, riferendosi all’attentatore e sottolineando di essersi salvato «per grazia di Dio». «Ne abbiamo avuti molti negli ultimi otto anni: quelli che vogliono impedirci di raggiungere questo futuro mi hanno calunniato, mi hanno messo sotto accusa, mi hanno incriminato, hanno cercato di escludermi dalle elezioni e chissà, forse hanno anche cercato di uccidermi», ha aggiunto il tycoon. Al suo fianco, sul palco, è salito per la prima volta Elon Musk, che aveva dato l’endorsement all’ex presidente subito dopo l’attentato di luglio. «Questa non è un’elezione come un’altra. L’altra parte vuole togliervi la libertà di parola», ha affermato il Ceo di Tesla, che ha anche esclamato le parole pronunciate da Trump subito dopo essere stato ferito tre mesi fa: «Fight! Fight! Fight!».Una presenza, quella di Musk, dalla notevole valenza politica. Ricordiamo infatti che costui, attraverso SpaceX, vanta importanti appalti con il Pentagono. Certo, questo non vuol dire di per sé che, nel suo sostegno a Trump, Musk agisca per conto degli apparati della Difesa. È però ben noto che, soprattutto dopo la crisi afgana del 2021, l’amministrazione Biden-Harris è entrata in rotta di collisione con quegli stessi apparati. Non si può dunque escludere che Musk si stia facendo (anche) ufficiosamente portavoce del fastidio espresso da una parte della burocrazia del Pentagono nei confronti dell’attuale Casa Bianca.Ma non è tutto. Dal comizio di sabato sono emersi altri due elementi interessanti. In primis, l’entusiasmo in questa campagna elettorale è dalla parte di Trump. È vero, non fanno che ripetervi che Kamala Harris avrebbe acceso gli animi di molti elettori. Dimenticano però di farvi notare che la vicepresidente può contare sulla benevolenza di gran parte dei media, oltre che su una potenza di fuoco finanziaria non indifferente. Poi ovviamente l’entusiasmo, da solo, non garantisce la vittoria alle presidenziali: nel 2016 aiutò Trump a vincere, nel 2020 non gli bastò invece per prevalere. Si tratta comunque di un indicatore di fondamentale importanza.In secondo luogo, è bene non dare ascolto a chi ripete che l’attentato di Butler è stato un evento dall’impatto elettorale secondario. Le cose non stanno così. Attenzione: la forza di quell’evento non risiede tanto nel fatto che Trump abbia subito un tentativo di assassinio (anche Gerald Ford lo subì nel 1976, eppure perse le elezioni). No: il dato rilevante riguarda il modo in cui Trump reagì quel giorno, rialzandosi pochi secondi dopo gli spari e sfidando la possibilità di essere colpito da un secondo cecchino. In quegli istanti, il tycoon, guardando la morte in faccia, ha dato una prova fortissima di leadership. E questo è indubitabile, a prescindere da come la si pensi su di lui e sulle sue proposte politiche.Ecco: le presidenziali di quest’anno non saranno decise solo da temi come inflazione, immigrazione e aborto. Saranno decise anche dalla capacità di leadership dei due candidati. L’attentato di Butler ha dimostrato che Trump è un uomo pronto a tutto: un segnale che non deve essere probabilmente passato inosservato neanche a Pechino e a Teheran. Dall’altra parte invece c’è una candidata che fugge assai spesso dalle interviste con i giornalisti: non esattamente un grande esempio di leadership. Per questa ragione, al di là delle coperture mediatiche limitate, l’attentato di Butler ha probabilmente ancora un ruolo da giocare in questa campagna elettorale. Sabato ne è stata la prova. E Trump, questo, lo sa bene.
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