2025-01-11
Bibi assente all’inaugurazione? «Donald preferirebbe sostituirlo»
L'ex direttore del Mossad Yossi Cohen (Ansa)
I rapporti tra i due sono tesi. Washington predilige l’ex capo del Mossad Yossi Cohen o Naftali Bennett.Il prossimo 20 gennaio a Washington, alla cerimonia dell’insediamento del presidente eletto Donald Trump, mancheranno alcune figure di spicco, come il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ieri, attraverso una nota del suo staff, ha fatto sapere che «la partecipazione della presidente all’insediamento di Donald Trump non è prevista; se ci sarà un invito da parte degli Usa per la presidente della Commissione lo valuteremo». L’assenza di Von der Leyen (che oltretutto è stata ricoverata per una brutta polmonite) non sorprende, visti i rapporti burrascosi che Trump ha da sempre con i vertici dell’Unione europea. Ma alla cerimonia mancheranno altre figure rilevanti della politica internazionale. Tra gli assenti spicca il nome del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ad oggi non ancora invitato alla cerimonia. Secondo quanto dichiarato al Times of Israel da un alto collaboratore del premier, «è molto improbabile che Benjamin Netanyahu si rechi a Washington per l’insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, previsto per il 20 gennaio». Nelle ultime settimane, funzionari israeliani hanno dichiarato che Netanyahu avrebbe dovuto compiere il viaggio. Tuttavia, salvo cambiamenti dell’ultima ora, non lo farà. Come mai?Al di là delle apparenze, i rapporti con il tycoon non sono buoni da tempo. Tutto risale a quando Trump, sconfitto da Joe Biden alle elezioni presidenziali, venne travolto dalla vicenda relativa all’assalto al Congresso degli Stati Uniti, avvenuto il 6 gennaio 2021. Per Trump fu il punto più basso, tanto che venne considerato a lungo un paria sia a livello nazionale sia internazionale, in quanto ritenuto responsabile di aver fomentato la rivolta. Mentre Trump continuava a sostenere che «l’elezione mi è stata rubata», tra i primi a congratularsi con Biden fu proprio Netanyahu: circostanza che fece infuriare il tycoon, con il quale Netanyahu aveva già litigato - ad esempio, sulla vicenda del generale iraniano Qasem Soleimani, ucciso da un drone Usa il 3 gennaio 2020 all’aeroporto internazionale di Baghdad (Iraq). Originariamente l’operazione doveva essere congiunta, ma Netanyahu, qualche giorno prima, si sfilò.Ora, a distanza di quattro anni, il rapporto tra i due non è saldo come in molti credono, per diverse ragioni: la più importante è che Trump resta convinto che Netanyahu abbia gestito male la questione «Patti di Abramo». In particolare, perché non ha acconsentito alla nascita di una sorta di Stato palestinese, cosa che avrebbe portato l’Arabia Saudita a siglare l’accordo. Questa, peraltro, era l’unica condizione irrinunciabile, visto il sentimento popolare, per l’erede al trono saudita, Mohammed bin Salman. Inoltre, Trump lo accusa, al pari di moltissimi altri, di aver tollerato troppo a lungo Hamas, un fatto che ha portato alle stragi del 7 ottobre 2023 e alla successiva guerra.Quindi Donald Trump abbandona Israele? Assolutamente no e nella sua testa non solo ci sono la fine della guerra e la resa dei conti con l’Iran, ma c’è anche un nuovo inizio, con nuove figure che nulla abbiano a che fare con quanto accaduto fin qui. Pur consapevoli che nulla al momento è certo, dobbiamo riportare quanto fonti qualificate israeliane ci hanno riferito, ovvero che l’avventura politica di Netanyahu potrebbe finire rapidamente, specie se verrà a mancargli il supporto fondamentale del più grande amico che Israele ha nel mondo: Donald Trump.L’uomo che potrebbe essere protagonista «di un nuovo inizio» è Yossi Cohen, ex direttore del Mossad, molto rispettato all’estero e amato in Israele: potrebbe farsi un partito e guidare Israele. Altro nome che circola è quello di Naftali Bennett, già premier tra il 2021 e il 2022.Cohen è colui che disse a chiare lettere a Netanyahu, prima di dimettersi: «Abbiamo perso il controllo dei soldi del Qatar a Gaza». Simili avvertimenti arrivarono da Yigal Carmon, già colonnello dell’Aman (il servizio segreto militare israeliano) e poi consigliere antiterrorismo dei primi ministri Yitzhak Rabin e Yitzhak Shamir. Ma questa purtroppo è un’altra storia.
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Caterina Interlandi, presidente vicario del tribunale di Tempio Pausania (Imagoeconomica)