2025-04-05
Il tycoon rimette in moto la Storia facendo impazzire liberal e neocon
Donald Trump (Getty Images)
Munchau, ex firma del «Financial Times», lo dice chiaro: la nuova Casa Bianca sta alla globalizzazione come Gorbachev all’Urss. Perciò i fautori del vecchio ordine, tipo Fukuyama, detestano il presidente.Wolfgang Munchau, su Unherd, è stato piuttosto diretto: «I dazi di Trump sono la fine della globalizzazione», ha scritto. Secondo il tedesco ex editorialista del Financial Times, saremmo in effetti di fronte a un cambiamento epocale. «Quando i regimi finiscono, finiscono a fasi», scrive Munchau. «Il comunismo è morto nell’arco di 10 anni, a partire dallo sciopero al cantiere navale di Danzica nel 1980. La caduta del muro di Berlino nel 1989 è stato il grande episodio simbolico e il colpo di stato del 1991 contro Mikhail Gorbachev è stata la spinta finale. Ieri è stato il momento Gorbachev della globalizzazione. Il primo mandato di Trump è stato Danzica, il canarino nella miniera di carbone». i «dimenticati»Yannis Varoufakis, economista di sinistra che critica il neoliberismo ma non ama per niente Trump, è pure convinto che la globalizzazione per come l’abbiamo conosciuta sia giunta al capolinea. «Il capitale cloud sta sostituendo il capitale finanziario e sostituendo il ruolo divino del mercato con il Santo Graal della condizione transumana (la fusione del capitale cloud, dell’intelligenza artificiale e dell’individuo biologico). La finanziarizzazione sarà presto sottoposta a una pressione simile», scrive Varoufakis. «Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, Wall Street non sarà in grado di continuare a resistere alla fusione del capitale cloud e della finanza, come si vede nell’ambizione di Elon Musk di trasformare X in un’app per tutto. Tali sviluppi faranno ai pagamenti ciò che Internet ha fatto ai fax, con gravi ripercussioni sulla stabilità finanziaria, incluso qualsiasi ruolo futuro per la Federal Reserve. E al posto del sogno di un villaggio globale, avremo la nazione murata». L’idea, al di là di tutto, sembra essere proprio quella di rivoluzionare l’intero impianto a propulsione statunitense che ha influenzato le sorti del mondo negli ultimi decenni. Un sistema basato sulla competizione al ribasso dei salari, che ha massacrato le classi medie occidentali e impoverito ulteriormente quanti erano già sul limitare della miseria. Sono anche e soprattutto queste fasce sociali ad aver votato Donald Trump e, in Europa, i partiti sovranisti che per certi versi gli sono affini. A quelli che un tempo venivano chiamati forgotten men e che J.D. Vance ha mirabilmente raccontato nel suo bestseller, che il delirio onirico della globalizzazione vada verso la conclusione non dovrebbe dispiacere troppo. In compenso, a essere furenti sono proprio coloro che hanno teorizzato, sostenuto e amplificato l’arroganza del Nuovo ordine mondiale: i liberal, i neocon, i neoliberisti di vario ordine e grado. Al loro disappunto ha dato voce, in una intervista concessa a Repubblica, Francis Fukuyama, il celeberrimo teorico della «fine della Storia». È stato, il suo, un libro moltissimo citato e pochissimo letto, che rapidamente si è trasformato in uno slogan per gli entusiasti fautori della americanizzazione del pianeta. Alla fine, Fukuyama stesso sembra aver deciso di credere alla banalizzazione delle sue tesi e ora si ribella al ritorno prepotente della Storia. I dazi, dice, «sono la decisione più idiota che abbia mai visto da un presidente americano. Saranno completamente controproducenti e probabilmente getteranno l’economia mondiale in una recessione molto grave, se non nella depressione. Tutto si basa sull’incapacità di Trump di capire come funziona l’economia. È difficile per me comprendere come un presidente americano possa fare qualcosa di così ridicolo e dannoso per la sua stessa società». Il punto è che, secondo Fukuyama, «l’America ha prosperato enormemente grazie all’ordine commerciale liberale globale». E potrebbe persino essere vero. Ma occorre scendere appena più in profondità: America, detto così, non significa nulla. Di sicuro le classi medie e medio-basse non si sono arricchite così tanto. E ancora meno si sono arricchiti gli europei. flebile speranzaIl punto, allora, è capire che cosa potrebbe venire di buono a noi da questa situazione. Di sicuro Trump non vuole fare il samaritano, e non si preoccupa di fare crescere i nostri stipendi. Magari ha ragione Varoufakis, e Donald sta davvero preparando qualche astrusa tecnofollia. Resta che a noi il modello attualmente in vigore non ha portato granché bene. E l’idea che possa essere smantellato non dovrebbe riempirci di paura. Certo, starà poi ai nostri politici immaginare nuovi scenari e tentare di realizzarli. A riguardo non siamo ottimisti, ma è sempre meglio una speranza pur flebile di una condanna a vita.