2025-09-13
Mattarella rilancia Ventotene per puntellare quest’Europa: forza élite, basta democrazia
Facendo finta di ignorare le critiche della Meloni, Re Sergio elogia il «Manifesto» rosso di Spinelli. E lo propone nuovamente come base di un’Unione ai minimi storici.Il presidente della Repubblica non molla. Nonostante l’immagine dell’Europa come progetto politico sia al suo minimo storico, per gli ormai evidenti errori compiuti sia in politica economica che in politica estera, Sergio Mattarella torna a rifilarci un discorso in cui si magnifica l’Unione. Lo fa in occasione della prima Conferenza di Ventotene per la pace e la democrazia. Ignorando le polemiche dei mesi scorsi, quando una sinistra divisa agguantò la storia del manifesto redatto più di 80 anni fa da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, il capo dello Stato ha ricordato che nell’isola usata dal regime fascista per spedire al confino i dissidenti, vennero messi a dimora i semi di una crescita dell’Europa libera e democratica.Non staremo a ripassare il contenuto del documento redatto nel 1941. A quello ha già pensato mesi fa Giorgia Meloni, quando nell’aula parlamentare rilesse alcuni passaggi fondamentali del Manifesto. In particolare, quelli in cui ci si immaginava un governo delle élite, che non è esattamente compatibile con la democrazia, dato che pochi, autonominatisi superiori agli altri, avrebbero dovuto comandare su tanti. Per non dire poi dei passaggi dedicati alla proprietà privata, ritenuta incompatibile con il mondo immaginato da Spinelli, Rossi e Colorni. Le idee erano così discutibili che perfino lo stesso Spinelli con gli anni le ripudiò. Ciò detto, Mattarella può pure continuare a credere che l’Unione, la democrazia e la pace siano nate a Ventotene. Che poi è ciò che piace alla sinistra.Ma il punto non sono le convinzioni, a nostro giudizio sbagliate, del capo dello Stato. Ma perché il presidente insista tanto con un progetto europeo proprio nel momento in cui questo dimostra i propri limiti. Abbiamo visto che la Ue al suo primo vero stress test non sa come reggere. La gestione della crisi economica, con la cosiddetta transizione green, rischia di far retrocedere l’intero continente, avviando importanti comparti industriali verso il declino. Se un tempo si diceva che l’Europa era un gigante economico, un nano diplomatico e un verme militare, oggi siamo portati a sostenere che se le ultime due affermazioni ancora corrispondono al vero, la prima non è più attuale. Mettendo insieme le economie della Ue si capisce che stanno perdendo costantemente terreno nei confronti non soltanto dell’America, ma anche della Cina, dell’India e di quelli che un tempo avremmo definito un po’ sprezzantemente Paesi in via di sviluppo.Non solo. La Ue, oltre che incapace di svincolarsi da una legislazione complessa che impedisce la crescita e allontana gli investimenti, non è in grado di affrontare non tanto la guerra, trovando una soluzione a un conflitto che si svolge alle sue porte, ma l’invasione migratoria, che sta destabilizzando Paesi e città. Dalla Francia alla Germania, per passare alla Svezia e alla Danimarca, ovvero a quegli Stati ritenuti moderni e aperti, mai il modello europeo di accoglienza, sicurezza e welfare è stato così in discussione.Continuare a salmodiare, dicendo che l’Europa è una garanzia di pace, democrazia, libertà, mentre nelle principali capitali europee la democrazia è bandita perché si impedisce ai cittadini di votare, la pace in casa propria è minacciata da una crescente criminalità e la libertà di parola è messa a dura prova da chi vorrebbe vietare di esprimere concetti contrari alle teorie gender e alla islamizzazione del continente, è una scelta politica. Non crediamo che Mattarella insista con l’Europa perché non ha altro da dire. Forse pensa di puntellare la perdita di credibilità di Bruxelles e la traballante poltrona di Ursula von der Leyen richiamandosi ai principi alti di unità dei popoli. Oppure ritiene che comunque l’idea di Stati indipendenti e sovrani debba essere abbandonata, per essere annacquata in un grande contenitore, con quasi mezzo miliardo di abitanti. Qualunque sia la ragione per cui il capo dello Stato insiste, visto ciò che sta accadendo a Bruxelles con la mozione di sfiducia alla presidente Ue, in Francia con la nomina di Lecornu, in Germania con la messa al bando di Afd, in Romania con l’eliminazione dei candidati più accreditati, l’Europa sembra sempre più lontana dagli ideali di libertà e democrazia, ma sempre più vicina a quel progetto di governo delle élite vagheggiato a Ventotene. È forse per questo che al presidente della Repubblica piace tanto quel manifesto? Giunto al suo decimo anno al Quirinale, sogna un Paese dove le elezioni non ci siano più, dove la sovranità non sia del popolo ma dei «migliori» incaricati di decidere per tutti? Vista l’insistenza, cominciamo a temerlo.