2022-02-19
Trudeau adesso fa pure lo sceriffo. Arrestati i leader della protesta sui tir
Iniziato a Ottawa lo sgombero dei dimostranti anti obbligo vaccinale. La vicepremier: «Già congelati i conti dei fermati».Nessuna ecatombe a Hong Kong: ospedali pieni, ma di asintomatici. Ricoverati tutti i positivi. Corsie in crisi per la strategia «zero Covid» imposta da Pechino.Lo speciale comprende due articoli. Il primo ministro canadese Justin Trudeau aveva annunciato l’adozione di misure straordinarie per fermare le proteste, e dalle parole è passato ai fatti. Giovedì notte ha fatto arrestare Tamara Lich e Chris Barber, due leader del movimento Freedom convoy contro l’obbligo vaccinale e le restrizioni anti Covid, ieri ha messo le manette ad altri manifestanti. Per la portavoce del Convoglio della libertà, Dagny Pawlak, si tratta di un «momento oscuro» e quanto sta accadendo è «una vergogna per qualsiasi democrazia liberale, anche se non è una sorpresa».Venerdì mattina, dopo aver allestito un centinaio di posti di blocco e limitato il traffico nel tentativo di impedire nuovi accessi al centro cittadino, centinaia di poliziotti si sono trasferiti nel campo di protesta vicino a Parliament Hill, a Ottawa, per cercare di rimuovere più di 300 tra camion, camper e altri veicoli che da tre settimane stanno bloccando la città. Nel freddo glaciale, peggiorato da un vento forte che abbassava la temperatura a -23 gradi, numerose persone che si scaldavano in fuochi improvvisati, sotto la neve, sono state ammanettate e portate via dalle forze dell’ordine. La polizia aveva avvertito i manifestanti su Twitter: «Secondo la legislazione provinciale e federale, dovrai affrontare severe sanzioni se non interrompi ulteriori attività illegali e non rimuoverai immediatamente il tuo veicolo». Non solo, con un successivo messaggio dichiarava: «Chiunque si trovi all’interno del luogo di protesta non autorizzato può essere arrestato». Diversi manifestantisi sono rifiutati di muoversi e mentre i poliziotti avanzavano hanno cantato l’inno nazionale. La Camera dei Comuni canadese ieri aveva annullato le sedute, sospendendo temporaneamente il dibattito sull’uso dell’Emergencies act, avvertendo i parlamentari di «rimanere lontano dal centro cittadino fino a nuovo avviso» a causa di un’attesa operazione di pubblica sicurezza. Le riprese televisive in diretta hanno mostrato la polizia che effettuava arresti e spostava con carri attrezzi alcuni dei camion che occupavano il centro di Ottawa. Secondo la Cbc, l’operazione di sgombero richiederà giorni. Il capo della polizia ad interim, Steve Bell, che gestisce le operazioni dopo che il suo predecessore, Peter Sloly, aveva dato le dimissioni perché criticato per non aver fronteggiato la protesta, aveva annunciato giovedì «che questo fine settimana sarà molto diverso dagli ultimi tre». Il premier canadese ha dunque scelto le maniere forti, per rispondere a chi non vuole obbligo vaccinale e restrizioni della libertà. Lunedì aveva dichiarato l’entrata in vigore della legge sulle emergenze approvata nel 1988, che conferisce al suo governo maggiore autorità in risposta alle proteste. Se approvata dal Parlamento entro una settimana, Trudeau avrà poteri straordinari per trenta giorni, durante i quali può vietare le assemblee pubbliche, i viaggi e bloccare gli account bancari di chi protesta senza ordini del tribunale. La sospensione dei diritti e delle libertà civili è già iniziata, le banche stanno bloccando i conti collegati ai manifestanti dopo che la Royal canadian mounted police, la polizia a cavallo, ha fornito loro un elenco, secondo quando scrive The Washington Post. La Canadian bankers association ha dichiarato che «tutti i fornitori di servizi finanziari, comprese le banche, coperti dalla legge federale sulle emergenze, dovranno attuare diligentemente le misure richieste, come stabilito dal governo». La vice premier e ministro alle Finanze, Chrystia Freeland ha confermato che sono stati congelati conti correnti e conti deposito dei dimostranti fermati. La mossa di Trudeau è in realtà una dimostrazione di debolezza perché, come sottolinea la Bbc, l’Emergencies act può essere invocato «solo se l’emergenza non può essere affrontata da nessuna legge federale esistente e se supera la capacità delle province di gestirla efficacemente». Il governo canadese forse paragona le azioni dei manifestanti ad atti di spionaggio o sabotaggio? Non riesce a trovare altre forme di dialogo? Questa linea dura, sorda alle proteste, troverà purtroppo emuli anche in Europa, in particolar modo nel nostro Paese che già toglie ogni possibilità di dissentire su green pass e vaccinazione imposta per poter lavorare. I primi camionisti, acclamati e supportati da migliaia di persone lungo il percorso, erano arrivati a Wellington Street, nella capitale, il 28 gennaio per opporsi alla legge che vieta l’ingresso in Canada agli autotrasportatori. Trudeau era dovuto scappare nella notte. Avevano bloccato per alcuni giorni anche diversi valichi di confine con gli Stati Uniti. Il movimento è poi diventato un’opposizione più ampia alle restrizioni sulla pandemia e al governo, con il sostegno delle proteste in tutto il Paese. Dopo aver annunciato multe e arresti a chi portava generi di conforto e benzina ai manifestanti, sabato scorso la polizia aveva sgomberato il ponte Ambassador che collega il centro industriale di Detroit, nel Michigan, con l’Ontario di cui Toronto è la capitale e dove rimaneva il nucleo duro della protesta. Proprio l’Ontario ha abolito il pass vaccinale, ma questo il premier Trudeau proprio non riesce a digerirlo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/trudeau-adesso-fa-pure-lo-sceriffo-arrestati-i-leader-della-protesta-sui-tir-2656725660.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nessuna-ecatombe-a-hong-kong-ospedali-pieni-ma-di-asintomatici" data-post-id="2656725660" data-published-at="1645227610" data-use-pagination="False"> Nessuna ecatombe a Hong Kong: ospedali pieni, ma di asintomatici Boom di casi, ospedali al collasso, pazienti lasciati per strada, supermercati presi d’assalto. C’è tutto il frasario apocalittico nelle ricostruzioni che i grandi media, in queste ore, stanno offrendo della situazione pandemica di Hong Kong «travolta da Omicron». Com’è ovvio, nessuno pensa che l’impennata dei contagi da Covid-19, che effettivamente si sta registrando nella regione amministrativa speciale della Cina, sia cosa da prendere sotto gamba; ci mancherebbe. Ci sono però numerosi elementi quasi sempre omessi nei servizi giornalistici eppure fondamentali per capire che cosa là sta davvero accadendo. Il primo, banalmente, è di ordine demografico. L’area di Hong Kong, infatti, da un lato conta la bellezza di 7,5 milioni di abitanti e, dall’altro, risulta uno dei territori con la più alta densità abitativa del mondo; il che vuol dire che gli spazi urbani sono quelli che maggiormente agevolano la diffusione virale. Poi c’è la questione vaccini: da quelle parti tra i soggetti più a rischio, vale a dire tra gli over 80, appena il 20% ha ricevuto entrambe le dosi, percentuale che sale senza diventare comunque molto alta (50%) nella fascia 70-79 anni. Morale, ad avere la vaccinazione completa è meno del 67% della popolazione, quota che l’Italia, come noto, ha superato da un pezzo. Inoltre, l’ex colonia inglese sta registrando una media di 2.600 nuovi casi al giorno, la stragrande maggioranza dei quali asintomatici: pochi, in confronto alla popolazione. Ma soprattutto - per venire all’aspetto che più di tutti spiega la situazione di Hong Kong - c’è un’altra cosa da considerare, e cioè la strategia «zero Covid». Che significa? Che in quell’area, conformandosi a quanto fa Pechino, la regola è che tutti i pazienti che risultino positivi a un test siano di lì a poco ricoverati in ospedale e isolati in reparto o in un centro per la quarantena; e questo, attenzione, totalmente a prescindere dalle condizioni di gravità e dagli stessi sintomi. È insomma indubitabile che là sette ospedali pubblici su 17 siano allo stremo e abbiano esaurito i posti letto: tutto vero. Il punto è che, in ossequio allo «zero Covid», si è tenuti a ricoverare pressoché chiunque risulti positivo; il che, se è già un’impresa a prescindere, ecco, con Omicron diventa utopia. Questo non vuol dire, lo si ripete, che la situazione ad Hong Kong sia lieta, dato che sono tornati a esserci decessi (nove in 24 ore) dopo molti mesi che se non se ne registrava nessuno (non pochi: proprio nessuno); allo stesso modo, non si sta dicendo che lì ci si stia accingendo a cambiare strategia, cosa che non è, anzi: la Cina ha già detto che invierà personale e già si parla della costruzione di nuovi ospedali. Ciò su cui si vuole richiamare l’attenzione è la superficialità di una narrazione mediatica, ancora di stampo allarmista, con cui gli aggiornamenti su Hong Kong sembrano diventati quasi il pretesto per tenere alta la tensione sulla pandemia, a prescindere. Un po’ come accadde, tornando all’Italia, con la situazione degli ospedali siciliani ai primi di gennaio. Anche in quell’occasione, si ricorderà, i media si affrettarono a riferire di strutture sanitarie al collasso, dell’affannoso ricorso ad ospedali da campo, insomma del caos. Peccato che poco dopo, grazie alla trasmissione Fuori dal coro, si è capita l’origine di quell’emergenza nell’emergenza, vale a dire una preesistente scarsità di posti letto a cui, pur avendo stanziato mesi prima i necessari finanziamenti, la sanità siciliana non era stata in grado di porre rimedio. La sensazione è dunque che, non appena si creano le condizioni per un piccolo sospiro di sollievo, ci sia sempre chi corre subito a seminare ancora panico.
Giusi Bartolozzi (Imagoeconomica)
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