2020-06-14
Trovata una possibile cura naturale. Ma il governo punta tutto sul vaccino
Ricercatori italiani identificano una molecola capace di impedire l'ingresso del Covid nelle cellule umane. Roberto Speranza firma l'accordo europeo per 400 milioni di dosi di un futuro siero. Ma gli esperti restano perplessi.A Roma si registrano più di 100 casi al San Raffaele Pisana. L'assessore alla Sanità Alessio D'Amato sottolinea che il cluster è «sotto controllo e sembra rallentare». Positivi due tecnici del centro Rai di Saxa Rubra. In Italia ieri 55 morti.Lo speciale contiene due articoli.Anche l'Italia avrà accesso al vaccino contro il coronavirus Sars-Cov-2 di Oxford-Pomezia che Astrazeneca produrrà per la popolazione europea. La notizia è stata postata ieri su Facebook, come è ormai d'abitudine, dal ministro della Salute, Roberto Speranza che, insieme a Germania, Francia e Olanda, dopo aver lanciato nei giorni scorsi l'alleanza per il vaccino, ha sottoscritto un contratto con Astrazeneca per l'approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi da destinare a tutta la popolazione europea. «Il candidato vaccino», si legge nel post, «nasce dagli studi dell'Università di Oxford e coinvolgerà nella fase di sviluppo e produzione anche importanti realtà italiane. L'impegno prevede che il percorso di sperimentazione, già in stato avanzato, si concluda in autunno con la distribuzione della prima trance di dosi entro la fine dell'anno. Con la firma di oggi arriva un primo promettente passo avanti per l'Italia e per l'Europa. Il vaccino è l'unica soluzione definitiva al Covid-19. Per me andrà sempre considerato un bene pubblico globale, diritto di tutti, non privilegio di pochi». Il passo fatto dal governo permette all'Italia di non stare indietro in una corsa che vede in prima fila America e Cina, ma che lascia perplesso il mondo scientifico. Come più volte è stato fatto notare da virologi e immunologi, il nuovo coronavirus è ancora un'incognita per l'aspetto immunitario. Il fatto che molti restino positivi per varie settimane e la produzione di anticorpi non sempre neutralizzanti, cioè efficaci contro il virus, anche in persone che sono guarite, lasciano lo spazio a molte incognite. Solleva dubbi sull'efficacia del vaccino anche lo stesso Anthony Fauci, uomo di punta della task force del governo americano per la Covid-19 e capo dell'Istituto delle malattie infettive statunitense (Niaid), partner della multinazionale Moderna per lo sviluppo di un vaccino. In un'intervista pubblicata sul Journal of american medical association (Jama) Fauci osserva che «non c'è mai garanzia che il vaccino sia efficace» e si dice «incerto sulla durata della risposta immunitaria, visto che, nel caso fosse efficace, per gli altri coronavirus, la durata della protezione può andare da alcuni mesi a 10 - 20 anni». In ogni caso, la ricerca continua a tutte le latitudini e a suon di miliardi. Ogni annuncio di stato di avanzamento di sviluppo è salutato con un balzo del titolo e questo è già un buon risultato, probabilmente, per chi ci investe. Difficile districarsi tra le centinaia di ricerche in corso. Nel mondo sono una decina i vaccini in fase più avanzata di sviluppo. Entro la fine dell'anno dovrebbe arrivare quello dell'americana Moderna, che partirà a luglio con uno studio di fase 3 - quella necessaria all'approvazione e produzione - su 30.000 persone. Praticamente alla stessa fase di sviluppo c'è anche il candidato vaccino che viene testato dall'Università di Oxford e fatto in collaborazione con l'azienda Advent Irbm di Pomezia. Sono attesi per fine settembre i risultati dello studio di fase 3 su 10.000 persone: 5.000 volontari sani sono già stati arruolati nel Regno Unito e altrettanti in Brasile, dove il virus è ancora presente in modo adeguato per testarne l'efficacia, visto che in Europa la carica virale è in calo. Ovviamente, se funziona, dovrà essere prodotto e per questo governi e aziende stanno lavorando ad accordi con imprese produttrici (come Astrazeneca). Questa fase , di solito richiede mesi, e non pochi, ma l'ottimismo si spreca. In ogni caso, per unire le forze nella negoziazione, una decina di giorni fa, Italia, Olanda, Germania e Francia hanno formato una Alleanza per un vaccino inclusivo per accelerare il processo di sviluppo e garantire l'accesso a un vaccino efficace. Tanto per avere un'idea, l'Italia parteciperà con 120 milioni di euro per i prossimi 5 anni, per un totale di 287,5 milioni nel 2030. La Gran Bretagna, nello stesso periodo, investirà quasi due miliardi. In ogni caso la multinazionale Astrazeneca nelle settimane scorse ha annunciato che è in grado di produrre un miliardo di dosi entro il 2021, con le prime consegne a settembre, ma 30 milioni sono già per la Gran Bretagna. Certo, la ricerca serve, anzi è fondamentale - e non solo per la lotta alla Covid-19 - ma forse ci sono anche altre strade su cui investire. Nel caso di una seconda ondata di Covid-19, che arriverebbe ben prima del vaccino, servirebbero farmaci. In tutto il mondo, ma anche in Italia, sono in corso studi promettenti su molecole vecchie (clorochina) e innovative come gli anticorpi monoclonali specifici, in grado di bloccare l'accesso del virus nelle cellule umane. Tra loro ci sono anche derivati dal plasma iperimmune di persone guarite dal Covid-19. È di ieri la notizia che i ricercatori dell'Università Federico II di Napoli e di Perugia hanno identificato molecole simili al colesterolo, come degli acidi biliari prodotti dal fegato, in grado di impedire l'ingresso del virus Sars-Cov2 nelle cellule umane. Il vaccino potrebbe anche liberarci dalla Covid, ma per settembre servono cure.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/trovata-una-possibile-cura-naturale-ma-il-governo-punta-tutto-sul-vaccino-2646172310.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="roma-oltre-100-casi-dal-san-raffaele" data-post-id="2646172310" data-published-at="1592100131" data-use-pagination="False"> Roma, oltre 100 casi dal San Raffaele In attesa del vaccino di cui l'Italia ha già prenotato 400 milioni di dosi, i morti di Covid-19 ieri sono stati 55, più 23 segnalati ieri ma risalenti a marzo e aprile (il totale delle vittime segna quindi un +78) e 346 i nuovi casi di cui più della metà in Lombardia. Ma è Roma ora nel mirino dove fa davvero paura il focolaio esploso al San Raffaele Pisana: 5 morti, 104 contagiati e il virus in circolazione da oltre un mese. Un cluster che proprio adesso che la curva dei contagi nel Lazio si era appiattita da qualche settimana «si dimostra impegnativo, ma il sistema dei doppi controlli sta funzionando, grazie alla tempestività degli interventi messi in atto sono stati individuati questi nuovi casi che erano negativi ai tamponi precedenti», ha sottolineato l'Unità di crisi Covid-19 della Regione Lazio che da venerdì ha iniziato a richiamare i pazienti dimessi dal 1 maggio in poi (finora non si era andati indietro oltre il 18 maggio) per sottoporli al tampone. A preoccupare è proprio il fatto il doppio tampone che in genere è quasi una formalità in questo caso ha dato un risultato inaspettato. Perché nonostante quasi 5.000 analisi effettuate in una settimana, alcuni esami negativi, replicati, sono diventati positivi a distanza di 4-5 giorni. Dei 22 nuovi casi riferiti al focolaio, ha spiegato ieri la Regione, «16 derivano dai tamponi di controllo effettuati su 2 tecnici (un operatore sociosanitario e un fisioterapista) e 14 pazienti negativi ai primi tamponi, tutti collegabili con i primi pazienti positivi nella struttura. I pazienti sono stati tutti trasferiti all'Istituto Spallanzani. I due tecnici, come ha riferito l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato, «sono del centro Rai di Saxa Rubra e sono contatti dei contatti del caso indice (un paziente del San Raffaele). A Saxa Rubra è in corso l'indagine epidemiologica e i tamponi». Il cluster della struttura nota nel panorama della riabilitazione neuromotoria è «sotto controllo e sembra rallentare. Peraltro focolai simili si erano verificati (e poi contenuti) in altre strutture dello stesso gruppo Angelucci, per esempio a Rocca di Papa» ha detto l'assessore. «Intanto sono in corso le operazioni per trasferire 64 pazienti dai reparti di medicina e riabilitazione cardiologica e respiratoria presso altre strutture ospedaliere della Capitale». Dentro all'Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) restano solo degenti negativi al tampone. I morti però sono saliti a 5 con il decesso di 2 anziane donne. Nel frattempo i medici del Seresmi si stanno occupando delle indagini epidemiologiche per capire dove e come si è propagato il Covid-19 nel Lazio, da Rieti a Latina arrivando al policlinico Umberto I. Tutto potrebbe essere partito da un asintomatico, forse un dipendente che, senza saperlo, ha portato il virus all'interno della struttura. Potrebbe essere un fisioterapista risultato positivo al Covid lo scorso 3 maggio. L'uomo era rientrato al lavoro dopo essere risultato negativo a ben 2 tamponi. Da escludere che sia stato un paziente giunto da un altro ospedale per la riabilitazione perché tutti vengono prima sottoposti a tampone. Anche la Procura è pronta ad aprire un fascicolo. Su richiesta del procuratore aggiunto Nunzia D'Elia, i Nas hanno ispezionato la Asl 3, facendosi consegnare cartelle, accessi, certificati di dimissioni, visite. Controlli necessari per verificare se siano stati osservati tutti i protocolli sull'epidemia. È prevista a breve anche un'ispezione interna della struttura dichiarata zona rossa e isolata da una decina di giorni. Anche oggi molti pazienti dimessi dal San Raffaele si recheranno presso i drive-in per effettuare i test sierologici mentre D'Amato ribadisce: «L'attenzione resta altissima».