2025-11-07
«Forza Italia non fa favori a Mediolanum»
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio». Aggiunge una considerazione: «Vedo la posizione del partito più come una difesa del mercato. Ci sono tanti investitori stranieri che guardano all’Italia e potrebbero pensare che qui le regole cambiano di continuo». Perché la verità - sottintende Doris - è che nessuno, nel sistema bancario, né altrove, è felice di pagare più tasse, ma non serve invocare trame oscure per spiegare come stanno andando le cose: «Tutte le banche sono contrarie a questa tassa. Però il governo ha bisogno di soldi e li prende dove ci sono. Negli ultimi anni il settore ha fatto molti utili. Ma vorrei anche ricordare che quando i tassi erano negativi, le banche perdevano miliardi». Contesta soprattutto la definizione secondo cui le banche stanno facendo sovraprofitti: «Se gli utili passano da 500 milioni a un miliardo non si tratta di guadagni straordinario ma di un risultato di gestione su cui le tasse si pagano normalmente».I numeri di Banca Mediolanum raccontano una storia di solidità. Nei primi nove mesi l’istituto ha registrato un utile netto di 726 milioni (+8%). A trainare la crescita sono state le commissioni nette: 968,6 milioni (+11%), segno che i mercati hanno sorriso e i clienti continuano a fidarsi. Il margine d’interessi, invece, scende del 5% a 581,7 milioni, colpa del nuovo contesto dei tassi. Ma Doris non si scompone: «I risultati dei primi nove mesi confermano la solidità e la sostenibilità del nostro percorso di crescita, fondato sulla fiducia con i clienti e su una gestione attenta delle risorse».Una fiducia che si misura anche in cifre: oltre due milioni di conti, masse amministrate per 150,4 miliardi (+13%), impieghi alla clientela per 18,4 miliardi (+7%) e crediti deteriorati netti allo 0,78%. E poi la raccolta netta: 8,15 miliardi (+14%) in totale, con 6,58 miliardi gestiti (+21%). Numeri che spiegano perché Doris possa permettersi di distribuire un acconto sul dividendo 2025 di 0,60 euro, quasi il doppio rispetto agli 0,37 euro dell’anno scorso. Il pagamento scatterà il 26 novembre, come un piccolo «Natale anticipato» per gli azionisti. E, per chi sogna il gran finale, l’amministratore delegato aggiunge: «Il dividendo sul bilancio 2025 sarà sicuramente più alto di 1 euro per azione, anche se l’ammontare dipenderà dalle performance che avremo».Niente buyback invece. Solo dividendi pagati in contante. Perché Mediolanum preferisce distribuire liquidità contante ai fuochi d’artificio finanziari. Parlando di futuro, ovviamente, il discorso scivola sul ruolo della famiglia Berlusconi che ha appena ottenuto dalla Bce il diritto di scongelare la partecipazione del 30% nella banca: «Il cda scadrà nel 2027 e tale rimarrà fino a quella data - spiega -. Al rinnovo Fininvest potrà votare e potrà anche presentare candidati per il consiglio. Forse ci sarà anche Luigi Berlusconi. Si vedrà».Il ritorno degli eredi di Silvio al pieno diritto di voto in Mediolanum ha un valore simbolico e industriale insieme: chiude un capitolo durato oltre un decennio, da quando la quota Fininvest era stata congelata al 9,9% nel 2014 dopo la perdita dei requisiti di onorabilità dell’ex premier. Ora che la Bce ha sbloccato il 30%, il futuro è pronto a riaprirsi. Con un nuovo Berlusconi nel cda
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
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