2020-11-21
Troppi annunci, pochi dati Sulla sicurezza dei vaccini è guerra tra scienziati vip
Andrea Crisanti: «Senza chiarezza non lo farei». Pure Roberto Burioni vuole più certezze. Ma da Pierpaolo Sileri a Pierluigi Lopalco partono gli strali. Le dogane: attenzione alle dosi cinesi on line contraffatte.Nella corsa a ottenere il vaccino contro il Covid, in ballo non ci sono solo enormi investimenti, produzioni colossali, affari planetari e complicate questioni di logistica. C'è prima di tutto la necessità di sapere se sarà un antidoto che funziona: efficace ma in sicurezza. Lo sviluppo di un nuovo vaccino è un processo che in genere richiede anni, almeno cinque, però la pandemia ha stravolto i tempi, riducendo le fasi di sperimentazione preclinica e clinica. I colossi farmaceutici si affannano a spiegare che quelli sperimentati, da Pfizer-Biontech e da Moderna sono efficaci al 95%, ma le ricerche non sono ancora state pubblicate su riviste scientifiche e non ci sono dati che gli esperti possano valutare. Mancano inoltre certezze sugli effetti collaterali del vaccino studiato, e i problemi di sicurezza spesso non emergono fino a quando non viene somministrato a migliaia di persone. In un recente sondaggio Usa, quasi il 40% degli americani ha affermato di non essere troppo propenso o per niente propenso a ottenere un vaccino contro il coronavirus quando ce ne sarà uno disponibile, soprattutto per timore che non sia sicuro. Una preoccupazione «perfettamente comprensibile», per Paul Offit, direttore del Vaccine education center di Philadelphia. Anche da noi i dubbi ci sono. Il virologo Andrea Crisanti ha detto che «senza dati» non farebbe il vaccino tra i primi a gennaio. «Perché voglio essere rassicurato che sia stato testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia». Si è detto «favorevolissimo» ai vaccini ma sa che «sono stati sviluppati saltando la sequenza delle fasi 1, 2 e 3». Facendoli «in parallelo», si arriva prima, «ma poi serve tutto un processo di revisione dietro, che non è molto facile da fare», ha concluso Crisanti. Dura la replica di Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco Ema, che ha definito quella del virologo una «dichiarazione irresponsabile e intollerabile da una persona che dovrebbe conoscere le regole prima di affermare certe cose». Per Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, si tratta di affermazioni «sconcertanti». «Credo che Andrea Crisanti su questo sbagli: il vaccino sarà sicuro», sostiene il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri. Secondo Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, «anche il governo dovrebbe prendere le distanze da quanto detto» da Crisanti. Strali pure dall'Aifa: «Affermazioni molto gravi». Tanto che lo scienziato è passato al contrattacco: «Nessuno si è indignato perché non si è fatto niente e si è arrivati impreparati alla seconda ondata. Poi io dico una cosa sul vaccino e divento un No vax». Però anche il virologo Roberto Burioni vuole più certezze. Su Twitter, alla domanda di un follower: «Se oggi fosse disponibile lei si vaccinerebbe Pfizer subito?», il professore ha risposto: «No, non conoscendo ancora i dati nel dettaglio (soprattutto sulla sicurezza, pur pensando che siano incoraggianti altrimenti il ceo di Pfizer finirebbe in galera)». Pronta invece a ricevere le prime dosi si è dichiarata l'immunologa Antonella Viola, che in un post su Facebook ha scritto: «Non avrei nessun dubbio e sarei molto contenta di farmi vaccinare. E non perché sono incosciente o inconsapevole, esattamente per il motivo opposto: ho studiato il vaccino, so come è fatto e come funziona». Pierluigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della Puglia, ha detto di essersi «persino offerto per far parte della sperimentazione». L'Italia dovrebbe disporre già da fine gennaio 2021 di circa 3,4 milioni di dosi da somministrare a 1,7 milioni di persone. I primi a riceverle saranno ospedali e Rsa, quindi oltre ad anziani e medici anche gli infermieri. «Non ci lascia tranquillo quel 5% di margine di non sicurezza. Non è chiaro se è legato all'efficacia del vaccino oppure a eventuali effetti collaterali», dichiara Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing up, sindacato infermieri italiani. «Bisogna però pensare alle conseguenze di una mancata copertura da un virus così aggressivo, purtroppo noi abbiamo 500 infermieri positivi ogni giorno, 49 sono quelli morti fino ad oggi per Covid. E per legge siamo impegnati per la salvaguardia della incolumità collettiva. Quindi dovremmo vaccinarci». Conclude De Palma: «Se a gennaio quel “vuoto" di sicurezza non fosse stato ancora colmato con informazioni precise, credo che lasceremo gli infermieri liberi di decidere se fare il vaccino Covid o no». Oltre ai dati sulle sperimentazioni effettuate dalle aziende farmaceutiche, sarà necessario alzare la guardia per evitare prodotti falsi e pericolosi immessi sul mercato via Web, come segnalato dall'Agenzia delle dogane, che ha intercettato la potenziale distribuzione in Italia di preparati contraffatti prodotti in Cina.