2020-08-22
Troppe paure per numeri a casaccio. Ecco perché non dobbiamo temere
Diego Puletto/Getty Images
I contagi aumentano in proporzione all'incremento dei tamponi, oggi fatti anche a chi non ha sintomi. Il 98% delle terapie intensive si è svuotato da aprile mentre i ricoverati sono diminuiti del 97% in 4 mesi.Quasi mille contagi in più. Già pregustiamo i titoli allarmati ed allarmanti di tutti i principali organi di informazione. Il report di ieri ci dice che i nuovi contagiati Covid sono 947 per arrivare ad un totale di 16.678 casi attualmente positivi. I ricoverati sono 919. Erano 29.010 al momento di massima emergenza. Rispetto ad allora si sono cioè svuotati 97 letti su 100. Viene in mente a nessuno che forse i reparti oggi respirano e si svuotano perché, sottolineo ancora forse, i medici sanno cose che a marzo non sapevano e quindi il Covid riescono ora a curarlo? Stessa musica sui bollettini di terapia intensiva. Ieri i pazienti in terapia intensiva erano in tutto 69. Uno in più rispetto al giorno prima. Non scordatevi mai che il 3 aprile i pazienti col Covid ricoverati nei reparti ad alta intensità di cura erano in tutto 4.068. Quattromila letti che si sono svuotati quindi; vale a dire 98 ogni 100. La pandemia osservata da un medico ospedaliero è decisamente diversa da quella raccontata dal giornalista. Dal 1° agosto ad oggi i casi attualmente positivi sono aumentati di quasi 5.000 unità. Un balzo in avanti di oltre il 40%. E la paura riparte. Ma guardando il fenomeno con gli occhi di un medico clinico i letti in più occupati sono 214 nei reparti ordinari e 26 nelle terapie intensive. Si comprende perché professionisti come Zangrillo e Bassetti - che lavorano sul fronte - abbiano una percezione non proprio allineata a quella delle redazioni di quasi tutti i quotidiani e tg. «Dobbiamo togliere di mano il Covid agli epidemiologi ed agli specialisti in igiene» mi dice il prof. Fabrizio Angelini luminare dell'endocrinologia in Italia e consulente di tantissimi campioni dello sport «per lasciarlo in mano ai medici. Quelli che i pazienti li curano in carne ed ossa e non stanno soltanto a fare i modellini sui fogli excel. E soprattutto piantarla con questo stillicidio giornaliero di numeri che altro non fanno che alimentare la psicosi. Per caso vediamo report quotidiani sui morti di tumore o di patologie cardiocircolatorie che superano le cinquecento unità al giorno contro gli attuali cinque/dieci col Covid?»Ciò che in realtà sta dietro l'attuale aumento dei contagi lo si può riassumere con un vecchio adagio popolare: «Chi cerca trova». Ad oggi abbiamo scovato in tutto 257.065 persone risultate positive al Covid grazie al tampone. Nell'88% dei casi effettuati perché il sospettato presentava sintomi che inducessero a ritenerlo infetto. Questi sono i cosiddetti test di tracciamento. E solo nel 12% dei casi (poco più di 31.000 unità) il fastidiosissimo tampone è stato invece effettuato su pazienti che non presentavano alcun sintomo. Per quale motivo, vi chiederete, si fa un tampone a chi non ha sintomi? Semplicemente perché i nostri medici giustamente testano anche le persone che sono state a diretto contatto con chi è risultato positivo. Questi sono i cosiddetti test di screening. Pari ad appena il 12% del totale. Questi sono i numeri complessivi e cumulati sino ad oggi. Ma negli ultimi sette giorni i test da screening superano il 50% del totale. Addirittura, ieri gli individui risultati positivi grazie ai test di screening sono stati il 62% del totale. Chiaro il concetto? I contagi aumentano perché stiamo facendo molti ma molti più tamponi anche a chi è senza sintomi. Ricorderete invece che nei giorni dell'emergenza i medici sospettati di essere infetti lamentavano il fatto che non venisse fatto loro l'agognato tampone. Perché magari scoprendo di essere positivi sarebbero stati allontanati con ciò mettendo ancor più in difficoltà gli ospedali al collasso. Insomma, un circolo vizioso. Stanare il virus casa per casa è quindi cosa buona e giusta. Purché poi non ci si impaurisca se effettivamente troviamo ciò che cerchiamo lasciando che Walter Ricciardi, specializzato appunto in igiene e sanità pubblica, un passato con Mario Monti, un presente con Carlo Calenda ed attualmente consulente del ministro della Salute, butti là dubbi sull'apertura delle scuole e delle urne. E se Matteo Bassetti direttore della clinica malattie infettive al San Martino di Genova arriva a dirci «fra marzo e maggio da noi avevamo una mortalità dell'11% che oggi invece è zero» un motivo ci sarà. È quel motivo che tanto allarma Repubblica che arriva infatti a titolare due giorni fa che «l'età media ora è 30 anni. Il contagio tra i giovani fa paura». Cosa questa che invece fa tirare un sospiro di sollievo a chi il virus lo cura per davvero. Ancora l'Iss ci dice infatti che su un totale di 36mila morti con il Covid appena venti (ripeto venti) sono gli under 30. E se oggi il virus circola soprattutto fra loro questo probabilmente spiega la letalità che oggi i nostri medici non vedono nei loro reparti. E rende inaccettabile oltre che ingiustificabile un altro lockdown. «Abbiamo visto sospendere o intaccare a colpi di Dpcm una quantità di diritti costituzionalmente tutelati; ne conto almeno nove: dalla libertà personale, alla libertà di circolazione, di riunione, di culto, di espressione del pensiero, di insegnamento, di iniziativa economica, alla tutela giurisdizionale e alla proprietà privata». Riportava il senatore Alberto Bagnai al premier Conte nell'audizione del 21 aprile scorso. Ed a quest'ultimo è necessario formulare una domanda: «Ci mostra le risultanze del Comitato tecnico scientifico che hanno indotto il governo ad ordinare la chiusura delle discoteche?»
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Papa Leone XIV (Getty Images)
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Duilio Poggiolini (Getty Images)