
Nel suo ultimo libro Francesco Borgonovo smaschera le élite femminili che vorrebbero instaurare un nuovo «regime matriarcale». Così hanno trasformato il Me too da lotta contro le molestie a linciaggio dei maschi.Capita nella storia che chi dice di combattere un potere violento in realtà operi per consolidare il proprio. Cosa è stato il Me too? Una ribellione contro il Potere maschile o piuttosto una lotta attraverso la quale un'élite femminile ha ribadito il proprio potere sociale e il proprio diritto al linciaggio? In Italia sono arrivati i riflessi di questa guerra, anche abbastanza ridicoli: piccole accuse poi rapidamente sgonfiate, Asia Argento che nei talk show ripete la magica frase «lotta al patriarcato»... Nulla a che vedere con i grandi numeri delle carriere stroncate o anche delle accuse di tradimento che hanno caratterizzato «il movimento» nel Nord America. Chi si è beccata l'accusa di tradimento è stata Margaret Atwoood, raffinata scrittrice canadese. Quando l'anno scorso la Atwood ha denunciato i rischi di una deriva estremista del Me too le reazioni sono state furenti. Riflettendo sul processo senza prove imbastito contro un mite professore canadese, Margaret Atwood aveva evocato la possibilità che si tornasse ai linciaggi e all'atmosfera di Salem, ovvero alla caccia alle streghe. Solo che stavolta sono le streghe a dar la caccia, come se fossimo entrati nell'era delle streghe trionfanti…Chi è che può scatenare un linciaggio? Ovviamente chi detiene il potere. E chi lo detiene oggi? Non contenta di tutte le accuse di «collaborazionismo con il maschio» che si era tirata addosso la Atwood è ritornata sul luogo del delitto (d'opinione) e ha ribadito il suo punto di vista: nell'ultimo numero della rivista letteraria Freeman's dedicato appunto al «potere» è intervenuta con una poesia per dire che il potere non ha più «un genere specifico». Sarcastica, ha intitolato il suo componimento Ultime notizie sui lupi mannari: «Ai vecchi tempi tutti i lupi mannari erano maschi/ Esplodevano dagli indumenti di tela di jeans… Ululavano alla luna/ Ringhiavano alle femmine rosate… Ma adesso sono cambiate le cose: basta con il genere specifico… Donne in gambe lunghissime sfrecciano/ Un branco di provocanti modelle in tenuta sadofrancese alla Vogue». Certo, se si pensa all'Italia è difficile riconoscere nella fisionomia ben poco sado-chic di una Murgia o una Boldrini questo ritratto di dominatrici «alla Vogue». E tuttavia l'intenzione c'è tutta: l'intenzione di puntellare un potere atteggiandosi a vittime. Nel suo saggio L'era delle streghe edito da Altaforte con prefazione di Claudio Risè, Francesco Borgonovo coglie questo anelito alla instaurazione di un regime «matriarcale». Del resto la Murgia ha dichiarato che basterebbe sostituire la vecchia Patria con il nuovo morbido, tondeggiante concetto di «Matria» per dissolvere ogni tensione. Una volta distrutto il maschio e l'etica della virilità, la «Grande Madre» risolverà tutti i problemi. E tuttavia la nuova era delle streghe da un lato si annuncia come risolutrice di tutti i conflitti (nazionalista, razzista, patriarcale) e dall'altro si manifesta con un massiccio esercizio di aggressività. Nel suo saggio Borgonovo ricostruisce il bollettino di guerra del Me too: 190 persone licenziate o costrette ad abbandonare il lavoro, 122 messe in congedo o sospese . 407 uomini trascinati alla gogna mediatica. Insomma l'era delle streghe esordisce con un plateale programma di vendetta. L'autore si chiede a chi giovi tutto ciò. Non alle donne comuni, alle prese con i più prosaici problemi dell'esistenza in un'epoca di crisi, ma a una ristretta cerchia di donne benestanti, che ha ribadito la propria intoccabilità e l'inappellabilità dei loro giudizi. Paradossalmente le donne comuni, quelle che rischiano una violenza ben più reale all'uscita da una stazione di periferia, sono ora più indifese: «Oggi tutto è molestia. Le violenze vere sono passate in secondo piano, annegate nella marea limacciosa del Me too. Tutto è molestia, dunque nulla lo è. Mettere le mani addosso a una persona è diverso dal rivolgere un commento inappropriato. Tentare di sedurre una donna è diverso dal costringerla ad avere rapporti sessuali. Ma nel pieno del tornado femminista queste distinzioni si perdono, si annullano. E si raggiungono livelli paradossali». Cioè che l'orrore della giovane Pamela tagliata a pezzi sfoca in secondo piano. Quando le «streghe» non accusano il maschio di ogni nefandezza cosa propongono in positivo? Borgonovo esplora i paesaggi un po'stranianti del nuovo femminismo, quello che si qualifica come «xenofemminismo» e fa proprie le dinamiche di manipolazione dei corpi. L'impressione è che neppure stavolta si intuisca come, attraverso artifici ormonali e fecondazioni surrogate, proprio le “streghe" propizino una nuova sconfitta della femminilità.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





