2024-05-07
«Tre trilioni dal Qatar ai rivoltosi dei campus»
Il ministro dell’Economia israeliano, Nir Barkat (Ansa)
Nir Barkat, ministro dell'Economia israeliano a Roma: «Non credete ai terroristi: la loro offerta di pace è soltanto un trucco».In un briefing con la stampa, il ministro dell’Economia israeliano, Nir Barkat, appare piuttosto negativo sulla possibilità che si trovi un accordo sul cessate il fuoco: «Non credete a nulla di quello che vi dice Hamas». È deciso, quando, tra i primi, smentisce la notizia. «Non è così. Non è vero che Hamas ha accettato la nostra proposta di tregua», chiarisce. «È un trucco, lo fanno sempre», ripete ai giornalisti presenti. Soprattutto, Barkat non crede che si possa continuare a negoziare se al tavolo si continuerà a sedere il Qatar come mediatore. È qui che si concentra infatti l’intervento del ministro. «Il Qatar è uno dei peggiori Paesi del mondo, tra i più cattivi, tra i più pericolosi, il più grosso finanziatore del terrorismo, dai talebani ad Hamas», ripete più volte, sottolineando quanto abbia sbagliato l’Occidente in questi anni a non rendersene conto. «Bisogna allontanare Doha dai negoziati e affidarsi all’Egitto», suggerisce l’ex sindaco di Gerusalemme, che lo reputa «un Paese più equilibrato» e quindi più adatto a svolgere il ruolo di mediatore. «Il Qatar», ha poi continuato Barkat, «negli ultimi anni ha investito più di un trilione di dollari nelle università e nei campus di tutto il mondo per influenzare la pubblica opinione». È anche così che si spiegano i movimenti studenteschi che in queste settimane hanno incendiato le università occidentali. Movimenti finanziati da interessi enormi che nel tempo hanno potuto mettere radici senza che ci fosse nessuno che glielo impedisse. «Non solo», continua Barkat «c’è anche Al Jazeera che «ogni giorno lavora per demonizzare Israele con migliaia di dipendenti al loro servizio». L’attenzione però è tutta su Rafah, sull’operazione di terra annunciata dal governo israeliano, che a questo punto sembra imminente. «Saremmo dovuti entrare tempo fa. Questa è la mia opinione» e aggiunge: «Penso che sia incredibile che le condizioni al tavolo dei negoziati più passi il tempo è più peggiorino per noi e non per Hamas. Se va sempre peggio, vuol dire che stiamo facendo qualcosa di sbagliato». Chiarisce ancora una volta che Israele non ha altra scelta, «enough is enough», insiste, assicurando però che «la popolazione civile non è un target di Israele». Entrare «serve a cambiare i termini dell’accordo», serve per «distruggere le infrastrutture di Hamas». È importante, secondo il ministro, che sia chiaro che «trattiamo con dei terroristi: c’è bisogno di mettere pressione. Solo in questo modo si può negoziare con loro. Solo quando si sentono con il coltello alla gola». Israele vuole la pace, loro no. «Noi sappiamo fare la pace. L’abbiamo già fatta, con l’Egitto, con la Giordania», ricorda il ministro israeliano, aggiungendo che i fratelli musulmani sono l’unica vera minaccia di tutta l’area, non Israele. «Chiedetelo all’Arabia Saudita, chiedetelo agli Emirati Arabi Uniti». Quando si parla di ostaggi lo sguardo di Barkat si fa cupo, severo. «Ancora non sappiamo dove nascondono la maggior parte degli ostaggi. Non sappiamo se siano in 33 quelli sopravvissuti, come hanno detto fonti dell’intelligence, o se siano di più. Il dramma è proprio questo, non sappiamo niente», spiega l’ex sindaco di Gerusalemme: «Hamas non ci dice niente». Ad esempio: «Dei due bambini Bibas non abbiamo più informazioni, neanche dei loro genitori. Hamas tratta gli ostaggi come oggetti». Infine il ministro promette: «Un giorno prenderemo e uccideremo Yahya Sinwar (il capo di Hamas, ndr)». Ma sottolinea anche che è molto più importante smontare la rete terroristica infrastrutturale e di relazioni che ha consentito ad Hamas di organizzare questa guerra.Il ministro, in visita in Italia per qualche giorno, prima del briefing con la stampa ha incontrato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che ha ribadito «la volontà di incrementare i rapporti economici e commerciali e rafforzare la cooperazione tra i cluster industriali dei due Paesi, con un focus su Intelligenza artificiale e nuove tecnologie». Urso ha espresso anche «piena solidarietà per le terribili sofferenze causate da Hamas il 7 ottobre scorso», avvertendo però che «un’operazione militare a Rafah avrebbe ulteriori gravissime conseguenze sulla popolazione con il rischio di allargare il teatro di guerra». Nello stesso giorno Barkat ha incontrato anche l’omologo italiano, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha definito il colloquio «cordiale e costruttivo». Il ministro Baktar ha colto l’occasione per invitare n Israele Giorgetti, che ha espresso solidarietà auspicando la pace e chiedendo proporzionalità nelle reazioni.
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