2024-01-20
Tranelli francesi nella gara sul gas
Nicola Monti, amministratore delegato di Edison (Imagoeconomica)
Snam e Ascopiave sono in corsa per 4 siti di stoccaggio di Edison. C’è una causa su uno dei depositi (ballano 100 milioni), ma il gruppo di Edf non vuol concedere garanzie.Ballano poco più di 100 milioni nella gara che ormai da settimane vede contrapposte Snam e Ascopiave, l’utility controllata dai Comuni delle province di Treviso, Belluno, Pordenone e Venezia, per aggiudicarsi quattro siti di stoccaggio del gas messi sul mercato da Edison. Sono già arrivate delle offerte (che tra equity e asset superano i 600 milioni), ma il colosso energetico a guida francese (Edf) ha fatto sapere a inizio anno di ritenerle insufficienti e ha chiesto un secondo giro di Nbo (offerte non vincolanti) prima di assegnare l’esclusiva. C’è tempo fino alla fine del mese per i rilanci.Snam e Ascopiave stanno lavorando alle nuove proposte, ma secondo quanto risulta alla Verità, è diventato centrale il contenzioso di Edison con Arera in relazione a uno dei siti oggetto dell’affare, quello di San Potito e Cotignola (Ravenna). Una delibera della authority che svolge attività di regolazione e controllo anche nei settori dell’energia elettrica e del gas naturale, non ha infatti riconosciuto alcuni degli investimenti realizzati da Edison sul sito ravennate. Come da prassi nei settori di pubblica utilità, dal Rab (capitale investito regolatorio o capitale investito netto riconosciuto) sono determinate le tariffe riconosciute e di conseguenza i ricavi del sito. Meno investimenti corrispondono anche a minor fatturato. Abbassandosi i ricavi, quindi, potenzialmente si abbassa di circa 100 milioni anche il valore del deposito di gas. Edison ha vinto il ricorso al Tar, ma Arera si è rivolta al Consiglio di Stato. Insomma, si tratta di una spada di Damocle rispetto alla quale i potenziali acquirenti (in partita c’erano anche la compagnia ceca Eph, e il fondo australiano Macquarie, ma ormai si sono defilati) vorrebbero delle garanzie. Che succede se alla fine di un percorso giudiziario che si prevede ancora lungo dovesse aver ragione Arera? Chi ci rimette? È questo uno dei grandi elementi del contendere rispetto al quale però pare che Edison non voglia sentir ragioni. Insomma, c’è il rischio concreto che l’affare possa non andare in porto. E che la società guidata da Nicola Monti decida di sospendere la gara per riproporre i siti sul mercato in un altro momento. Certo a quel punto è probabile che i protagonisti attuali dell’affare decidano di tirarsi indietro. Per Ascopiave che capitalizza in Borsa poco più di mezzo miliardo, si tratta di un deal importante e un eventuale rinvio potrebbe convincerla a convergere gli sforzi economici su un altro obiettivo. Secondo quanto risulta alla Verità, comunque, le nuove offerte non cambierebbero di molto dal punto di vista dell’equity, ma prevederebbero delle opzioni più favorevoli al venditore. Sembra che Snam (primo azionista Cdp Reti con il 31%) sia pronta a inserire nella proposta anche le attività legate al biogas che fanno capo alla controllata Bioenerys, mentre Ascopiave, guidata da Nicola Cecconato, avrebbe messo sul piatto le centrali idroelettriche e i parchi eolici che si trovano tra Lombardia e Veneto. Si tratta di 29 impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili: 27 centrali idroelettriche e due parchi eolici, in Campania e Calabria, per una potenza complessiva di 84 megawatt. Resta inoltre il nodo antitrust. Stogit (Snam) possiede il 93% del mercato, Edison il 6% e Italgas storage l’1%. La cessione dei siti di Collalto (Treviso), Cellino (Teramo), San Potito e Cotignola (Ravenna), che hanno una capacità complessiva di più di 1 miliardo di metri cubi di gas, alla stessa Snam creerebbe, seppur in un settore iper-regolamentato, una situazione di quasi monopolio.
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)