2022-12-22
Tra calcio e finanza, l’Argentina gode ma l’inflazione e i rischi rimangono
La piazza di Buenos Aires regge meglio di altre e le imprese quotate tengono botta. Anche se la gente si libera dei pesos svalutati per comprare dollari. E alla base c’è un problema di credibilità dovuto ai continui default.L’Argentina negli ultimi giorni ha vinto due volte: sul campo da calcio e in Borsa. Tra un aumento dei tassi e l’altro, infatti, molti listini azionari mondiali hanno dato qualche segno di cedimento, ma la piazza di Buenos Aires ha fatto meglio del previsto. Certo, si tratta di mercato complesso e gli amanti dei mercati esotici devono stare attenti. «Sulla carta, l’indice borsistico argentino più importante, il Merval, negli ultimi 12 mesi è andato benissimo (+87,9%), ma la continua svalutazione del peso argentino nei confronti di tutte le valute e in particolare del dollaro si è inghiottita quasi tutto. Basti pensare che a inizio 2000 il rapporto fra peso argentino e dollaro Usa era di uno a uno; oggi per acquistare un biglietto verde (vedi grafico) ce ne vogliono quasi 174! Ragione per cui tutti gli argentini cercano di liberarsi il più possibile dei pesos e comprano dollari Usa, nascondendoli ovunque, visto che ufficialmente questo commercio è ostacolato e tassato», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert Scf.Il problema è infatti che l’inflazione argentina viaggia attualmente attorno al 90% su base annua (anche se nel mese di novembre il tasso mensile è sceso intorno al 4,9%, fra i migliori degli ultimi nove mesi). Di fatto, si tratta di una perdita di potere d’acquisto continua.In alcune classifiche l’Argentina resta comunque al secondo posto tra i Paesi latinoamericani nell’indice di sviluppo umano (Isu), grazie ai buoni voti per l’assistenza sanitaria, l’istruzione e altri servizi ed è significativo che la società quotata più importante alla Borsa argentina sia MercadoLibre (21% della capitalizzazione), un gigante dell’e-commerce quotato anche al Nasdaq.Nonostante questo clima economico «ostile», quindi, le imprese quotate hanno saputo in buona parte adattarsi se si considera che gli utili delle compagnie quotate argentine sono cresciuti del 44% all’anno negli ultimi tre anni e i ricavi di queste aziende sono saliti del 20%. Va detto che non esistono Etf o fondi in Italia e in Europa che coprono direttamente la Borsa argentina, come avviene negli Usa con l’indice Global X Msci Argentina. Il modo più indiretto di investire sull’Argentina è quindi quello di puntare sui mercati di frontiera attraverso fondi o Etf come l’Xtrackers S&P select frontier, dove il peso dell’Argentina è di circa il 21% ed è al secondo posto dopo il Vietnam (26,5%). D’altronde, le continue crisi del Paese, l’esplosione del suo debito pubblico, i suoi default (nove dall’indipendenza dalla Spagna nel 1816) ne hanno sempre più ridimensionato il peso nella finanza mondiale. Così, da diversi anni, il Paese che ha Buenos Aires come capitale ha subito una sorta di downgrade a «mercato di frontiera», quando nel passato era considerato ancora un «mercato emergente» come Cina, Brasile e India. Ora la speranza è che l’indotto generato dai Mondiali di calcio in Qatar dia una mano all’economia argentina. Se così fosse, l’Argentina avrebbe vinto la sua più importante partita degli ultimi anni.
Eugenia Roccella (Getty Images)
Carlotta Vagnoli (Getty Images)