2023-11-04
La Toscana è sommersa. Ma per anni ha tagliato la spesa contro le alluvioni
Campi Bisenzio: i soccorsi alla popolazione (Ansa)
Sette morti, 20.000 persone al buio e danni immensi. In un ventennio gli investimenti in prevenzione calati del 37%. Il sindaco dem di Prato accusa la Regione sull’allarme.Il giorno dopo è tempo di bilanci in Toscana, una regione devastata dall’ondata di maltempo di questi ultimi giorni. Il governatore Eugenio Giani se la prende con il cambiamento climatico e parla di precipitazioni senza precedenti, perché «non è caduta così tanta acqua in così poco tempo nemmeno nell’alluvione del 1966». Tra i toscani, che stanno commentando in queste ore la situazione sui social, c’è chi si complimenta con l’amministrazione («poteva andare peggio»), ma c’è anche chi accusa Comuni e Regione, impreparati di fronte a eventi che in questa zona avvengono ormai da un secolo. Del resto, dare la colpa solo al cambiamento climatico sarebbe sbagliato. E a dirlo non sono i negazionisti. È la stessa Regione Toscana, tramite il suo Istituto regionale di programmazione economica, a spiegare come le risorse destinate all’ambiente siano diminuite negli ultimi anni, o come alcune opere di messa in sicurezza dei fiumi non siano ancora terminate e che i fondi non siano destinati in modo ottimale. Basta prendere la delibera del 28 ottobre scorso, su opere e interventi ancora da effettuare, per trovare lavori incompiuti su diversi fiumi e persino sugli argini di Campi Bisenzio, uno dei paesi che ha subito più danni dal ciclone Ciaran. Non solo. Una nota di lavoro del mese scorso (ottobre 2023), stilata dall’Irpet (l’Istituto regionale programmazione economica della Toscana, cioè della stessa amministrazione regionale), che La Verità ha potuto esaminare, spiegava che negli ultimi 20 anni le risorse messe in campo dai Comuni e dalla Regione per prevenire alluvioni e dissesto idrogeologico sono diminuite di quasi il 40%. Un dato in controtendenza rispetto a quello nazionale. «Guardando alla dinamica nel tempo della spesa nazionale , le risorse destinate al settore ambientale nel 2020 sono maggiori rispetto al 2000, anche se il picco è stato raggiunto prima della crisi economica del 2008. Al contrario in Toscana», si legge, «le risorse messe in campo dai Comuni, i principali responsabili degli interventi nel settore ambientale, cui anche la stessa Regione ha delegato parte delle proprie funzioni, sono in diminuzione (di circa il 37% nel 2020 rispetto al 2000), soprattutto per quanto riguarda la componente in conto capitale. Come noto, l’andamento degli investimenti pubblici locali ha seguito, in molte regioni, un andamento decrescente a partire dal 2008-2010, determinato prevalentemente dalla crisi economica e finanziaria e dalle successive politiche di contrazione della spesa pubblica. In Toscana, anche per questo motivo, oggi vengono destinate alla funzione ambientale meno risorse che in passato: circa 240 milioni di euro complessivi di cui 126 provenienti dalle casse delle amministrazioni locali». Un tempo, qundi, erano quasi il doppio. E ancora, dice l’Irpet, «tale diminuzione emerge anche in termini di composizione settoriale della spesa pubblica, quindi come scelta di policy. […] Ancora una volta la spiegazione è da ricondurre alla crisi economico-finanziaria e alle conseguenti politiche di austerity, che hanno spinto gli enti ad agire sulle componenti di spesa meno rigide, quindi sugli investimenti piuttosto che sulla spesa corrente». I governatori di centrosinistra parlano spesso di politiche ambientali, ma all’ambiente dedicano meno risorse dello Stato. Nella serata di ieri era salita a sette la conta delle vittime dell’alluvione, ma nelle prossime ore la situazione potrebbe peggiorare. Al momento sono oltre 20.000 le persone rimaste al buio e in alcuni comuni manca acqua potabile. Tra le città più colpite c’è Prato. Qui il sindaco del Partito democratico Matteo Biffoni ha accusato la Regione di non aver dato l’allarme corretto, ma Giani ha ribattuto spiegando che «la tipologia di allarme viene decisa dai tecnici competenti». Come anticipato, nella delibera del 28 aprile scorso, si scopre una lunga serie di interventi che devono ancora essere completati, tra cui la sistemazione idraulica di diversi torrenti, come anche l’adeguamento delle «strutture di contenimento delle piene nell’abitato di Firenze». Tra le opere ancora da terminare, la previsione è per il 2026, ci sono anche gli interventi «di consolidamento dei muri d’argine del fiume Bisenzio, da via XXIV Maggio a via San Martino in comune di Campi Bisenzio», una delle zone più colpite dall’alluvione. Sono opere costate milioni di euro che saranno pronte solo tra qualche anno. Ci si poteva muovere prima insomma. O forse ci si poteva muovere meglio. È sempre l’Irpet a bacchettare ancora Regione e Comuni, perché «guardando, in primo luogo, al rischio idraulico si osserva come la correlazione tra le due dimensioni, rischio e livello di finanziamento, non sia sempre del segno atteso. In altre parole, i finanziamenti degli interventi non sono sempre più alti dove maggiore è il livello di pericolosità. Anzi, al contrario, i Comuni appartenenti alle due province a maggior rischio idraulico sono quelli che presentano il più basso finanziamento per chilometro quadrato di superficie esposta al rischio».
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