2019-01-04
Tirana elimina cellula di spie iraniane. Pianificava attacchi in tutta Europa
Gli infiltrati preparavano azioni contro gli esuli e attentati con esplosivi. Espulso pure l'ambasciatore. Il blitz, appoggiato da Donald Trump, indica la nuova politica americana contro Teheran. Barack Obama invece faceva finta di nulla.Nel campo della sicurezza il 2019 in Europa si è chiuso letteralmente con i botti. Il governo di Tirana, guidato da Edi Rama, ha smantellato la cellula di agenti iraniani che da anni operavano in Europa facendo base in Albania. A fine dicembre, dopo lunghi mesi d'attività di contrasto in coordinamento con diverse agenzie straniere interessate al caso, il governo albanese ha provveduto perfino a espellere l'ambasciatore iraniano, Gholamhossein Mohammadnia, insieme con il rappresentante del ministero dell'Intelligence di Teheran che agiva sotto copertura diplomatica. La cellula avrebbe sarebbe stata dietro all'organizzazione ad attacchi avvenuti in diversi Paesi europei. Per comprendere come non si sia trattato di un'ordinaria operazione di contrasto è sufficiente considerare che il segretario di stato americano Mike Pompeo si è immediatamente congratulato con l'Albania via Twitter e che il presidente Donald Trump ha sentito l'esigenza di rendere pubblica una lettera di felicitazioni indirizzata a Edi Rama, nella quale ha espresso il suo compiacimento per la fermezza con cui ha saputo contrastare l'attività destabilizzante e i tentativi di silenziare l'opposizione in giro per il globo portati innanzi del regime iraniano. A ciò il presidente statunitense, anche per sottolineare il suo distacco dalla politica permissiva del predecessore Barack Obama, ha aggiunto che quanto accaduto dimostra come le attività terroristiche di Teheran in Europa e nel mondo non rimangano senza risposta. Ciò che per convenienza diplomatica e per ragioni di sicurezza non poteva essere detto dal governo albanese è stato esplicitato da Donald Trump. Da anni oramai i servizi segreti alleati degli Stati Uniti e di Israele stanno cercando di contenere l'attività degli agenti iraniani che soprattutto in Europa proverebbero a creare instabilità sociopolitica ed eliminare fisicamente i rappresentanti dell'opposizione. Le attività clandestine portate avanti all'estero della Repubblica islamica storicamente non sono una novità, ma pare che ultimamente siano aumentate in maniera esponenziale fino a raggiungere livelli che gli esperti di sicurezza non ricordano dagli anni Novanta: progetti mirati di eliminazione degli avversari, attentati dinamitardi e sostegno a gruppi ribelli che possono aiutare a divulgare il verbo sciita, contrastando ovviamente l'influenza dei gruppi vicini all'Arabia Saudita, sarebbero oramai le priorità di diversi gruppi clandestini o agenti in servizio presso le ambasciate iraniane presenti in Africa ed Europa. Dopo alcuni anni di relativa calma seguiti alle numerose operazioni clandestine contro i rappresentanti dell'opposizione eseguite dai servizi iraniani negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso in Francia, Svezia, Svizzera, stati Uniti e Germania nonché contro comunità ebree in Argentina, dove solo tra il 1992 e il 1994 morirono 115 persone, i primi segni di riposizionamento delle iniziative del ministero iraniano dell'Intelligence in coordinamento con le Guardie della rivoluzione pare possano essere ricondotti al lavaggio di denaro effettuato attraverso la banca slovena Nlb nel 2008. Allora, appoggiandosi all'istituto sloveno e contando sul dilettantismo del governo guidato dall'odierno presidente Borut Pahor - che non tenne conto degli avvertimenti della propria intelligence - ben 1 miliardo di dollari venne reindirizzato su 9.000 conti iraniani nel mondo. Una rete finanziaria su cui sono state in seguito costruite diverse attività estere di Teheran. Quattro anni più tardi a Burgas, in Bulgaria, l'Iran è accusato d'aver fatto saltare in aria un pullman di turisti israeliani. Da allora in Europa è una continua caccia alla spia iraniana e numerosi sono i casi che solo l'anno scorso sono diventati di dominio pubblico. A luglio le autorità tedesche, dietro richiesta francese, hanno fermato un diplomatico iraniano residente in Austria accusato d'aver coordinato l'attentato a una riunione parigina del Consiglio nazionale di resistenza, un gruppo d'opposizione al regime di Teheran in esilio, alla quale doveva presenziare anche l'avvocato di Donald Trump ed ex sindaco di New York Rudolph Giuliani. A giugno il diplomatico Assodolah Assadi avrebbe passato mezzo chilo d'esplosivo Tatp a una coppia di sicari belgo lussemburgheshi che sono stati però arrestati dalle autorità francesi prima che potessero entrare in azione. Pochi giorni dopo l'arresto di Assadi anche le forze di sicurezza dei Paesi Bassi, uno Stato conosciuto per la sua volontà di mantenere buone relazioni con tutte le capitali estere, hanno ammesso d'aver provveduto a espellere due diplomatici iraniani accreditati presso l'Aja come conseguenza delle indagini svolte dalla polizia locale in seguito all'assassinio di un attivista iraniano, Ahmad Mola Nissi, avvenuto con due colpi di pistola al petto e uno alla testa proprio per le strade dell'Aia sei mesi prima. A ottobre è stata la Danimarca a richiamare il suo ambasciatore da Teheran dopo che il mese prima aveva scoperto un tentativo d'attacco terroristico sul proprio suolo e isolato per ore una parte consistente di Copenaghen alla ricerca di un terrorista iraniano che viaggiava su un auto con targa svedese.L'Unione europea sta cercando di mantenere in piedi il piano d'azione sul nucleare siglato con l'Iran da cui gli Stati Uniti si sono recentemente ritirati. Il fatto però che l'ambasciatore espulso dall'Albania fosse all'epoca delle trattative il rappresentante ufficiale del ministero dell'Intelligence nella delegazione iraniana fa comprendere che la decisione di Washington sia basata su ragioni ben più ampie dei semplici dettagli contenuti nell'accordo.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.