2023-02-06
Sapevano di favorire il terrorista: i deputati del Pd devono dimettersi
Andrea Orlando e Debora Serracchiani (Ansa)
All’onorevole Silvio Lai l’anarchico aveva confidato a novembre il suo piano anti 41 bis, che prevedeva la saldatura con mafiosi, jihadisti e br e necessitava di una grande risonanza. Il 13 gennaio il dem è tornato a trovarlo con Andrea Orlando, Debora Serracchiani e Walter Verini. Missione compiuta. È più grave aver rivelato una relazione riservata (ma non segretata) o aver contribuito, fosse anche in maniera inconsapevole, a una manovra che fa il gioco dei terroristi? Non so voi, ma io di fronte alle due responsabilità non avrei dubbi. Che dei parlamentari della Repubblica abbiano dato involontariamente un contributo alla lotta di mafiosi e anarchici è gravissimo, soprattutto se della delegazione che ha prestato il fianco alle manovre di criminali detenuti al 41 bis faceva parte un ex ministro della Giustizia.Leggo che Enrico Letta vorrebbe concludere la disastrosa esperienza alla guida del Pd intestandosi la richiesta di dimissioni di Giovanni Donzelli, il parlamentare di Fratelli d’Italia che nei giorni scorsi si è chiesto se gli onorevoli del Partito democratico che andarono in visita ad Alfredo Cospito stiano con lo Stato o con i terroristi. In realtà, più si analizza la vicenda dei contatti fra i parlamentari democratici e l’anarcoterrorista in sciopero della fame e più risulta evidente che a doversi dimettere sono i deputati del Pd. Andrea Orlando, Debora Serracchiani, Walter Verini e Silvio Lai dovrebbero prendere atto di aver favorito - anche se inconsapevolmente - la manovra di un terrorista e dei suoi amici mafiosi. In particolare, dovrebbe rendersene conto il meno noto della pattuglia di parlamentari democratici. Mi riferisco all’onorevole Lai, il quale non si è recato in visita a Cospito una sola volta, ma ben due in meno di due mesi. Perché tanto interesse per le condizioni di salute di un solo detenuto? Perché, tra migliaia di carcerati, a Lai interessava solo un anarchico che digiuna con l’obiettivo di abbattere il 41 bis?Le domande sono più che legittime, non solo per le motivazioni con cui Cospito digiuna da oltre 100 giorni, ovvero l’abolizione del carcere duro per sé, e soprattutto per centinaia di mafiosi. Ma anche perché il terrorista (condannato per aver gambizzato un manager e per aver cercato di far esplodere una caserma dei carabinieri) ha provato a coinvolgere nella sua battaglia contro lo Stato, oltre ai mafiosi, anche i terroristi islamici. Secondo la relazione del nucleo della polizia penitenziaria che vigila sui detenuti più pericolosi, di tutto ciò Cospito avrebbe parlato anche allo stesso Lai. Dunque, altro che insistere con la richiesta di dimissioni di Donzelli e del viceministro Andrea Delmastro (reo di aver passato al collega di partito il documento scritto dagli agenti di polizia). L’onorevole sardo del Pd deve spiegarci le ragioni del suo straordinario interesse nei confronti di Cospito. Perché per due volte lo ha raggiunto in carcere? Voleva accertarsi delle condizioni di salute del detenuto o c’è dell’altro? È vero oppure no che Cospito gli ha parlato dell’intenzione di trasformare lo sciopero della fame in una battaglia contro lo Stato anche con gli altri detenuti? Ed è per questo che Lai ha coinvolto Orlando, Serracchiani e Verini? Per dare maggior enfasi alla protesta del condannato?All’inizio di questa faccenda, quando Donzelli nell’aula di Montecitorio si è chiesto da che parte stesse il Pd, se con lo Stato o con i terroristi, la richiesta dell’onorevole di Fdi è parsa una provocazione. In realtà, più passano i giorni e più il quesito appare d’attualità. Dirò di più. Leggendo la relazione del gruppo mobile addetto ai più pericolosi carcerati, si capisce che se c’è qualcuno che deve dimettersi, questi non sono né Donzelli né Delmastro, ma i quattro onorevoli del Pd che si sono recati a Sassari per visitare un anarchico condannato per gravi crimini contro lo Stato. Orlando, Serracchiani, Verini e Lai, se non avevano capito che cosa si stava macchinando alle spalle dello Stato sono degli sprovveduti. E dunque, in ogni caso, non sono certo adatti a rimanere al loro posto. Prima che si dedichino ad altre visite in carcere, meglio che se ne vadano. Se invece per caso, anche uno solo dei quattro era consapevole delle reali intenzioni di Cospito, beh, in tal caso, lascio a voi ogni conclusione.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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