2020-03-01
Terremoto al Comune di Palermo. Manette ai capigruppo di Renzi e Pd
Corruzione: ai domiciliari i consiglieri Sandro Terrani (Iv), Giovanni Lo Cascio (dem) e 5 funzionari.Con Sandro Terrani, saltato con altri sette consiglieri sul carro di Italia viva, il partito del fu Rottamatore era diventato la prima forza politica nel consiglio comunale di Palermo. Ieri, però, il capogruppo di Iv e membro della commissione Bilancio che nel novembre scorso aveva proclamato di sostenere «con convinzione l'azione dell'amministrazione guidata dal sindaco Leoluca Orlando», è finito agli arresti domiciliari insieme a un altro consigliere di maggioranza, Giovanni Lo Cascio (capogruppo Pd), presidente della commissione Urbanistica. L'accusa: corruzione. Si allunga così la lista dei renziani finiti nel mirino dei pm: la deputata Giuseppina Occhionero (falso in concorso) a Palermo; il senatore Giuseppe Luigi Cucca (peculato) a Cagliari; il deputato regionale Luca Sammartino (corruzione elettorale) a Catania; e il consigliere comunale Pasquale Fiorenzano (voto di scambio) ad Aversa.Arresti domiciliari anche per i funzionari del Comune di Palermo Mario Li Castri, ex dirigente dell'Area tecnica della riqualificazione urbana, e Giuseppe Monteleone, ex dirigente dello Sportello unico per le attività produttive. Stessa misura per l'architetto Fabio Seminerio e per gli imprenditori Giovanni Lupo di San Giovanni Gemini e Francesco La Corte di Ribera, amministratori dell'impresa di costruzioni Biocasa srl. Per la Procura di Palermo sono i protagonisti di «un comitato d'affari» che avrebbe gestito «irregolarmente» pratiche edilizie. Tutto è cominciato nel 2016: l'architetto Seminerio presentò tre progetti per la lottizzazione di aree industriali palermitane dismesse (via Maltese, via Messina Marine e via San Lorenzo) e per la realizzazione di 350 unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata. Per derogare al piano regolatore generale, condizione necessaria per effettuare i lavori, era necessario, però, che il Consiglio comunale attestasse il pubblico interesse delle iniziative proposte. L'istruttoria fu curata da Li Castri, all'epoca a capo dell'Area tecnica del Comune, che era in una evidente situazione incompatibilità, essendo stato socio in affari di Seminerio, ma rilasciò parere favorevole. I consiglieri comunali, ricostruisce il gip di Palermo, in cambio di regali si sarebbero mossi per velocizzare la calendarizzazione e l'approvazione delle tre proposte in deroga al piano regolatore. Ma, nonostante i tentativi di condizionamento, il 7 novembre 2019 il Consiglio comunale espresse parere contrario alle proposte, perché, in attesa dell'approvazione del nuovo piano regolatore, ritenne che non fosse corretto approvare varianti urbanistiche.A quel punto sarebbe scattata la reprimenda. In una delle telefonate intercettate il grande orecchio degli investigatori registra l'imprenditore Lupo recriminare che «il mancato accoglimento delle proposte di delibera sarebbe costato 5.000 voti in termini elettorali a Orlando, a fronte delle sue promesse fatte in campagna elettorale». Gli investigatori identificano quel personaggio citato in «Leoluca Orlando, sindaco di Palermo». Mentre l'imprenditore continua: «... ma poi anche lui Orlando, minchia è stata una promessa sua, sai, sacrosanta, davanti a 200 persone, a 300 persone».Domani, Orlando dovrebbe presentare la nuova giunta. Tra i papabili c'era anche l'ex assessore Emilio Arcuri. Su di lui gli inquirenti si soffermano nell'ordinanza quando scrivono di «una interessante conversazione telefonica tra l'odierno indagato Li Castri Mario e l'assessore ai Lavori pubblici (…) nonché vicesindaco, Arcuri Emilio». Una chiamata «nel corso della quale Li Castri si dimostrava particolarmente interessato alle vicende inerenti l'eventuale approvazione dei noti programmi costruttivi, incassando peraltro ampie rassicurazioni dal suo interlocutore, il quale gli riferiva che tutti i progetti sarebbero stati approvati».A seguito di queste intercettazioni, Arcuri (non indagato) ha deciso di fare un passo indietro.
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)