2019-07-16
Il Giappone è pronto a far di tutto per bloccare l'unificazione delle due Coree
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Si intensificano le tensioni commerciali tra il Paese nipponico e la Corea del Sud. All'inizio di luglio, Tokyo ha annunciato di voler limitare l'export verso Seul di alcuni materiali chimici necessari per la produzione di semiconduttori e schermi piatti: componenti fondamentali per la realizzazione degli smartphone e di ulteriori prodotti ad alta tecnologia. Una mossa che, nel lungo termine, potrebbe comportare effetti pesanti per il sistema economico sudcoreano. Il costo dei chip di memoria è aumentato quasi del 12% nell'ultima settimana: si tratta dell'incremento maggiore, registrato dal 2017.Con il passare dei giorni, la situazione si è fatta sempre più incandescente. Un recente incontro tra funzionari giapponesi e sudcoreani la scorsa settimana si è concluso, sfiorando il litigio. Lunedì, il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in ha di fatto accusato Tokyo di abusare della propria forza commerciale come ritorsione contro Seul, per una sentenza recentemente emessa dalla Corte Suprema sudcoreana che ha obbligato un'azienda nipponica dell'acciaio a pagare risarcimenti per il lavoro forzato cui alcuni sudcoreani erano stati sottoposti durante il periodo della dominazione giapponese. Moon Jae-in ha inoltre affermato che Tokyo abbia rotto il quadro della cooperazione economica. In questo contesto, il presidente sudcoreano ha annunciato oggi che incontrerà in settimana i leader di cinque partiti politici locali per discutere della crisi diplomatica in atto con Tokyo. Il Giappone, dal canto suo, ha giustificato la propria mossa commerciale, invocando ragioni di sicurezza nazionale. In particolare, secondo Tokyo, i materiali soggetti a restrizione di export potrebbero avere impieghi di natura militare. E, in questo quadro, il Giappone temerebbe collaborazioni sottobanco tra Seul e il regime di Pyongyang. Un'accusa abbastanza significativa.Alla base di questa situazione turbolenta troviamo innanzitutto delle questioni di carattere storico. Dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, Giappone e Corea del Sud risultano infatti divisi su alcuni problemi non indifferenti. Innanzitutto, come abbiamo già in parte visto, si registra la questione dei risarcimenti per il lavoro forzato nel corso della dominazione giapponese: il premier nipponico, Shinzo Abe, ha duramente criticato la sentenza sudcoreana, affermando che il nodo sarebbe già stato risolto dall'accordo che le due nazioni siglarono nel 1965 per l'instaurazione delle relazioni diplomatiche. Si tratta di una posizione controversa, che viene nettamente respinta da Seul. Un'altra questione divisiva riguarda poi le cosiddette comfort women: donne che venivano costrette a lavorare nei bordelli dall'Impero del Giappone. Un dossier che ha scavato solchi profondissimi tra Tokyo e Seul.L'Organizzazione mondiale del commercio ha accettato di analizzare le restrizioni nipponiche. Il punto è che occorreranno prevedibilmente parecchi mesi prima di arrivare a una conclusione. Mesi, in cui i rapporti tra le due nazioni potrebbero peggiorare. Abe è pienamente consapevole della forte dipendenza di Seul in termini di componentistica tecnologica. E potrebbe continuare ad usare la leva commerciale per colpirla. Il punto è che, al di là delle pur importanti diatribe storiche, le ragioni del comportamento giapponese potrebbero avere delle spiegazioni anche di natura geopolitica. Del resto, lo abbiamo visto, Tokyo temerebbe che le proprie esportazioni in Corea del Sud possano indirettamente rafforzare Pyongyang. E proprio la Corea del Nord potrebbe rappresentare un problema di non poco conto.Non è un mistero che Abe non abbia mai visto troppo favorevolmente il disgelo tra Donald Trump e Kim Jong-un. Un disgelo di cui si è sempre fatto promotore lo stesso Moon Jae-in. Il premier nipponico mostra scetticismo soprattutto in riferimento a due dossier: la questione dei prigionieri giapponesi in Corea del Nord e il timore di un rafforzamento militare del regime di Pyongyang. Sullo sfondo, si staglia infine una certa dose di ostilità verso la Cina (che della Corea del Nord risulta il principale alleato geopolitico e il maggiore partner commerciale). In tal senso, la mossa di Abe potrebbe avere un obiettivo ambizioso: scardinare dal suo interno l'asse del disgelo nordcoreano, indebolendo Moon Jae-in e rinfocolando le tensioni con Pyongyang e Pechino. Un modo, forse, per spingere Trump ad abbandonare la strada della distensione con Kim Jong-un, portando divisione nello storico quadro di alleanze americane in Estremo Oriente.